L’OCSE ha dunque bocciato il modo con cui è stata gestita sin’ora la tragedia de L’Aquila, che a tre anni dal sisma vede Regione e Provincia, “frammentate in termini di prospettive e vedute; con difficoltà a guardare all’esterno e in avanti per far maturare una nuova prospettiva di sviluppo e creare le condizioni per realizzare attività sociali ed economiche della portata richiesta”.
Una bocciatura sonoro quella della OCSE, che vede nell’attuale idea di ricostruzione, un andamento in senso “diametralmente opposto rispetto all’idea di realizzare una città intelligente”.
Mario Monti ha dichiarato che “non se l’aspettava così” la città, dopo 1000 dal sisma e dopo essere stata un set per Berlusconi, per poi essere lasciata alle sue beghe, ai litigi interni, senza progressione né costrutto.
Ma nota anche che, nonostante tutto, “c’è una gran voglia di fare, di ricostruire” e mentre sorseggia il caffè, con la moglie Elena, nel bar Nurzia, anche se rintuzza l’attacco del sindaco Cialente (che chiede 40 milioni per l’emergenza), sa bene che il governo dovrà dar seguito alle parole di Napolitano, che ha detto che è “di vitale importanza per la cittadinanza così duramente provata dal terremoto del 2009, poter ricevere indicazioni sulla possibile strategia di sviluppo e dell’area circostante, che meritano di essere rilanciate attraverso una conseguente valorizzazione del patrimonio storico e delle risorse che fanno dell’Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma un luogo caro a tutti gli italiani”.
In un messaggio al ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, che ha moderato, nei laboratori del Gran Sasso la discussione sullo studio condotto da scienziati di tutto il mondo, il Capo dello Stato ha scritto: ”Caro Ministro, desidero esprimerle il mio vivo apprezzamento, pregandola al tempo stesso di porgere il mio saluto agli altri rappresentanti del governo nazionale e alle istituzioni locali, per l’iniziativa che oggi si tiene ad Assergi, con l’apporto qualificato di esperti internazionali”.
Secondo il Capo dello Stato l’Aquila merita il rilancio e deve, dopo tre anni di confusione ed assenza, ricevere indicazioni sulla strategia di sviluppo, sia della città, che dell’area circostante.
Una visita attesa cinquecento giorni quella di Monti, da quel lontano novembre 2010 in cui Berlusconi mise piede nel capoluogo per la 27esima e ultima volta, con una città colpita ma non piegata, che riabbraccia, un presidente del Consiglio e stavolta, a differenza di allora, con solo applausi e senza fischi o contestazioni.
Le contestazioni che hanno accompagnato l’ultima fase del governo Berlusconi sembrano un lontano ricordo e Monti, accompagnato da mezzo governo (Barca Cancellieri e Profumo),da Gianni Letta e dall’inseparabile moglie Elsa, afferma che le emozioni che ha provato gli hanno dato “ancor più convincimento per agire”.
In auto raggiunge Assergi dove c’è il confronto sul piano Ocse-Università di Groningen, assiste agli interventi dei suoi ministri Barca e Profumo, e poi prende la parola.
Un discorso già pronto, dal quale solo raramente divaga. Ringrazia Letta (“Fonte perenne di equilibrio e saggezza, che ha fatto tanto per L’Aquila”) e poi si concede qualche emozione: “Oggi ne ho provate due forti, essere qui e visitare il centro. In nessun punto come alla Casa dello Studente è visibile la testimonianza della sofferenza. Ma ho visto anche voglia di riscatto e rilancio”.
Infine torna lucido e tecnicamente professorale e conclude che il piano del governo sarà efficace solo che ci sarà “una forte coesione e la capacità di ricostruire le relazioni”.
Ed impartisce una dura lezioni a tutto coloro che sino ad oggi hanno gestito l’emergenza, ricordando che due debbono essere gli assi portanti: “Diventare un modello di innovazione e integrarlo con la valorizzazione del patrimonio esistente”.
Prima di ricevere, dalle mani di Chiodi, il Guerriero di Capestrano, afferma anche che: “Assicureremo i fondi per l’ultima parte dell’emergenza e avvieremo l’ordinaria gestione” e, ancora che le priorità sono “la ricostruzione delle case E della periferia e il completamento dei piani di ricostruzione dei centri storici”, ricordando che ancora ne mancano ben 35. Infine, tutti a cena da Elodia, a Camarda: Monti, i ministri Barca, Cancellieri e Profumo e poi Chiodi, Cialente, Del Corvo e Gianni Letta, con l’intera città che stempera la sua angoscia in una rinnovata speranza.
Carlo Di Stanislao
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