Nicola Sorrentino si dice “sereno” e su Canale 5 ostenta tranquillità e dopo aver incontrato Berlusconi, è convinto che oggi, alla Camera, nella lettura degli incartamenti in possesso di tutti i parlamentari, sarà giudicato innocente e, comunque, ribadisce, in una telefonata a Belpietro, che non si dimetterà da coordinatore del Pdl campano.
Accusato di presunti rapporti con la Camorra, Cosentino deve temere soprattutto la Lega, che, con Bossi (ma non con Maroni), ha lasciato liberi di votare secondo coscienza i propri parlamentari.
Animato da ben soddisfazione è apparso anche Monti, che ieri, alla conferenza stampa congiunta dopo l’incontro con la Merkel che ne ha elogiato le iniziative prese e da prendere, si è visto recapitare in diretta una autentica per le misure varate nelle ultime settimane che, secondo la Cancelliera, rafforzano l’Italia e le sue prospettive economiche e la rendono partner affidabile e credibile.
Alla Merkel sembrano dare ragione i mercati, con Bot annuali e semestrali a ruba e spread in vertiginoso calo, fino ad un minimo di 472 punti base. Corre Piazza Affari con le banche euforiche, il Mib che segna un rialzo del 3% a 15.329 punti ed in luce Unicredit (+10,01%), grazie anche all’ipotesi Kazakistan, con i diritti sull’aumento in crescita del 36,47%.
Un’altra cosa ha ottenuto Monti dalla Merkel, la sua disponibilità, fino a ieri incerta, per un fondo “salva stati”, fermo restando, comunque, che “ognuno faccia la sua parte”.
Mentre crescono le preoccupazioni sulla tenuta della Ungheria, mentre la Grecia resta a fondo ed annaspa la Spagna, Monti ha detto che: “Gli italiani, e io con loro , sperano che nei mercati finanziari ci possa essere una riduzione dei tassi di interesse che potevano essere giustificati una volta quando, a torto o a ragione, c’era sfiducia verso l’Italia, non più quando i mercati stessi con molte dichiarazioni hanno detto di apprezzare quello che l’Italia sta facendo”.
E ancora: “Ci aspettiamo dall’Europa, di cui l’Italia fa parte, la messa a punto di meccanismi che facilitino la trasformazione di buone politiche in tassi di interesse più ragionevoli”.
Circa la Tobin Tax, Monti ha detto ha detto che l’Italia è orientata ad appoggiarne, con Francia e Germania, l’applicazione.
Ora è palese, anche se i giornali di destra non vogliono ammetterlo, che a soli due mesi dal suo insediamento, Monti ha riportato l’Italia al centro del dibattito in Europa, trasformando l’asse Franco-Tedesco in un tripode, con il solo premier inglese David Cameron, che cerca di resistere alla volontà di accelerare la creazione di un barriera protettiva europea, prima che vadano a scadenza i centinaia di miliardi di euro di titoli di debito, certo italiani, spagnoli e francesi, ma anche di altre più solide (in apparenza) nazioni (Inghilterra e la stessa Germania).
Dopo ieri è ormai ufficiale che Berlino anticiperà il pagamento dei capitali nel futuro fondo salva stati Esm per dare un “segnale ai mercati” che ancora non apprezzano pienamente gli sforzi compiuti dall’Italia e tengono a livelli non più giustificabili i tassi di interesse e gli spread, ma che già mostrano segni di ripresa.
Di certo il Professore è riuscito a far cambiare passo a una Germania fino a ieri molto riluttante e, forse, il prossimo 18 gennaio, sarà anche capace di far cambiare idea a Camerun sulla Tobin Tax che, come ha detto lui stesso, appare e scompare, nel tempo, come il britannico mostro di Lochnes.
Il tema sarà certamente di nuovo affrontato al vertice trilaterale di Roma del 20 gennaio fra Italia, Germania e Francia e poi verrà discusso in sede comunitaria il 23 e, infine il 30, al vertice straordinario.
E’ indubbio che le mosse “estere” ed economiche di Monti sono accorte ed efficaci, ma è altrettanto evidente che le nuvole, anche se per ora solo all’orizzonte, sono all’interno.
E non per i mugugni delle varie categorie verso Passera che già a fatto il nome di tassisti, farmacisti ed acqua per le prime liberalizzazioni, ma per il clima che serpeggia nella opinione pubblica dopo i casi Melanconico e Patroni Griffi.
Anche Repubblica, solitamente dalla parte di Monti e dei suoi, all’indomani delle dimissioni del sottosegretario Malinconico per l’affaire del conto pagato al Pellicano, ci è andato pesante.
Le prime tre pagine interamente dedicate al fattaccio che ha fatto perdere il posto a Malinconico: ma è la terza quella che ha fatto tremare molte poltrone, sotto quell’ansiogeno titolo – “Ciaccia, Milone e Patroni Griffi, ora il governo teme l’effetto domino” – di un lungo articolo in cui si elencano ben sei membri del governo Monti, tra cui i ministri Passera e Patroni Griffi, cui si aggiunge il direttore della nuova agenzia per le infrastrutture stradali De Lise indicati come “i casi più spinosi”, che, caduto Malinconico, potrebbero cadere nella stessa rete. In effetti, non solo Libero e Il Giornale, ma anche Repubblica, dopo l’acquisto dall’Inps della casa al Colosseo per Patroni Griffi (che oggi avrebbe anche un doppio stipendio, mantenendo quello di consigliere di stato fuori ruolo), fa emergere storie di vecchie opinabili consulenze per il viceministro Martone, amicizie discutibili per qualcuno, conflitti d’interessi già risolti insieme a “dubbi” di conflitti d’interesse per altri.
Il fatto è che mi ambascia (ed ambascia il cuore di molti italiani), è l’affacciarsi, anche solo come dubbio od ipotesi, che il mondo dei tecnici che si è sovrapposto al pianeta della politica, non sia meno oscuro o colluso di questo.
Carlo Di Stanislao
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