Palazzini (Asc): “Più Europa significa un piano di difesa europea”

Licio Palazzini, presidente nazionale di Asc, ArciServizioCivile, afferma: “Con soddisfazione vediamo che le proposte di tante organizzazioni, fra cui Arci servizio civile dal 2009, di tagliare alcune spese militari e fra queste quelle per l’acquisto di 131 F35 sono state fatte proprie da giornali, reti televisive, parlamentari, esponenti militari.  Già allora dicevamo che un solo […]

Licio Palazzini, presidente nazionale di Asc, ArciServizioCivile, afferma: “Con soddisfazione vediamo che le proposte di tante organizzazioni, fra cui Arci servizio civile dal 2009, di tagliare alcune spese militari e fra queste quelle per l’acquisto di 131 F35 sono state fatte proprie da giornali, reti televisive, parlamentari, esponenti militari.  Già allora dicevamo che un solo F35 in meno significa almeno 25 mila giovani in servizio per un anno, tanto più adesso che dopo gli ultimi tagli del Governo Berlusconi è concreto che nel 2013 non ci saranno giovani in servizio civile”.
“Giustamente a nostro avviso l’argomento F35 sta dentro la ridiscussione del modello di Difesa – continua -. Questa ridiscussione interessa anche noi che operiamo nell’altra faccia della Difesa, quella non armata e nonviolenta a cui siamo chiamati, oltre che dalle nostre idee, anche dall’art. della legge 64 del 2001 che ha istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria aperto alle donne e agli uomini”.

“Pongo allora alcune questioni di fondo in questo dibattito, partendo dal cuore della nostra esperienza – continua Palazzini -. Le persone, civili o militari, sono la principale ricchezza di ogni organizzazione e quindi serve anche nelle Forze Armate nella componente del personale sia tagliare che investire. La prima riguarda la costruzione della pace, che per la nostra Costituzione è l’obiettivo anche per l’impiego delle Forze Armate.
Impiego, e gli stessi militari lo dicono da anni, in Afganistan, in Libano come prima in Iraq o nel Kossovo che ha limiti intrinseci e fallisce se non combinato e integrato con la costruzione della società civile, dell’infrastruttura statuale, della rete economica. Tutte funzioni delle varie organizzazioni civili. Quindi la richiesta è che questo dibattito non sia solo riservato ai militari ma che si trovi la sede istituzionale dove il mondo della cooperazione internazionale, delle componenti civili delle amministrazioni statali si confrontino e diano risposte adeguate e integrate alle nuove caratteristiche della sicurezza”.

E continua: “La seconda riguarda l’Europa. Proprio nei giorni in cui viviamo la crisi più profonda dell’Unione Europea e il Governo Monti opera per contribuire a superarla, è chiaro a tutti che più Europa significa anche una difesa europea. Questa dovrebbe essere l’altra visione di fondo su cui impostare il lavoro, certo di molti anni ma di decisioni da assumere ora, e cioè una Difesa Italiana articolata nella componente non armata e nonviolenta e in quella armata che si riforma per una Difesa Europea. Per questo, ritornando agli F35 se ci sono ragioni economiche per l’abbandono (non il congelamento) del programma, spinge nella stessa direzione una rinnovata spinta alla integrazione europea (in questo caso degli armamenti) invece che accodarsi all’industria statunitense”.
“Ma – conclude Palazzini – troppe volte nel passato agli annunci (che fra l’altro ancora non ci sono da parte della Difesa) non sono seguiti gli atti e quindi sarà importante seguire sia gli atti governativi che le iniziative parlamentari che gruppi e singoli parlamentari hanno preannunciato”.

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