Per quasi tutti sono gli uomini che hanno cambiato il Mondo: Bill Gates e Steve Jobs.
Corteggiati da politici, stampa e imprenditori. I loro nomi sono compresi (uso ancora il presente anche per Jobs) tra i plurimilionari che hanno condizionato e ancora condizionano l’economia mondiale decidendo anche dove indirizzare il futuro di miliardi di uomini e donne meno fortunati (non sempre e non necessariamente meno bravi) di loro.
Loro descrivono sempre un futuro meraviglioso e roseo, ma forse non si rendono conto che parlano di se e del proprio passato, il futuro che vedono i giovani dietro l’angolo è un’altra cosa.
Negli ultimi 10 anni sono state pubblicate diverse ricerche di sociologi e economisti antipatici (per questo trovano poco spazio nei media), secondo queste ricerche e proiezioni nel nostro paese, nel giro di 5/10 anni almassimo, soltanto il 20-30% della popolazione attiva avrà un posto ben retribuito: tutti gli altri saranno precari o sottopagati o senza impiego. Insomma una prospettiva di una società con i 3/4 della popolazione che rischia – agli antipodi di Gates e Jobs – di andare in pezzi.
Loro ragionano o ragionavano nel caso di Jobs, di avveniristiche tecnologie, sicuramente utili alla società, ma resta il fatto che i giovani per loro sono solo e soltanto una multitudine di consumatori. Ma questo i giovani, a cui si rivolgono con accattivanti metafore, non ne sono coscienti in quanto come giovani sono ovviamente ingenui. E seppuer nemmeno la milionesima parte dei giovani assaporerà mai una briciola delle loro immense ricchezze, il fascino di queste figure è incontrastato o quasi.
La sfida dei giovani del futuro immediato è quella di restare umani senza trasformarsi in strane creature semplici contenitori di microprocessori che altri guidano, usano e gettano. I giovani di oggi sono nati troppo tardi per godere del benessere che sta sfumando e troppo presto per far parte dei futuri paradisi del mondo tecnologico/informatico maturo..
Nel lavoro che ci attende per frenare la deriva della nostra società ormai allo sbando, i giovani dovrebbero poter contare di più. Ma non basta chiederlo, purtroppo.. ma già è qualcosa.
Scipione l’Aquilano
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