Il programma nucleare è un ‘pretesto’ per imporre sanzioni contro Teheran e “chiunque intentasse una guerra di aggressione se ne pentirebbe presto”. Lo ha detto all’AgenParl l’Ambasciatore dell’Iran a Roma, Mohammad Ali Hosseini, che ha risposto per iscritto ad alcune domande che gli abbiamo posto.
La comunità internazionale sta alzando la pressione economica e diplomatica verso Teheran. Basterà questo a convincere il Governo di Ahmadinejad a desistere dal portare avanti il suo programma nucleare?
Pochi paesi capeggiati dagli Stati Uniti da circa 32 anni, ovvero dalla vittoria della rivoluzione islamica ad oggi, hanno esercitato pressioni e imposto sanzioni contro il popolo iraniano. Sempre con pretesti e accuse; oggi il pretesto è il programma nucleare pacifico della Repubblica islamica dell’Iran. Il programma nucleare in Iran è frutto di decisioni unanimi che godono di un consenso generale nella popolazione e anche la comunità internazionale lo ha riconosciuto. D’altra parte il perseguimento e l’utilizzo della tecnologia nucleare con intenti pacifici sono ritenuti dalla totalità delle leggi e dei Trattati internazionali in materia, tra i diritti naturali, legittimi e fondamentali dei Paesi. Il popolo iraniano ha deciso di esercitare questo legittimo diritto nel quadro del TNP (Trattato di Non Proliferazione) e dello Statuto dell’AEIA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) e nonostante le politiche monopolistiche di alcuni paesi, ha raggiunto nell’ambito della tecnologia nucleare l’autonomia; continuerà quindi su questa strada. Né le pressioni o le minacce, né le vili uccisioni contro gli scienziati nucleari iraniani condotte dal servizio di spionaggio del regime sionista (Mossad) con la complicità del movimento terroristico dei MKO, dissuaderanno la fiera nazione iraniana dal perseguire l’ affermazione dei propri diritti.
Come sono i vostri rapporti con l’Italia, che pure partecipa alle sanzioni europee? Il suo Governo potrebbe interrompere le forniture di petrolio al nostro Paese anche prima di luglio 2012?
Riguardo alla interruzione delle forniture di petrolio, l’Assemblea Consultiva islamica sta valutando la situazione. Ricordo che dopo la dichiarazione delle sanzioni petrolifere all’ Iran da parte dell’Unione Europea i deputati dell’Assemblea si sono trovati fortemente sotto pressione da parte dell’opinione pubblica e chiamati a prendere reciprocamente una decisione in proposito. I rapporti tra Iran e Italia da tempi lontani ad oggi ed in ogni ambito, politico, culturale e economico sono profondi, ampi e in crescita. La Repubblica islamica dell’Iran è persuasa che questo andamento delle relazioni, che ha assicurato nel tempo e nella storia gli interessi di ambo le parti, possa continuare e persino svilupparsi ulteriormente. Ignorare il dialogo e la collaborazione e partecipare invece a sanzioni unilaterali al di là delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza contro il popolo iraniano non realizza gli interessi di nessun paese. Se da una parte un paese con pochi secoli di storia insiste costantemente ad esercitare pressioni e minacciare di attacco militare, dall’altra l’Iran e gli iraniani insieme all’ Italia e agli italiani, forti della loro cultura ricca di secoli, insistono sempre sul dialogo, l’ interazione e la cooperazione.(bat-AgenParl)
Quali sono invece secondo lei le vere ragioni della pressione internazionale sull’Iran?
L’atteggiamento imperialistico ed egemonico, l’imposizione di decisioni unilaterali, discriminatorie, l’esasperata politica double-standard e l’attribuzione continua di accuse infondate, sono gli elementi che più caratterizzano le politiche degli Stati Uniti e di alcuni suoi alleati contro il popolo iraniano. In questi ultimi tre decenni gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per riscuotere seguito nell’applicazione delle loro politiche contro il mio paese, ma senza grande successo. Qualsiasi sia la ragione di queste pressioni il popolo iraniano comunque le ha trasformate in occasioni di crescita e sviluppo delle proprie capacità in ogni ambito, tant’è che oggi l’Iran si colloca tra i primi dieci paesi del mondo nel settore aerospaziale, medico, nella produzione di radio farmaci e farmaci antitumore, nella tecnologia nucleare, nel settore delle cellule staminali e della clonazione, così come nell’utilizzo delle nuove energie e della scienza informatica.
In caso di intervento militare occidentale contro i siti nucleari o comunque contro l’Iran, quale sarà la vostra reazione?
La consapevolezza, la volontà e la sapienza delle nazioni non possono venire annientate o represse attraverso campagne militari, terrore o intimidazioni. I Paesi che continuamente suonano tamburi di guerra sono deboli sul piano della logica e della ragione. Questi governi, i loro paesi e i rispettivi popoli sono alle prese con le conseguenze e le ripercussioni negative delle loro passate campagne militari inutili in Iraq e Afghanistan. La situazione in Iran è completamente diversa. Sebbene gli iraniani non siano un popolo bellicoso e aggressivo, tuttavia chiunque intentasse una guerra di aggressione se ne pentirebbe presto. Le dimensioni e i tempi che potrebbe assumere qualsiasi aggressione nei confronti dell’Iran non sono immaginabili né prevedibili.
Come giudica la situazione in Siria dove sembrano compiersi massacri ogni giorno e come giudica il veto posto da Russia e Cina in Consiglio di Sicurezza Onu?
La Repubblica islamica dell’Iran sostiene qualsiasi riforma positiva per il popolo siriano. Noi raccomandiamo il dialogo tra il governo in carica e i suoi oppositori. Le interferenze esterne, la fornitura di armi , le risoluzioni , così come la presa di decisioni unilaterali, non solo non aiutano a risolvere i problemi, ma complicano ancor di più le situazioni. Noi considereremmo positivamente qualsiasi progetto che, salvaguardando l’ indipendenza della Siria, porti calma e pace all’ interno di quel Paese e promuova il cammino della popolazione siriana verso le riforme .
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