Ha incontrato le parti sociali ed i partiti, non fermandosi neanche per il week-end Mario Monti, che per far capire la gravità della situazione, che reclama equità ma anche fermezza nei sacrifici, ha detto che l’alternativa è fra questi o stato insolvente. Ciò che trapela è che la manovra sarà di ben 24 miliardi, che il ritocco sull’ICI sarà maggiore di quanto previsto, vi sarà una imposta “super” su seconde e terze case, non si toccheranno direttamente i patrimoni, l’Iva aumenterà di due punti e vi saranno aumenti dell’Iperf a partire da redditi lordi di 50.000 Euro. Arriva, inoltre, una stretta sulle pensioni, con l’estensione del contributivo per tutti, la flessibilità in uscita fra 63 e 70, con fasce diverse per uomini e donne, un incremento dell’anzianità a 42 anni per gli uomini e 41 per le donne ed è previsto, sul fronte delle imprese, il taglio dell’Irap sul costo del lavoro. I sindacati sono già sul piede di guerra, come lo è La Lega, mentre l’Idv, che non ha incontrato Mario Monti, attende i singoli provvedimenti in Aula. Hanno lavorato anche di domenica il professore e la sua squadra e dopo aver incontrato, stamane, le parti sociali (sindacati e associazioni d’impresa), si sono riuniti in “conclave” in Consiglio straordinario dalle 16,30, in attesa degli annunci ufficiali di domani. Divenendo un poco più aperto con i giornalisti ed in attesa di chiarirsi del tutto a Porta a Porta martedì, oggi Mario Mondi ha spiegato che si tratterà di una manovra da 20 miliardi, più i 4 miliardi previsti dalla delega fiscale, che tiene conto dell’intensificazione dell’azione di risanamento e di una serie di provvedimenti strutturali: da quelli previdenziali fino a quelli infrastrutturali. E questo, ha sottolineato il premier, per assicurare una crescita solida. Monti, poi, si è detto “colpito” dalla comune consapevolezza della difficoltà del Paese, ma, a parte i sindacati che già scaldano i motori del dissenso, amarezza e giudizi negativi vengono anche dal sindaco di Milano Pisapia, intervistato nel primo pomeriggio da Lucia Annunziata in “In Mezz’Ora”. Ciò che Pisapia (e altri amministratori locali) lamentano, è l’ulteriore colpo di scure sulle disponibilità per il sociale, in una condizione amministritativa già difficilissima per Comuni e Regioni. Nel provvedimento, avrebbe assicurato il premier, ci saranno misure che intensificano la lotta all’evasione fiscale ed anche tagli immediati sulla politica. Ma da l’Unità già partono critiche sul fatto che non vengono toccati, se non in misura molto ridotta, i grandi patrimoni e si ricorda che sarà l’equità condizione per ripristinare quel patto sociale distrutto dal governo Berlusconi; la vera misura della discontinuità dell’esecutivo di Monti. Anche stasera, comunque, da Palazzo Chigi si raccomanda di non fare illazioni e di attendere la lettura della manovra, per intero. Da sinistra, ad ogni buon conto, si ricorda che anche se nessuno può tirarsi indietro, il centrosinistra – unito fin qui più del centrodestra e più di quanto non supponevano i denigratori della “foto di Vasto” – che ha deciso di sostenere il governo Monti nel suo programma di emergenza perché è in gioco la nostra stabilità economica, e persino istituzionale; vigilerà sulla manovra e sul carico di pesi da essa distruibiti. Berlusconi ha ceduto il passo tardi e male, scaricando sul Paese un discredito umiliante. All’Italia tocca subito fare il primo difficile passo verso il risanamento, affinché mercoledì il Consiglio europeo ne possa compiere un altro in direzione di un rafforzamento delle politiche fiscali comuni, delle garanzie del debito, dei poteri operativi della Banca centrale. Fino a poche settimane fa anche l’Unità è stato criticato per aver contestato le strategie europee che miravano a curare gli affanni dei Paesi indebitati con le solite ricette restrittive, trascurando che il problema principale stavolta sta nel deficit di Europa, nelle inerzie della Bce, negli squilibri interni e nella carenza di domanda nell’Unione (assai più che nel debito pubblico complessivo). Ora tutti convengono che se la Ue non rifonda la propria governance politica, economica e monetaria non potrà resistere alle pressioni dei mercati. Speriamo che anche di questo, Monti e la sua squadra, tengano conto. Lunedì il nuovo primo ministro si presenterà alla Camera e al Senato per illustrare la manovra al Parlamento e martedì , questa, dovrebbe approdare alla Camera. L’altro ieri Monti l’ha spiegata ai partiti al fine di ottenere garanzie sui passaggi alle Camere, con l’Idv, come detto, che ha disertato l’incontro e la Lega che è tornata a minacciare le barricate “se si toccano le tasse”. Scrive Repubblica che, in queste ore, le reazioni a caldo confermano come il cammino sarà tutto in salita. Nella segreteria Pd l’aria che si respira non è delle migliori, la linea che sta passando è che “la manovra potrà essere digerita solo a patto che sia equa anche nella capacità di scontentare tutti. E perché questo accada deve contemplare una patrimoniale” che non piace a Berlusconi e della quale nelle indiscrezioni della vigilia non vi sono se non blande tracce. Bersani ne saprà di più alle 21 di stasera, quando incontrerà Monti per l’ultimo dei bilaterali politici programmati da Monti. Invece si parla solo di una debolissima tassa sul super lusso, che appare, alla gente di sinistra, ben poca cosa. E le cose, per Monti e la sua manovra, non vaglio meglio in casa Pdl, dove è tutto un ribollire di disapprovazioni per quanto sin’ora emerso. E mentre Alfano si mostra moderato, non lo è Berlusconi che dice ad alcuni che lo ascoltano, a Palazzo Grazioli, a proposito delle notizie sul ritocco alle aliquote Irpef: “Uno schiaffo, se avessi fatto io una manovra del genere, tutta Italia sarebbe scesa in piazza”. Ed il berlusconiano doc Osvaldo Napoli, rincara la dose, preannunciando fin d’ora dettaglia. “È una stangata destinata ad aumentare la pressione fiscale, comprimere i consumi e spalancare le porte alla recessione: stavolta ci metteremo di traverso, nessuno potrà costringerci”, dice e lo appoggia in pieno anche il fedelissimo di Alfano in commissione Bilancio, Alessandro Pagano, dopo aver sentito i malumori degli ex An Mattioli, Meloni e La Russa. Insomma siamo tutti in attesa e da bravi italiani già pronti a protestare, prima ancora di sapere cosa davvero si sia deciso e nella sua interezza. Pertanto, allo scrivente, non resta che dormirci sopra e sperare, domani, in un buon risveglio.
Carlo Di Stanislao
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