L’Italia è il paese della paura. È questa la tesi di molti sociologi. Per l’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, il nostro paese è “specializzato” nella rappresentazione mediatica della paura, quella legata ai piccoli crimini comuni, come furti, truffe e aggressioni. Nei Tg nostrani lo spazio dedicato al crimine, infatti, è 40 volte superiore a quello nelle testate tedesche e 5 -6 volte rispetto ai francesi.
Anche programmi di approfondimento, quali “Porta a Porta” e “Matrix”, sembrano aver assunto come punto focale dei loro contenuti la narrativizzazione del crimine, tra spettacolo e serialità, sullo stile di “Quarto grado”. Molte serie televisive e film hollywoodiani hanno contribuito a far accrescere la curiosità verso questa disciplina dell’autorità giudiziaria competente, ma hanno contribuito a confondere la realtà con la fiction.
In pratica la paura collegata alla criminalità in Italia fa “odiens” e rende di più.
Ma qual è l’equilibrio sottile che si viene a descrivere tra attori determinanti di un delitto, come la scena di un crimine, l’investigatore e il responsabile della comunicazione mediatica?
Se c’è una differenza tra investigazione e spettacolarizzazione di un crimine è giunto il momento di dirlo e di sottolinearlo.
Questo il filo conduttore del nuovo incontro de “La Mente e il Rosmarino”, progetto culturale multidisciplinare senza scopo di lucro, che si svolgerà Sabato 7 gennaio 2012, ore 18.00 presso il Relais Poggio ai Santi di San Vincenzo Livorno e che vedrà relatori d’eccezione la dott.ssa Roberta Bruzzone, psicologa forense, criminologa, esperta in psicologia investigativa, Roberta Bruzzone autrice e conduttrice del Programma TV “La scena del crimine” e il prof. Marco Santarelli, direttore scientifico del progetto “La Mente e il Rosmarino”, filosofo e scienziato, che ha oggi all’attivo collaborazioni con “Airone”-“Newton”-“Natural Style”, Euronews e Rai International.
Lascia un commento