L’ingerenza dell’Unione Europea continua a suscitare fastidio, ” è ora di smetterla – dice Finocchiaro di Federcontribuenti, – Bruxelles non deve sentirsi in diritto di mettere naso in questioni che riguardano solo lo Stato e i cittadini di Italia. Evidentemente, la storia del default, è solo uno strumento di controllo politico ed economico e non un modo per liberare l’Italia dalla corruzione e dalla speculazione”. La dichiarazione che ha urtato la Federcontribuenti: «L’Italia chiarisca subito la situazione politica, e no a elezioni perché servono riforme, non voto». Lo ha dichiarato il presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, al termine dell’incontro di ieri con il presidente della Repubblica, Napolitano, e con Berlusconi.
” Bruxelles sta facendo pressioni a suon di minacce, un atteggiamento intollerabile. Di certo queste sottili minacce riguardano gli stessi speculatori italiani che ci hanno portato a questo punto e che rischiano, evidentemente, di vedersi bruciare commissioni e patrimoni eccellenti. Deve essere il popolo italiano a decidere se o meno andare al voto, noi, come Federcontribuenti, denunciamo l’assenza di riforme in grado di traghettare la nostra Nazione fuori dalla rotta di controllo europea e verso il rilancio dell’economia interna.”. Anche questa missione UE-BCE che sembra volersi stabilire permanentemente nei nostri ministeri getta ombre di sospetto su tutta la vicenda, ” quasi si stia installando, nella nostra nazione, un governo ombra con ben altri propositi. Gli iniziali consigli europei sono diventati ”degli ordini a cui non dobbiamo ubbidire. L’Italia non ha bisogno di altri padroni, questa Nazione, la nostra Nazione, ha bisogno di essere ripulita da quei meccanismi finanziari speculativi che l’hanno ipotecata.
Non vogliamo rinnovare una polizza con la BCE, che rimanderebbe solo il problema vero, dobbiamo invece riscattare i gioielli pignorati e fare in modo di tornare ad essere economicamente indipendenti, abbattendo il debito pubblico a suon di riforme e leggi anti speculazione”.
Si faccia dunque un Governo di unita’ nazionale ma si punti in tempi certi alle elezioni anticipate, a patto però, fanno sapere i vertici della Federcontribuenti, ” si rediga un documento programmatico
collettivo con riforme che vadano dal fisco, ai contratti di lavoro, alla tracciabilità della spesa pubblica, a normative severe per le banche e per i politici eletti. ” Non lasceremo che la BCE ci schiavizzi.” Un’altra questione preoccupa la Federcontribuenti, l’Italia, rispetto agli scenari internazionali, con l’attuale sistema, non sarà più competitiva e quindi incisiva.
Finocchiaro dopo avere letto il rapporto Paying Taxes 2012, redatto dalla Banca Mondiale, spiega:
”L’Italia conferma un pessimo piazzamento nella classifica globale del rapporto Paying Taxes 2012 realizzato dalla Banca Mondiale, il quale serve a misurare la qualità – in termini di semplicità ed
efficacia – dei sistemi fiscali di 183 economie. Il nostro Paese è addirittura peggiorato rispetto all’anno scorso, dal 128° al 133° posto.” Le variabili che ci hanno declassato sono: il total tax rate, (ossia la pressione fiscale percentuale a carico delle imprese), il numero di adempimenti e il tempo necessario per effettuarli (in ore annuali). Il dato peggiore è proprio quello del total tax rate, che ammonta al 68,5%, suddiviso in tasse sul profitto (22,8%), tasse sul lavoro (43,4%) e altri tributi (2,3%). Si tratta della percentuale in assoluto più alta fra i Paesi dell’Ue, subito dietro quella della
Francia (65,7%), ma a notevole distanza dalla Germania (46,7%, di poco superiore alla media mondiale). D’altra parte, sottolinea il rapporto, a nuocere alla nostra Nazione non è solo la notevole pressione fiscale, ma, come il gettito viene utilizzato. La Francia, ad esempio, presenta
un livello di tassazione elevato, ma è in grado di offrire servizi di qualità. ” L’impatto del total tax rate ci vede in 170sima posizione su 183 Paesi complessivi: dietro di noi, nell’ordine,
Kirghizistan, Algeria, Palau, Colombia, Bolivia, Tagikistan, Eritrea, Uzbekistan, Sri Lanka, Argentina, Comoros, Gambia e Repubblica Democratica del Congo.
Insomma, rispetto ai Paesi sul podio, non abbiamo e non stiamo realizzando quelle riforme che ci ridarebbero credibilità, efficienza, competitività e giusto rapporto tra tasse versate e servizi resi alla cittadinanza. “Un’elevata pressione fiscale non sempre porta a una qualità altrettanto alta dei servizi pubblici”, ribadisce la ricerca, riferendosi a infrastrutture, salute ed educazione.
Finocchiaro conclude chiedendo alla politica di affrontare seriamente e urgentemente tutte queste questioni che emergono dal rapporto, lo si faccia in fretta se il nostro Paese vuole ridare slancio allo
sviluppo. Non c’è piu’ tempo a meno che la vogliamo dare vinta a banchieri e speculatori.
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