La sede dell’Avis comunale di Pescara è in pericolo: un contenzioso aperto con l’Asl rischia di far chiudere una storica unità di raccolta sangue, dove oggi transita buona parte del sangue raccolto nella regione, nonché il primo centro di trasfusione a nascere in Abruzzo più di 50 anni fa.
La sede di corso Vittorio Emanuele II 10 non è, infatti, di proprietà dell’associazione, bensì concessa in comodato d’uso dall’Azienda sanitaria locale, come da accordo con l’Asl risalente al 1998. Il suo vero proprietario, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel febbraio 2009 lo ha ceduto a Ligestra Due Srl – Gruppo Fintecna, che ha chiesto di esercitarne i diritti. La nuova società proprietaria ha stabilito una quota di affitto mensile per l’occupazione dell’appartamento, che dall’agosto 2009 ad oggi si è accumulata superando i 30mila euro.
Da qui è nato un contenzioso tra l’Avis che ritiene di non dover pagare questo affitto che spetterebbe a chi le ha concesso l’uso dell’appartamento, cioè l’Asl.
In più di una riunione informale, Ligestra Due ha confermato la piena disponibilità a chiudere la questione, prevedendo anche la possibilità di acquistare l’immobile, con agevolazioni sugli arretrati e la disponibilità a trattare il prezzo di locazione. In mancanza di un accordo tra Asl e Avis quest’ultima dovrà chiudere? Trasferirsi? E dove?
Di sicuro Avis e l’Asl hanno ricevuto una citazione in giudizio dalla Ligestra per occupazione senza titolo dell’immobile. L’udienza è fissata per marzo.
«Naturalmente noi abbiamo occupato l’immobile in buona fede – ribadisce Marco Cozza, attuale presidente dell’Avis comunale di Pescara – L’Avis è un’associazione di volontariato e senza scopi di lucro, non potrà mai pagare l’affitto né tantomeno acquistare l’immobile. Esigiamo una risposta: l’Asl deve farsi carico del problema e mantenere l’impegno preso con l’Avis garantendole, come da convenzione, “adeguati locali per l’attività amministrativa e di raccolta, e tutto il materiale occorrente per i prelievi”. Ogni mese che passa c’è un’altra mensilità di affitto che si accumula a quelle che Ligestra Due ha stabilito. E non contiamo le spese vive dell’Avis!».
Spulciando tra le convenzioni per venire a capo di questa situazione, infatti, è spuntata fuori una convenzione del 1983 tra l’allora ULSS e l’Avis in cui si stabilisce che l’Azienda sanitaria deve anche farsi carico delle spese che sostengono le attività dell’associazione comunale, provinciale e regionale; in pratica l’Asl si troverebbe debitrice di oltre due milioni e mezzo di euro (conti fino a giugno 2011).
«L’Avis di Pescara è ormai una realtà conclamata e consolidata sul territorio – spiega Aldo Spanò, direttore sanitario volontario, nonché segretario regionale Avis – Sarebbe impensabile privarla di una sede, perché ne ha estremamente bisogno non solo per ovvi motivi burocratici e di segreteria, ma anche perché nella sede avvengono ogni anno oltre 3000 donazioni che altrimenti non avrebbero luogo, per via di un ambiente “più familiare” di quello ospedaliero e per gli orari più elastici. E anche se togliessimo queste due motivazioni, rimarrebbe comunque la necessità di depositare il sangue che transita di qui ogni anno grazie ai nostri 1400 soci, al lavoro dell’autoemoteca, attiva in tutto l’Abruzzo e dipendente dalla sede di Pescara, e alle convenzioni con i Centri di raccolta ospedalieri, per un totale di oltre 13.000 unità di sangue e di plasma, pari ad oltre un quarto della raccolta regionale».
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