Acqua sempre più cara e tariffe fuori controllo: +24,5% di media e in 40 città gli aumenti sono superiori al 30%. Record a Lecco (+126%), Benevento (+79,8%) e Massa Carrara (+64,3%). E’ la Toscana la regione più cara. Isernia, Trento e Milano le città dove il servizio costa meno. Sono le cifre riportate nell’annuale indagine dell’Osservatorio “Prezzi & tariffe” di Cittadinanzattiva sui costi del servizio idrico. Nel 2011 rispetto al 2010, le tariffe sono cresciute su base nazionale in media del 5,8%, con oltre 70 città che hanno visto ritoccate all’insù le tariffe, in 11 casi con aumenti a due cifre. In generale, il caro bollette viaggia più spedito al Centro (+34,3% rispetto al 2007, +6,2% rispetto al 2010). Seguono le regioni del Nord (+25,6% rispetto al 2007,+6,7% rispetto al 2010) e il Sud (+14,1% rispetto al 2007, +3,2 rispetto al 2010). Le regioni centrali si contraddistinguono in media per le più’ elevate tariffe applicate al servizio idrico integrato. La Toscana, con ben 7 citta’ tra le prime 10 piu’ care, si conferma la regione con le tariffe mediamente piu’ alte (431 euro). Costi piu’ elevati della media nazionale si riscontrano anche nelle Marche (379 euro), in Umbria (371 euro), in Emilia Romagna (369 euro) e in Puglia (353 euro). Elevate differenze esistono anche all’interno delle stesse regioni. Ad esempio, in Sicilia tra Agrigento e Catania intercorre una differenza di ben 255 euro. Altri esempi di simile portata si riscontrano in Toscana, Liguria, Veneto, Marche, Lombardia, Friuli, Piemonte ed Emilia Romagna.
In Italia, secondo Legambiente-Ecosistema Urbano 2011, in media il 32% dell’acqua immessa nelle tubature (per tutti gli usi) va persa, problema particolarmente accentuato al Sud (42%) e al Centro (32%), meglio il Nord che presenta percentuali di perdite al di sotto della media nazionale (25%). La manutenzione? Inesistente o quasi: rispetto al 2007, su 88 citta’ prese in esame la dispersione idrica e’ aumentata in ben 47. Cosenza (73%), Campobasso (65%) e Latina (62%) le citta’ colabrodo, seguite da altre 9 in cui almeno la meta’ dell’acqua immessa va persa: Pescara, Avellino, Trieste, Grosseto, Potenza, Catania, L’Aquila, Gorizia, Siracusa. Tra queste 12 citta’, solo a L’Aquila la dispersione rispetto a 5 anni fa e’ in diminuzione, per le altre la situazione e’ stabile o addirittura peggiorata.
Negli ultimi cinque anni, il costo dell’acqua non ha fatto che aumentare in Emilia-Romagna: +30% di media a fronte di un incremento su scala nazionale del 24,5%. Incrementi a due cifre si sono registrati in tutti i capoluoghi tranne che a Bologna (+5%): Modena (+24%), Rimini (+25,5%), Ferrara (+26,9%), Reggio Emilia (+29,6%), Ravenna (+34,2%), Cesena e Forli’ (+34,6%), Piacenza (+36,4%), Parma (52,5%). “Aumenti importanti” ci sono stati anche nell’ultimo anno: nel 2011 rispetto al 2010, le tariffe sono cresciute su base nazionale in media del 5,8%, in Emilia-Romagna del 6%. Gli incrementi maggiori a Reggio Emilia (8,7%). Stando alle tabelle, in Emilia-Romagna, e’ Reggio Emilia la citta’ in cui l’acqua per uso domestico costa di piu’, con una spesa media annua di 425 euro, “ben 131 euro in piu’ di quanto la si paga a Bologna, citta’ in cui il servizio costa meno a livello regionale, addirittura 315 euro in piu’ di quanto la si paga a Isernia, citta’ in cui il servizio costa meno a livello nazionale”, segnala un comunicato di Cittadinanzattiva. E’ questa la situazione citta’ per citta’: a Bologna la spesa per l’acqua nel 2011 e’ stata di 294 euro contro i 286 del 2010 e i 280 euro del 2007: una variazione nell’ultimo biennio del 2,8% e nel quinquennio del 5%. A Cesena il dato sul 2011 e’ di 405 euro contro i 378 del 2010 e i 301 del 2007 (+7,1%; +34,6%). Ferrara: 406 euro l’anno scorso, 388 due anni fa e 320 nel 2007 (+4,6%; +26,9%). Poi viene Forli’: 405 euro nel 2011, 378 nel 2010 e 301,00 nel 2007 (+7,1%; +34,6%).
Ecco Modena: 310 euro nel 2011, 290 nel 2010 e 250 nel 2007 (+6,9%; +24%). A Parma l’anno scorso si spendevano 392 euro contro i 376 dell’anno precedente e i 257 del 2007 (+4,3%; +52,5%). A Piacenza, 296 euro nel 2011, 276 nel 2010 e 217 nel 2007 (+7,2%; +36,4%). A Ravenna: 416 euro nel 2011, 389 nel 2010 e 310 nel 2007 (+6,9%; 34,2%). Chiudono la classifica Reggio Emilia con 425 euro un anno fa, 391 due anni fa e 328 nel 2007 (+8,7%; +29,6%) e Rimini con 344 euro nel 2011, 328 nel 2010 e 274 nel 2007 (+4,9%; +25,5%). La media indica una spesa di 369 euro nel 2011, 348 nel 2010 e 284 nel 2007 (+6%; +30%). Cittadinanzattiva fornisce anche le percentuali sulla dispersione della rete idrica. A Bologna l’acqua perduta era il 28% nel 2010 contro il 25% del 2007. Queste le cifre delle altre citta’ sempre riferite al confronto tra la situazione di due anni fa e quella che c’era cinque anni fa. Ferrara: 29% e 30%; Forli’: 19% e 19%; Ravenna: 21% e 21%; Modena: 31% e 22%; Parma: 33% e 32%; Piacenza 17% e 14%; Reggio Emilia 22% nel 2007; Rimini: 21% e 17%. La media regionale vede un aumento della dispersione di rete dal 22% del 2007 al 24% del 2010.
“Da questo punto di vista- continua- ci aspettiamo molto dal lavoro dell’Autorita’ alla quale da poco sono state attribuite competenze in materia di servizi idrici. Cittadinanzattiva le consegnera’ con piacere i propri studi di settore convinta che possano risultare utili all’Autorita’, chiamata quanto prima a definire e a far rispettare ai gestori dell’acqua una diretta relazione tra investimenti, standard di qualita’ del servizio e costi in bolletta”.
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