L’Aquila: risarcite dalla Corte d’assise d’appello 17 nigeriane, On the road

Diciassette donne nigeriane costrette a prostituirsi tra Marche e Abruzzo si sono viste riconoscere dalla Corte d’assise d’appello dell’Aquila una provvisionale immediata di 50mila euro come risarcimento compensativo, “un risultato che apre un nuovo scenario: il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno per le vittime della tratta di esseri umani”. Ad annunciarlo è l’associazione […]

Diciassette donne nigeriane costrette a prostituirsi tra Marche e Abruzzo si sono viste riconoscere dalla Corte d’assise d’appello dell’Aquila una provvisionale immediata di 50mila euro come risarcimento compensativo, “un risultato che apre un nuovo scenario: il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno per le vittime della tratta di esseri umani”. Ad annunciarlo è l’associazione On the Road, attiva dal 1990 per intervenire nei fenomeni della prostituzione e della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Quattro anni di indagine e 19 condanne portano a compimento l’operazione Sahel, avviata nel 2007 dai Carabinieri del Ros dell’Aquila, con una sentenza “che farà giurisprudenza”. La sentenza, infatti, prevede anche la confisca dei beni sequestrati vada a beneficio delle vittime e delle associazioni che si sono costituite a loro sostegno (On the Road Onlus e Coop Be Free). “Il nostro ufficio legale lavora sul tema del risarcimento del danno con determinazione – commenta Vincenzo Castelli, presidente di On the Road Onlus – perché siamo convinti che la direttiva europea n. 36 del 2011 possa e debba trovare piena applicazione. Conosciamo bene il dolore di tante giovani donne costrette alla prostituzione da criminali senza scrupoli o di uomini stranieri sfruttati sul lavoro talvolta fino alla riduzione in schiavitù: il risarcimento del danno deve essere un diritto pienamente praticabile”.

Tra le donne che hanno denunciato i propri aguzzini anche, Lilian Solomon, deceduta nell’ottobre scorso a causa di un linfoma non curato in tempo proprio perché gli sfruttatori condannati glielo hanno impedito. “La sua storia, raccontata nel documentario di Raitre “Schiavi” di Giuseppe Laganà – spiega l’associazione -, ha avuto un esito drammatico ma per un lungo tratto è stata simile a quella delle ragazze che arrivano in Europa col miraggio di un lavoro, poi un rito voodoo per sancire l’impegno di pagare decine di migliaia di euro agli sfruttatori, le minacce, la violenza, la paura ma anche la disperata speranza di riuscire ad uscirne e a ricominciare a vivere liberamente”. Sul risarcimento del danno in favore delle vittime di tratta, On the Road ora intende coinvolgere anche il legislatore nazionale. “Stiamo coordinando il lavoro in Italia di un progetto europeo proprio su questo tema – spiega Castelli -. La prossima settimana abbiamo in calendario un incontro tra operatori della giustizia e del sociale presso lo studio legale Hogan Lovells a Roma per definire una proposta di legge sulla ‘compensation’ ”.

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