Sulla vicenda Carispaq/Banca Popolare Lanciano & Sulmona si è speculato e detto di tutto in questi ultimi mesi. Noi siamo stati in religioso silenzio, per evitare strumentalizzazioni durante la campagna elettorale. Oggi, però, a elezioni chiuse, è il momento di parlare apertamente.
Abbiamo sentito tanta ipocrisia. Ci si è appellati alla difesa del territorio, alla salvaguardia della “abruzzesità” delle due banche, alla loro storia ultracentenaria, ad argomenti che alimentano una retorica inutile e che tanto nocumento creano al territorio.
Oggi vogliamo squarciare questo velo inutile di ipocrisia e guardare la realtà.
Interveniamo perché un territorio competitivo lo si costruisce insieme facendo dialogare gli attori della business community locale con i player nazionali ed internazionali, i quali necessitano di basi solide per costruire i loro programmi e i loro progetti di sviluppo sul territorio. E per creare valore aggiunto autoctono abbiamo anche e soprattutto bisogno di capitali, di innovazione, di professionalità di grandi gruppi industriali e finanziari che non vengono per colonizzare un territorio ma che lo preferiscono per fare impresa. Senza dimenticare che il livello di qualità del fare impresa dipende anche dal virtuosismo ed illuminismo che esprime il territorio.
La verità è che la “nostra” Carispaq, dal lontano 1999, e non da tre mesi, fa parte di un altro gruppo: gli stakeholders della provincia dell’Aquila, per il tramite della Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila, hanno ceduto il pacchetto di maggioranza già da tempo.
E non il 35%, ma ben il 79%.
Lo hanno fatto peraltro con lungimiranza, scegliendo un grande partner, popolare, con forte radicamento con il territorio. La “nostra” Banca Popolare di Lanciano & Sulmona dal lontano 1995 è controllata per il 52% circa dal gruppo BPER. Cosa sarebbero oggi Carispaq e BPL&S senza l’appartenenza ad un grande gruppo? Cosa ne sarebbe di Carispaq dopo il 6 Aprile del 2009? Avrebbero avuto le risorse finanziare per fare sviluppo, per fare investimenti in formazione, in innovazione…? Avrebbero avuto la professionalità e le competenze necessarie per stare sul mercato? Il sistema bancario italiano è in forte evoluzione da almeno tre lustri. Grandi e prestigiosi marchi che hanno fatto la storia dell’Italia dal dopoguerra in poi non esistono più: si sono concentrati, trasformati, accorpati per essere più competitivi e più forti. Con buona pace dei nostalgici e dei retorici, la storia non va all’indietro e la nostra capacità deve dimostrarsi nel saperne accompagnare e guidare il corso. Il contesto internazionale è quello che conosciamo, a noi resta da dimostrare quello che valiamo difendendo i nostri interessi, gli interessi delle nostre imprese e del nostro territorio, all’interno di una visione strategica più ampia.
Al gruppo dirigente di BPER dobbiamo chiedere e pretendere, monitorando costantemente il piano industriale, che continui ad investire sulle due banche, che sono pur sempre loro stesse delle imprese, anche se qualcuno, spesso, lo dimentica. Chiediamo che progettino banche ancora più forti e virtuose rafforzando le direzioni sul territorio. Più efficienti ed efficaci, in grado di dare servizi di qualità, in minor tempo possibile, che non applichino procedure farraginose, che agevolino il credito alle nostre PMI, che possano abbattere i costi per i clienti… insomma di far crescere partner bancari competitivi che supportano il tessuto produttivo ed economico della nostra regione. Che dia garanzie di percorsi di crescita alle tante giovani professionalità attualmente presenti nei due istituti.
Chiediamo anche che il Gruppo BPER recuperi un rapporto con la Fondazione Carispaq, con la quale, vale la pena di ricordarlo, stipulò essa stessa un Patto Sociale ben preciso che, invece, oggi sembra essere stato completamente spazzato via.
La sentenza finale la scriverà, per fortuna, il mercato. Di questo ha forte bisogno il territorio. Non di retorica, né di ipocrisie. Non è con la retorica né con l’ipocrisia che si creano ricchezza ed occupazione autentica.
Diversamente, coloro che si appellano – solo ora (sic!) – esclusivamente alla storia da difendere, trovino i capitali finanziari necessari per proporre al gruppo BPER di Modena di riacquistare il pacchetto di maggioranza dei due istituti di credito…
Fabio Spinosa Pingue
Presidente di Confindustria L’Aquila
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