Magistrati visitano le carceri del Veneto

Quindici tra pm, giudici e magistrati minorili hanno varcato questa mattina le porte del carcere di Padova per sondare in presa diretta la condizione detentiva. Prima al circondariale, poi alla casa di reclusione, la delegazione proveniente da tutto il Veneto ha potuto fare visita alla struttura, parlare con gli agenti di polizia penitenziaria e con […]

Quindici tra pm, giudici e magistrati minorili hanno varcato questa mattina le porte del carcere di Padova per sondare in presa diretta la condizione detentiva. Prima al circondariale, poi alla casa di reclusione, la delegazione proveniente da tutto il Veneto ha potuto fare visita alla struttura, parlare con gli agenti di polizia penitenziaria e con i detenuti e guardare le esperienze di lavoro attive nel carcere.
Non sarà un caso isolato: la delegazione ha in previsione visite anche ad altri istituti di pena veneti: “Questa esperienza nasce dalla volontà di vedere il carcere da dentro, perché descriverlo da fuori è davvero difficile” ha detto Marcello Bortolato, magistrato di sorveglianza di Padova introducendo l’incontro con i detenuti della redazione di Ristretti Orizzonti. “Abbiamo constatato che questo è un carcere ‘aperto’ – ha aggiunto -, come è giusto che sia, perché tutto deve essere orientato alla rieducazione, deve essere un’officina trasparente”. Il magistrato descrive il carcere come “una grande conquista di civiltà, perché prima le pene erano corporali”. Ma aggiunge che “non è tollerabile la doppia punizione, cioè il fatto che alla negazione della libertà personale si sovrappongano altre privazioni”. Una situazione che determina una “evidente compressione dei diritti dei detenuti”.

Nel corso dell’incontro che ha concluso la visita della delegazione, la direttrice di Ristretti Orizzonti Ornella Favero ha ribadito che “oggi anche un carcere ‘aperto’ come quello di Padova non riesce a gestire l’elevato numero di detenuti”. E ha ricordato che al momento su circa 850 ristretti, solo 350 sono impegnati in attività: “Tutti gli altri 500 sono in cella senza fare niente dalla mattina alla sera”.

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