Pizzoli (AQ): storia dello stupro ed interrogatorio del presunto stupratore della studentessa

Grande eco, smarrimento, stupore, suscitò a Pizzoli – operosa cittadina dell’Alta Valle dell’Aterno nell’Abruzzo aquilano – ma più in generale nell’intero Paese la notizia dell’inaudita violenza perperata ai danni di una povera ragazza laziale appena vent’enne, studentessa universitaria di ingegneria nel capoluogo abruzzese. Era la gelida notte del secondo w.e. di febbraio – ironia della […]

Grande eco, smarrimento, stupore, suscitò a Pizzoli – operosa cittadina dell’Alta Valle dell’Aterno nell’Abruzzo aquilano – ma più in generale nell’intero Paese la notizia dell’inaudita violenza perperata ai danni di una povera ragazza laziale appena vent’enne, studentessa universitaria di ingegneria nel capoluogo abruzzese. Era la gelida notte del secondo w.e. di febbraio – ironia della sorte, vigilia della festa degli innamorati – allorchè un’ assurda violenza, cieca ed abbietta si scatenò, nella discoteca Guernica di Pizzoli, nei confronti di quella povera fanciulla, viva solo per miracolo. Ma veniamo ai fatti; erano circa le 03.30 si sabato 11 febbraio quando il proprietario e dei buttafuori impegnati in un giro di perlustrazione e controllo, rinvenirono all’esterno della discoteca una ragazza pressoché assiderata, svenuta, seminuda e piena di sangue. Accanto a lei un militare in ferma breve ( vfb ), di origini meridionali, in servizio al 33° battaglione fanteria Acqui di stanza all’Aquila, anch’egli con delle macchie di sangue nei vestiti. Intervennero immediatamente i Carabinieri del Comando provinciale dell’Aquila agli ordini del colonnello Savino Guarino che avviarono velocemente le indagini trattenendo in caserma per qualche ora il militare; gli uomini del 118, in una lotta contro il tempo, soccorsero immediatamente la giovane trasportandola al S. Salvatore. Un simile misfatto va considerato in tutta la sua brutalità e ha bisogno dei tempi necessari all’indagine per fare piena luce sull’accaduto ed assicurare gli aguzzini alla giustizia. D’altro canto la cautela è d’obbligo, in questi casi, poichè non si possono sbattere sulle prime pagine di tutti i giornali, in quanto si tratta di un caso nazionale, di enorme gravità trattato dalla Rai e da tutti i social network, i nomi se non si ha la matematica certezza che in qualche modo ne siano coinvolti. Per questo il giorno successivo intervennero i RIS ( reparto investigazione scientifiche dei carabinieri ) effettuando una serie di rilevamenti che dopo il riscontro delle analisi portarono all’iscrizione nel registro degli indagati di 4 giovani; tre militari del 33° Battaglione Fanteria Acqui ed una ragazza fidanzata di uno di loro. La posizione più grave apparve subito quella del giovane trovato vicino alla ragazza ed immediatamente sentito dai Carabinieri; egli ammise il rapporto sessuale asserendo che la ragazza era consenziente. La malcapitata ora è in via di ripresa e, con l’ausilio di una psicologa, sta tentando di tornare alla normalità. La poveretta era davvero ridotta male gli furono applicati 48 punti di sutura nelle parti intime e subì’ un intervento chirurgico. Tanti voci e le più disparate si susseguirono su questo misfatto, prima si era parlato di violenza da branco poi di un solo responsabile poi da quattro persone compresa una sua amica. Le indagini si mossero immediatamente a ritmo serrato tant’è che gli investigatori continuarono il loro lavoro anche di domenica; per giorni risentirono di nuovo persone informate dei fatti e, nonostante l’inchiesta fu giustamente secretata, qualche informazione riuscì a trapelare. Si apprese successivamente che l’avvocato della studentessa aveva sostenuto, vista la gravità della situazione, che si sarebbe potuta ravvisare la procedibilità d’ufficio e cambiare quindi il capo d’imputazione da violenza sessuale a tentato omicidio. Cosa che puntualmente avvenne sebbene è un preciso compito spettante alla pubblica accusa che doveva decidere il reato da contestare. Accusa ben più grave anche se la violenza sessuale è di per se un reato infamante che, è vero, umilia e segna per sempre la vittima, specialmente se in giovane età. Ora che ci sono elementi