L’Aquila: tutti i terremotati via dagli alberghi

Ci hanno messo tre anni per tornare nella propria città. Alla vigilia del terzo anniversario dal sisma del 6 aprile 2009, hanno finalmente trovato una sistemazione aquilana gli ultimi sfollati che da 1096 giorni vivevano negli hotel sulla costa. Si tratta di 232 persone che sono state sistemate, secondo i dettami delle ordinanze in materia, […]

Ci hanno messo tre anni per tornare nella propria città. Alla vigilia del terzo anniversario dal sisma del 6 aprile 2009, hanno finalmente trovato una sistemazione aquilana gli ultimi sfollati che da 1096 giorni vivevano negli hotel sulla costa. Si tratta di 232 persone che sono state sistemate, secondo i dettami delle ordinanze in materia, in alloggi liberi del piano C.a.s.e, nei moduli abitativi provvisori disponibili e in affitto concordato, se hanno una casa fortemente lesionata oppure in una zona rossa. Sono, invece stati alloggiati presso le stanze della Caserma della Guardia di finanza dove vivono altri 141 aquilani, le persone che hanno una casa poco danneggiata, spesso popolare, la cui pratica è rimasta indietro. Altri hanno chiesto il Cas, contributo di autonoma sistemazione, e hanno provveduto da soli a trovare una situazione alloggiativa.

“Negli hotel sulla costa – ha spiegato l’assessore comunale all’Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini, in carica da pochi mesi e alla fine del mandato – sono rimasti soltanto una trentina di anziani che erano ospiti di residenza sanitarie assistite e le cui sedi sono ora inagibili. Rimangono negli hotel in convenzione con noi e con la Asl. Abbiamo cercato di razionalizzare le spese e di trovare una soluzione adeguata per tutti. Le persone rimaste fuori città erano persone con situazioni particolari: anziani, famiglie con qualche disagio oppure residenti nelle case Ater le cui pratiche sono bloccate per motivi burocratici. Finalmente sono all’Aquila, la situazione era insostenibile per loro”.

Il comune dell’Aquila, oltre ad aver messo fine alla “diaspora” sta cercando di razionalizzare gli alloggi: “Stiamo favorendo gli spostamenti dei single in case più grandi dando una soluzione più confacente ai cosiddetti nuclei compressi. Abbiamo inoltre consentito ai nuclei aggregati di disaggregarsi offrendo un secondo alloggio e cercato una soluzione idonea per le famiglie che si sono separate. Ora lavoreremo per cercare di soddisfare le richieste di quanti hanno il contributo di autonoma sistemazione e vogliono beneficiare invece di un alloggio del piano C.a.s.e, circa duecento persone. Partiremo dai nuclei più numerosi così avrà finalmente una casa anche chi per tre lunghi anni si è arrangiato come ha potuto”.

Nonostante le buone intenzioni e i fatti che si riscontrano e che segnano dei miglioramenti significativi nella vita delle persone l’assessore Pelini sottolinea come, accanto alla ricostruzione fisica è ormai non rimandabile la ricostruzione sociale di una comunità completamente disgregata e senza punti di ritrovo e riferimento: “Bisogna procedere nell’ottica della massima partecipazione e coinvolgimento della popolazione. Dobbiamo prima ascoltare i bisogni delle persone, poi chiedere loro cosa vogliono. Basta scelte calate dall’alto!”. A tre anni dal terremoto, comunque, ci sono nel cratere33.357 persone fuori dalle proprie case gravemente danneggiate. Nessuna certezza sui tempi di recupero delle loro abitazioni siano esse fuori o dentro la zona rossa.

Elisa Cerasoli

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