Ritorno all’Aquila di Paolo Rumiz e Alessandro Scillitani

All’Aquila, il 3 febbraio alle ore 17, presso l’Auditorium Serricchi-Carispaq, in Viale Pescara , ci sarà la presentazione del dvd “Le dimore del vento”con lo scrittore Paolo Rumiz ed il regista Alessandro Scillitani, intervistati da me, Patrizia Tocci; l’incontro sarà interamente trasmesso come una puntata Speciale di password, la trasmissione di tvuno  su sentieri di […]

All’Aquila, il 3 febbraio alle ore 17, presso l’Auditorium Serricchi-Carispaq, in Viale Pescara , ci sarà la presentazione del dvd “Le dimore del vento”con lo scrittore Paolo Rumiz ed il regista Alessandro Scillitani, intervistati da me, Patrizia Tocci; l’incontro sarà interamente trasmesso come una puntata Speciale di password, la trasmissione di tvuno  su sentieri di poesie e letteratura che conduco da diverso tempo.
E’ un ritorno gradito ed importante per la città dell’Aquila: “ La febbre dei luoghi abbandonati mi prese in Grecia”: con questa frase Paolo Rumiz, inesausto viaggiatore e scrittore, giornalista del Piccolo di Trieste e di Repubblica, comincia e giustifica il suo viaggio dell’estate 2011, alla ricerca delle “Dimore del vento”, dei luoghi abbandonati, delle case degli Spiriti. Per la prima volta il viaggio è stato filmato da Alessandro Scillitani : diventato poi un dvd, distribuito con Repubblica.
Nel suo viaggio lento, Paolo Rumiz percorre i “sentieri dei nidi di ragno”ormai chiusi, sbarrati; entra con delicatezza, scosta , cerca, domanda ai pochi umani presenti in quella totale desolazione. Tutti rispondono allo stesso modo: un luogo E’ memoria. E’ il concentrato dei volti e dei nomi che lo hanno addomesticato; la storia di intere comunità può essere racchiusa in un toponimo, nella ruggine di una centrale abbandonata, nel nero di una torbiera, in una stazione dismessa, in una fabbrica sprangata, in un faro che non risplende più. Non sono ancora “rovine” nel senso archeologico del termine; fanno parte di un passato ancora prossimo , espunto velocemente dalla nostra memoria.
Luoghi che non troverete in nessuna guida, libro di viaggi o mappa. Rumiz aveva la sua, di mappa. Una carta fatta a mano, piena di nomi, numeri di telefono, contatti, suggerimenti, ombre da inseguire. L’ho vista, quella mappa, sul tavolo di uno dei pochi bar riaperti in una città abbandonata: L’Aquila, la città che non c’è. La mia città. Ho accompagnato Rumiz e Scilliitani nella zona rossa ad incontrare le ombre e il silenzio, le lancette ferme degli orologi; scortati da un branco di cani, unici custodi del luogo. Meno male che qui – e altrove – esistono ancora i custodi dei luoghi: animali totemici, parole o persone che mantengono vive le memorie; piccole divinità benefiche che lottano disperatamente contro i mangiatori di loto.
Dai Forti della Maddalena al deposito di scorie di Saluggia, dai ruderi di Rocca Calascio alla desolazione di Venezia, dalla casa del poeta Tommaso Landolfi al cimitero di Lavezzi: per ritrovare la voce dei luoghi sopravvissuti alla legge inesorabile della dimenticanza. Le immagini girate e catturate da Alessandro Scillitani si sposano perfettamente con le parole e l’andare di Rumiz, impreziosite da musiche e silenzi che ne sottolineano i paesaggi e i passaggi geografici; documentano lo spazio del cibo, la sosta o la magia degli incontri . Viviamo o cerchiamo di vivere in un paese dalla memoria corta che lascia marcire i suoi tesori, cancella i tratturi, incrementa le diaspore; un paese che rinnega le sue origini, le sue caratteristiche peculiari. Così può accadere che il passato prossimo si trasformi in passato remoto: rimosso dall’oggi , confinato invece in un eterno presente che ha tutte altre ragioni, tutte altre necessità. Ma nessuna destinazione e neppure memoria di sé.
Riporto le parole di Rumiz, scritte su Repubblica del 14 Agosto 2011 : “Fu allora che uscì la Luna, dalla parte della Majella, la grande montagna madre, e dentro il mantice dei polmoni sentii gonfiarsi un canto silenzioso d’anarchia e di furore. Diceva: tornatevene aquilani, disobbedite ai divieti. Tornate prima che la città muoia, diventi archeologia. Tornate e riprendetene possesso con le vostre cose, i vostri rumori e i vostri odori. La zona è rossa, ma di vergogna per come viene preclusa ai vivi. Non consentite che le vostre strade diventino terra di cani. Sentite come il luogo vi chiama, come tutti i vostri morti vi chiamano. Non accettate di essere esuli in casa vostra. Non lasciate sole le vostre pietre.”

Patrizia Tocci

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