Sulla notizia (vera o falsa) delle dimissioni del premier, Piazza Affari è passata da una perdita di oltre un punto percentuale a un guadagno di tre punti e qualcuno, come il deputato di Futuro e Libertà, Aldo Di Biagio, che ha chiesto all’Autorità di Vigilanza di intervenire, ha pensato ad un caso di aggiotaggio. Infatti, diffondere la notizia delle imminenti dimissioni di Berlusconi, salvo poi assistere alla smentita del premier stesso e alla successiva correzione di rotta di Bechis (il primo a darne notizia su Libero), rappresenta, per il deputato, una evidente turbativa dei mercati e, pertanto, ha chiesto alla Consob di indagare. Nel social network Twitter decolla la discussione poco dopo mezzogiorno: in un’ora vengono scambiati 3mila messaggi che riguardano le ipotesi sui prossimi passi del premier. Presto la notizia arriva all’estero e viene ripresa dalle principali agenzie di stampa e dalle emittenti come Bloomberg, Reuters, Bbc, Cnn. Poi arriva la risposta del capo del governo, Silvio Berlusconi, nella sua pagina ufficiale su Facebook, dove appare un altro breve messaggio che non sembra lasciare dubbi: “Le voci di mie dimissioni sono destituite di fondamento”. A diffondere la notizia delle imminenti dimissioni dell’inaffondabile Berlusconi è, come detto, Franco Bechis, vicedirettore di Libero, che parla di una telefonata registrata di un alto esponente del Pdl, con audio diffuso attraverso il suo profilo, per rispondere a chi lo accusava di avere inventato la notizia. Il presidente del Consiglio, ad Arcore per il tradizionale pranzo del lunedì con i figli e l’amico di sempre Confalonieri, ha chiamato alcuni dei big del Pdl per smentire tali ricostruzioni e, soprattutto, sue ipotetiche dimissioni, tanto che, nel pomeriggio, una nota ufficiale del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, riporta esattamente le parole del premier, cioè che “ogni voce su dimissioni e’ destituita di fondamento”. Ieri, intervenendo telefonicamente al Convegno di Azione Popolare di Moffa, Berlusconi aveva richiamato i transfughi e detto, pacato e fermo, che non si tratta di tradire lui, ma di essere leali all’Italia. Insomma ieri, Berlusconi aveva diffuso ottimismo al convegno di Azione Popolare, promosso dal capogruppo di Popolo e territorio, Silvano Moffa ed affermato che, anche se, in questa fase, il virus dello scetticismo ha colpito anche il Pdl, lui ha ancora “i numeri per governare”, verificati puntigliosamente. Oggi, invece, il Terzo Polo fa trapelare la sua non contrarietà verso un’ipotesi di governo guidato da Gianni Letta ed è Pier Ferdinando Casini a chiarire che “non e’ stata da noi formulata alcuna valutazione sull’ipotesi di un governo presieduto dal dott. Letta che, come si sa, gode della massima stima”. “In caso di dimissioni dell’esecutivo presieduto da Berlusconi, spetta al Capo dello Stato, e non ad altri, l’indicazione di una personalità incaricata di formare il nuovo governo”, ha sottolineato il leader UDC da sempre corteggiato da Berlusconi. Ma invece di questa fascinazione, è Gabriella Carlucci a risentire del fascino terzopolista e convolare in area UDC abbandonando il Pdl ed il geniale blogger Filippo Sensi (@nomfup) ad ideare per lei un nuovo slogan: viva la fuga” invece del berlusconiano “viva la f…”. Gabriella Carlucci, che già nell’83, a 24 anni, entrò nei tinelli degli italiani dagli schermi di Portobello accanto ad Enzo Tortora. Da allora, la Carlucci di mezzo – la più grande e famosa è Milly che da poco ha un grosso contenzioso con Mediaset per il presunto plagio della trasmissione Baila, mentre la più piccola si chiama Anna – si è divisa tra Rai e Mediaset conducendo Buona Domenica, le serate per il David di Donatello, il programma Melaverde e altro ancora; è il classico volto televisivo che piace tanto a Silvio Berlusconi: a lui e solo a lui si deve il suo ingresso in Parlamento nel 2001 (quando però lei si conquistò i voti nel collegio uninominale di Trani) e le successive conferme nel 2006 e nel 2008. Ma si vede che ora la creatura, non ne può più del suo creatore. Scrive Dino Maritarano sul Corriere che la Carlucci onorevole indignata per l’uso del bagno per signore da parte del collega Luxuria anni fa, sogna ora un governo a guida Letta e Schifani, col sostegno di un’Udc imbottita di transfughi del Pdl. E, infatti, ha dichiarato: “Io a Berlusconi gli voglio bene, lo stimo moltissimo e continuerò a volergli bene e a stimarlo. Purtroppo le cose sono andate così e ora si possono raddrizzare solo se lui fa un passo indietro e permette a una personalità del centro destra di guidare un governo che sappia rispondere alle richieste dell’Europa. Io sono seriamente preoccupata per quello che è successo nelle ultime settimane”. IOn questa immensa confusione resta il fatto che, dopo la smentita di Berlusconi, il differenziale tra il Btp e il Bund, è risalito a 480 punti, per poi ridiscendere di nuovo verso quota 470 e quindi, nel finale attestarsi verso la vertiginosa quota 500. In serata, poi, il Tesoro ha annunciato che nell’asta di giovedì 10 novembre, non offrirà alcun quantitativo dei Bot trimestrali e il ministero dell’Economia, in una nota, ha precisato che invece saranno in asta cinque miliardi del Bot a 12 mesi 15 novembre 2012. Il Tesoro giustifica la decisione di non tenere alcuna asta sul tre mesi con la “assenza di specifiche esigenze di cassa”, ma lo stesso giorno il Tesoro offrirà Bot a 12 mesi, per un ammontare pari a cinque miliardi di euro e il giorno dopo offrirà il Btp a cinque. E non vi potranno essere voci di possibili dimissione a ingarbugliare nuovamente i mercati. Ieri, Da Moffa, al telefono, il Cav aveva detto che: “Spetta a chi ha la legittimità del voto l’onere di governare la crisi e per questo non riteniamo ci siano alternative al nostro governo fino al 2013. Non crediamo n´ al governo di larghe intese n´ al governo tecnico con un premier “fantoccio” e l’unica alternativa sarebbero le elezioni anticipate”. Ed aggiunto che perché “siamo convinti che la volontà popolare non possa essere commissariata soprattutto quando si devono prendere le decisioni più gravi” ma soprattutto “non c’è nessuno in questo Parlamento in grado di mettere insieme una credibile maggioranza alternativa e non si può lasciare il Paese in mano a Bersani, Di Pietro e Vendola”. Forse a ragione ma non si possono lasciare le borse in mano alle letterine, alle voci, alle buone intenzioni, molto spesso ritrattate.
Carlo Di Stanislao
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