Pubblichiamo un’importante intervista al Vescovo ausiliare dell’Aquila Mons D’ Ercole(che verrà pubblicata prossimamente su Vola), su alcune questioni come la visita al Consiglio Comunale, la Casa dello Studente e la Mensa di Celestino a Piazza D’Armi, curata da Claudio Tracanna.Eccellenza, sono passati due mesi da quando è al servizio della nostra diocesi, come procede il suo lavoro?
Dal 20 dicembre, giorno dell’ingresso in diocesi, mi sono messo subito all’opera per dare il mio contributo alla ricostruzione della nostra città dell’Aquila. Penso che la diocesi debba dare un grosso apporto soprattutto alla rinascita spirituale di questa comunità. Mi sembra di poter dire che il nostro compito consista nel ricostruire in primo luogo la speranza: la gente, quando la incontro, mi chiede di non essere abbandonata e di essere sostenuta soprattutto spiritualmente. Le persone hanno bisogno di punti di riferimento e credo che la chiesa aquilana possa essere un ‘faro’ per tutti i fedeli, così come accadde per la ricostruzione dopo il terremoto del 1703. È importante, poi, anche rintessere il tessuto sociale della città e questo lo si può fare solamente costruendo dei luoghi dove i giovani, gli anziani e le persone tutte possano incontrarsi e socializzare. Non quindi solamente dei luoghi per pregare, ma dei luoghi dove poter stare insieme, in cui ci sia la possibilità di ritrovarsi. I fondi raccolti da tutte le parrocchie italiane (35.000.000,00 €) il 19 aprile 2009, tramite la Caritas Italiana, sono destinati anche a questo scopo.
Cosa sta facendo la diocesi per contribuire alla rinascita non solo della chiesa aquilana, ma di tutta la città?
Il progetto della chiesa aquilana riguarda – come dicevo – non solo la chiesa ma tutta la città, poiché una chiesa che è interessata solo a se stessa non è vera chiesa. La chiesa è per sua natura al servizio degli altri, e, proprio per questo, è anche un luogo di incontro e di dialogo. Essa vuole pensare prima di tutto ai giovani col progetto del microcredito (6.000.000,00 € circa donati da varie organizzazioni benefiche), iniziativa che prevede una parte di finanziamenti a fondo perduto e un’altra a tassi davvero bassissimi. In questo modo, potremo dare una mano concreta alla nascita di tante cooperative di giovani e così gettare le basi del loro futuro. Un’altra nostra priorità sono gli anziani, che sentono più il peso della solitudine, soprattutto nei nuovi insediamenti nati dopo il terremoto. Per questo motivo, ribadisco la necessità di costruire i cosiddetti ‘Centri di comunità’.
Proprio oggi un quotidiano dà notizia dei fondi della Protezione Civile destinati alla chiesa di S. Biagio d’Amiterno. È soddisfatto?
La notizia riportata, in realtà, è imprecisa. La Protezione Civile ha stanziato 1.750.000,00 € per l’oratorio di S. Giuseppe dei Minimi e non per S. Biagio d’Amiterno anche se fanno parte di uno stesso complesso. La ‘Fondazione Roma’, invece, tramite il presidente dott. Emanuele Emanuele, con cui la Diocesi è in contatto, ha stanziato 2.900.000,00 € per il restauro della chiesa di San Biagio d’Amiterno nell’omonima piazza aquilana. Proprio lunedì prossimo, 15 marzo, alle ore 12:00 con la partecipazione dell’Arcivescovo e del presidente della ‘Fondazione Roma’ sarà inaugurato il cantiere per la ricostruzione della chiesa di S. Biagio d’Amiterno.
Come valuta l’incontro di lunedì scorso con le Istituzioni cittadine?
Forse non siamo riusciti a far comprendere appieno il senso del nostro incontro. Non siamo andati ad imporre nulla. Penso che il consiglio comunale sia di tutta la città e la chiesa intesa non come Curia ma come insieme di cittadini, sacerdoti e vescovi, abbia pieno diritto di avanzare le proprie proposte e di essere ascoltata proprio dal consiglio comunale nel suo insieme. Anzi sarebbe bello rinnovare questi incontri, in cui viene data la possibilità di un confronto diretto tra i rappresentanti della comunità ecclesiale formata da cittadini e gli amministratori della città. Auspico che l’incontro di lunedì scorso sia l’inizio di un dialogo da intensificare sempre più. L’assise cittadina è come un’ ‘agorà’ dove tutti hanno diritto di esprimersi ed essere ascoltati. Ringrazio quanti ci hanno dato l’occasione di farlo. Ci auguriamo che le nostre istanze siano valutate con la giusta attenzione, in quanto non sono portatrici di interessi privati della chiesa, ma puntano al bene di tutta la città. In effetti, abbiamo cercato di essere i portavoce di quello che la gente chiede e dice; soprattutto dei più deboli, degli ultimi di questa città, di chi non ha voce. Sento dire spesso che l’Aquila dovrà tornare più bella di prima ma questo non può essere soltanto una bella frase. Deve tradursi in progetti concreti con l’apporto di tutti e noi avvertiamo come anche nostra questa responsabilità.
Eccellenza, in questo periodo c’è molta polemica sulla questione della Nuova Casa dello Studente e della Mensa dei poveri di Piazza d’Armi. Può chiarire le questioni?
Per quanto riguarda la ‘Residenza San Carlo’ sono poco abilitato a parlare perché tutto è avvenuto ben prima del mio arrivo, e, da quello che ho ascoltato e letto, sono state già date ampie delucidazioni. Inoltre, si aspetta il verdetto definitivo del TAR e, come si suol dire, è bene che la giustizia faccia il suo corso. Quanto invece alla realizzazione della ‘Mensa di Celestino’, anche questa era stata già decisa prima del mio arrivo anche se i lavori sono iniziati nel gennaio scorso. L’opera però non è stata programmata dalla diocesi, ma è un dono della Protezione Civile e del quotidiano ‘il Centro’ alla città, frutto dell’intraprendenza di padre Quirino Salomone e del Consorzio Celestiniano. Ho già detto in varie occasioni, anche agli interessati, che personalmente avrei preferito una maggiore concertazione tra il Comune, il Consorzio Celestiniano e la Diocesi anche se riconosco che non tocca a noi, diocesi, stabilire cosa si debba fare con fondi offerti dalla Protezione Civile e da un quotidiano. A partire, però, da questo episodio è nata l’esigenza di coordinarci meglio tra tutte le componenti della chiesa aquilana per lavorare in più grande sinergia ed è così maturata la comune decisione di far sì che la diocesi si faccia portatrice di tutte le esigenze delle sue varie componenti. Proprio per questo con gli Istituti religiosi operanti in diocesi ed anche con le altre diocesi dell’Abruzzo, si è aperto un tavolo di coordinamento finalizzato alla migliore realizzazione dell’importante e non facile opera della ricostruzione
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