A tre anni dal sisma, “basta fare una visita nel centro storico, e ci si rende conto che e’ cambiato poco”. Per questo si puo’ affermare che “la politica non e’ stata all’altezza della situazione, non ha espresso tutto quello che di positivo avrebbe potuto esprimere”. E’ il duro giudizio dell’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, intervistato dalla Radio Vaticana all’indomani della fiaccolata con la quale 10 mila aquilani hanno voluto ricordare i 309 morti causati dal terremoto che il 6 aprile di tre anni fa devasto’ la citta’ e altri 50 comuni abruzzesi. “Forse – aggiunge – e’ mancata soprattutto, a noi aquilani, l’unita’: l’unita’ nel popolo. Tra le istituzioni, tra la politica, tra le varie amministrazioni e’ mancata questa unita’ di tutti per raggiungere l’unico obiettivo: la ricostruzione”. “Penso – confida a questo punto il presule – che l’unica speranza sia quella che vive ancora nel cuore dei cristiani, perche’ esternamente e’ cambiato poco, purtroppo: le nostre chiese del centro sono ancora devastate, anche i palazzi antichi, i monumenti antichi”.
Monsignor Molinari invita tuttavia a guardare al futuro “senza sfiducia, senza scoraggiamento”. “Io – continua l’arcivescovo – spero sempre che, superando le lentezze della burocrazia, superando le divisioni politiche, si possa veramente arrivare a vedere una ricostruzione che incomincia, una citta’ che rinasce”. L’anniversario del sisma, sottolinea infine Molinari, coincide proprio con il Venerdi’ Santo e all’Aquila c’e’ la tradizione di una bellissima processione del Cristo morto: “Gesu’ – conclude – e’ morto per tutti: e’ morto duemila anni fa, continua a morire ogni volta che gli uomini non lo accolgono, ogni volta che i cristiani tradiscono il suo messaggio. Pero’, Cristo e’ risorto e vivo e mi auguro che risorga anche per noi aquilani, concretamente, aiutandoci a ricostruire la nostra citta’, il nostro territorio, il nostro futuro”.
Lascia un commento