In un clima di semplicità quasi familiare, secondo il suo stile di uomo di fede, di umiltà e di dialogo si è svolta ieri pomeriggio alle 18.00 a Coppito, presso la Biblioteca di Murata Gigotti, la presentazione del libro di Mons. D’Ercole: “Nulla Andrà Perduto”. In una sala stile antico, con le volte a mattoncini rossi e dalle pareti abbellite da scaffali di libri, che ben interpretavano lo spirito della gente giunta da ogni angolo della città e dai paesi limitrofi, si è voluto dimostrare vicinanza ed affetto all’autore. Le ultime vicende in cui è coinvolta la chiesa, non solo quella aquilana ma universale, compreso il Vaticano, hanno determinato un clima di sfiducia generale, nei confronti dell’organizzazione ecclesiastica. Essa deve affrontare ed individuare, ora più che mai, nuove strategie efficaci e risolutive per evitare il rischio di una sua totale marginalizzazione e perdita di credibilità . La presentazione del libro, è stata preceduta dall’ intervista di Giosafat Capulli, editore di Tvunoaq, una delle più seguite reti locali che, con bravura e professionalità, ha rivolto una serie domande al Vescovo ausiliario dell’Aquila. Le risposte sono state salutate da scroscianti applausi e momenti di particolare condivisione, soprattutto quando ha fatto riferimento alle sue origini. Si è ritenuto un uomo fortunato poiché sua madre, morta prematuramente all’età di 36 anni, lo aveva educato alla fede cristiana mentre suo padre, un manovale di idee social comuniste, anticlericale ma animato da profonda considerazione ed umanità verso i bisognosi, gli aveva insegnato il Cristianesimo vero, non quello fatto di parole ma di realtà, cui si avvicinò alla fine della sua vita. Le sue origini fondate su un’idea di onestà e di giustizia gli sono state di grande aiuto, soprattutto nelle difficoltà delle note vicende giudiziarie in cui è coinvolto; vicende che egli spera si concludano quanto prima, poiché quando si ha la coscienza tranquilla, non si teme nulla. La sua posizione giudiziaria, ha inoltre spiegato, gli è stata di grande aiuto per riconoscere la verità delle persone nel momento del bisogno e l’umiltà indispensabile, per rapportarsi e fidarsi ancora degli altri, poiché Dio non abbandona nessuno. Per spiegare meglio questo concetto ha letto, insieme a tutti, la “ Parabola della zizzania”, narrata nel Vangelo,secondo cui mentre tutti dormivano, arrivò il nemico e la seminò in mezzo al grano. Quando poi la messe fiorì e diede frutto, apparve anch’essa; i servi allora dissero al padrone di non aver seminato un buon seme in quanto tra il grano c’era anche la zizzania. Il padrone rispose loro: un nemico ha fatto questo. Quando i servi proposero di andarla ad estirpare, egli fu contrario poiché insieme ad essa, avrebbero sradicato anche il grano. Li esortò a far crescere insieme le piante fino alla mietitura durante la quale, quella cattiva venne riunita in fascine e bruciata, mentre il grano riposto nel granaio. L’insegnamento di questa parabola, consiste nell’avere pazienza e nel seminare sempre bene il campo della vita, affinchè la giustizia splenda come il sole ed illumini il cuore della gente. Ha altresì parlato della solitudine, sostenendo che anche nelle circostanze più avverse non si è sentito mai solo, perché confortato dalla vicinanza del Signore; ha poi invitato i giovani a sentirsi sempre amati: ” Come i fiori si aprono agli altri, così l’amore deve essere un’esplosione di gioia”. Sul delicato tema dei social network, visto lo spropositato uso che se ne fa abitualmente, Ii ha esortati a dialogare tra loro con un linguaggio più comprensibile e a non rifugiarsi nel virtuale per fuggire da una realtà scomoda, in cui si riconoscono sempre meno. Affrontare la vita nella sua reale dimensione ed alimentare i rapporti interpersonali attraverso la comunicazione, il contatto, l’abbraccio e l’emozione devono essere l’obiettivo ed il fine di un amore, non virtuale ma “ virtuoso”. Dopo l’intervista di Tvunoaq, è intervenuta l’equipe di TG5 con altre domande sulla situazione dei collaboratori del Papa, da cui è emersa la sua posizione ben lontana dalle rivelazioni di notizie riservate, ostinandosi a non capire come mai appaiano solo in momenti particolari, per fare scalpore nascondendo una lotta di potere, strumentale e costruita. “ Nulla Andrà Perduto”, acquistato dalla maggior parte dei presenti, non è un libro consolatorio ma un libro che vuole lanciare un messaggio, un grido di speranza e d’amore, in un momento in cui la gente vive situazioni d ‘angoscia e di incertezza, dovuti allo sfaldamento della politica, della società ed è rivolto soprattutto alle nuove generazioni, che non hanno prospettive di futuro certe. Il segreto della vita non s’impara attraverso i libri, né attraverso la tecnica ma solo e soltanto con l’amore. Questo volume fa un’analisi dell’Aquila ed anche dell’Italia, della ricostruzione urgente della città e del nostro Paese ormai in crisi. Nella parte posteriore della copertina Mons. D’Ercole scrive:” Il terremoto d’Abruzzo è la metafora dello sconquasso italiano. Dobbiamo ricostruire sulle macerie per riprenderci il futuro, raccogliendo ogni frammento di bontà e di bellezza, perché nella vita nulla vada perduto.”
Maria Elena Marinucci
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