probatori certi tali da determinare un preciso contesto accusatorio con l’arresto del presunto stupratore bisogna fare presto ed una volta accertata l’effettiva colpevolezza rinchiudere il malfattore a vita nelle patrie galere . Intanto anche gli ufficiali dell’esercito stanno chiedendo delucidazioni alla magistratura per sapere come comportarsi nei confronti dei tre caporali indagati. Il procuratore capo della procura della Repubblica dell’Aquila dott. Alfredo Rossini dichiarò alla stampa:” Ci troviamo in una fase d’indagini abbastanza avanzata, abbiamo acquisito elementi utili per fare chiarezza su un episodio i cui contorni giudico gravi. Sembra verso fine settimana si avranno delle notizie certe che, auguriamoci, serviranno a delineare il quadro esatto della situazione atto ad individuare i colpevoli. In merito alla notizia di qualche giorno – secondo cui gli alpini lasciavano il controllo delle sedi istituzionali e dei servizi di pattugliamento del centro storico al 33esimo Battaglione Artiglieria Acqui nel contesto dell’operazione “ Strade Sicure “ – il comitato 3.32, essendo venuto a conoscenza che i tre militari sono rientrati in servizio al Battaglione ha chiesto al Comando ed alle Istituzioni competenti di sospenderli immediatamente, in via cautelativa, dal servizio e di diffondere pubblicamente la notizia. Ora siamo in attesa di ulteriori sviluppi della situazione intanto il presunto violentatore è stato rinchiuso nel carcere di Teramo, insieme all’altro caporale, Salvatore Parolisi, accusato di un reato altrettanto grave ed infamante: aver uccisa la moglie, Melania Rea, privando della madre una bimba in tenera età. Si tratta di un reparto di maggiore protezione;in quanto potrebbero avere delle ritorsioni da parte di altri detenuti secondo un codice che vige nelle carceri.
Oggi il militare, Francesco Tuccia di origini meridionali, è stato interrogato alla presenza del suo avvocato, nell’aula del Gip presso il Tribunale provvisorio di Bazzano ( AQ ); egli, come fin dalle prime ore dopo lostupro, ha ammesso il rapporto escludendo altri partecipanti e soprattutto i ”corpi estranei”. Il suo avvocato ha ribadito il concetto secondi cui ci fu rapporto sessuale consenziente durante il quale la ragazza riportò le ferite asserendo che la dinamica va accertata con perizie medico legali Tante le dichiarazioni di esponenti pubblici arrivate a caldo ed unanime lo sdegno e la condanna. Una per tutte quella del Sindaco di Pizzoli – tranquilla cittadina ad appena 10 km dall’Aquila, in cui convivono, perfettamente integrati e senza problemi di rilievo comunità di etnie diverse, Angela D’Andrea – che ha dichiarato:” Si è trattato di un atto di sconvolgente gravità auspico una condanna esemplare per i colpevoli una volta individuati”. Sulla stessa lunghezza d’onda tutte le altre dichiarazioni puntualmente giunte da esponenti del mondo politico, Istituzionale e della società civile. La città oltre ad essere sgomenta è, come di solito in queste circostanze, divisa tra colpevolisti e innocentisti. Ai primi dico attenzione aspettiamo l’esito delle indagini prima di emettere sentenze affrettate, che poi è la linea di fermezza e riservatezza in cui si è mossa, correttamente a mio modesto parere, la Procura. Ma la verità deve venire fuori quanto prima, guai a rimanere un caso in soluto . Ai secondi rivolgo la preghiera di valutare obiettivamente la gravità della situazione e pensare a cosa avrebbero fatto se un efferatezza simile fosse toccata a qualcuno dei propri cari. Premesso che contro la propria volontà a nessuno va accarezzato neanche un capello, da garantista per eccellenza dico: fino alla condanna vige la norma della presunzione d’innocenza ma una volta accertate simili, gravissime, responsabilità si deve emettere una sentenza esemplare richiudendo il colpevole nelle patrie galere. Alla ragazza esprimo, a nome mio e di questa prestigiosa testata, solidarietà e vicinanza esortandola a reagire affinchè dalla paura ritrovi il coraggio nel domani e, dallo splendore dei suoi vent’anni, la forza per rialzarsi e continuare a camminare, a testa alta, nei vari sentieri della vita.

Nando Giammarini

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