Dalle stelle alla stalla è il percorso inverso del sogno americano, che ha spinto milioni di persone a varcare l’oceano per iniziare un cammino che li portasse dalla stalla alle stelle. E’ il percorso di Eric Packer , un ragazzo prodigio dell’alta finanza, rappresentato nel film Cosmopolis di Pattinson Cronenberg. All’inizio della storia Eric Packer, un uomo non ancora trentenne, geniale visionario della finanza, è plurimiliardario in dollari. Passa gran parte della giornata in una limousine bianca, attrezzata di schermi che lo collegano ai mercati finanziari dell’estremo oriente, e di ogni altro servizio necessario al suo benessere. Prima immagina la fine del suo mondo, la fine del dollaro e l’inizio dell’era del “Topo”, danaro e simbolo di questa fine. Poi la fine inizia di fatto. La limousine resta invischiata nel centro di New York, il traffico non scorre più, e diventa difficilissimo raggiungere il barbiere per farsi aggiustare la chioma. Abbiamo così l’occasione di conoscere il tipo, lo vediamo fissato in una sorta di gelida esaltazione di sé, cieco al resto del mondo. Incontra la moglie, perfetta ed algida bellezza bionda plurimiliardaria che non gli consente di avvicinarsi, un paio delle sue amanti, e le sue consulenti professionali. Uccide quasi per gioco un uomo del suo servizio di sicurezza, la vita umana per lui è zero. E’ una giornata sfortunata, e senza poter fare nulla, perde molto, parecchi miliardi non ci dice esattamente quanti, forse non lo sa neppure lui. Esaltato ed esasperato quanto lui appare il contestatore barbone biondo che ha il coraggio di affrontarlo e di subirne le dolorose conseguenze fisiche.
Nel corso del viaggio Eric dunque perde la sua fortuna, giunge al garage delle limousine, un enorme hangar dove queste vengono conservate e meticolosamente ripulite ogni mattina. L’autista torna a casa con la sua macchina attraverso “un lurido tunnel”. E pure Eric imbocca un lurido tunnel, sottoterra, pieno di avanzi del mondo di superficie, abitato da umani/topi di sottosuolo, e lì nella sua personale discesa agli inferi, va a cercare un suo ex collaboratore. Questo abita un ampio spazio oscuro pieno di televisori, computer, scrivanie, cartelle di archivi, mucchi di carte inutili, tavoli e scrivanie, resti del mondo che fu. Drammatici i colloqui con l’ex collaboratore che vuole ucciderlo, ma non si vede farlo, si vede invece lui, che si spara ad una mano, in un momento di perdita dell’autocontrollo.
Che dire di questo film, tenebroso, senza un sorriso, difficile nelle argomentazioni spesso inafferrabili, senza un filo di speranza per i comuni mortali? Mi viene solo un breve commento: in casi estremi, il sogno della ricchezza produce mostri.
Emanuela Medoro
Lascia un commento