Herbert Grabe è tornato in Italia, in Abruzzo, dopo l’appello lanciato alla fine di aprile dalla Germania contro il progetto di realizzazione di un parco eolico sul Gran Sasso d’Italia, nelle vicinanze di Santo Stefano di Sessanio.
Il documento è stato diffuso in Italia da vari organi di stampa e condiviso anche da Italia Nostra http://lnx.italianostra.pescara.it/wp/wp-content/uploads/2012/05/58-BriefHerbertGrabeWPSStefano1.pdf,che aveva precedentemente divulgato un proprio documento al riguardo, esprimendo preoccupazione per il futuro del turismo in un’area già segnata da fenomeni negativi causati dal sisma, dall’abbandono, dal declino economico e demografico.
Abbiamo incontrato il tour operator in occasione del cinquantesimo gruppo di turisti accompagnato in Abruzzo. Nella circostanza Herbert ha voluto inserire un omaggio a Fossa, paese nei cui confronti ha promosso negli anni scorsi una sottoscrizione in favore del piccolo paese danneggiato dal sisma, con un concerto nel Teatro “La Fragolina”, organizzato in collaborazione con la Pro-Loco, autentica animatrice della vita sociale e culturale del paese.
Nell’antico borgo, del tutto abbandonato dopo il 6 aprile 2009, accessibile solo parzialmente, continuano miracolosamente ad operare i solisti dell’Orchestra Città Aperta, che ha sede nel Teatro, trasformato da alcuni anni in studio di registrazione di colonne sonore per film, sotto la direzione di Carlo Crivelli. I musicisti, un insieme flessibile che raggiunge una cinquantina di unità, provenienti da vari paesi europei e qui trovano ispirazione e ospitalità. L’ultimo regista a seguire personalmente la “costruzione” della colonna musicale del suo ultimo film è stato, meno di un mese fa, il francese Manuel Pradal.
Il bus con i quaranta tedeschi si ferma all’ingresso del paese. Gli escursionisti proseguono a piedi in silenzio, con discrezione. Si nota subito, che non sono “turisti delle macerie”. Sembrano colpiti dal paese deserto, dalle antiche case senza vita, dove ancora oggi pericoli vengono dalla possibile caduta di massi che si possono staccare dalla montagna cui Fossa è addossata.
Una stradina in salita porta al teatro. Nell’avvicinarsi si avvertono dei suoni: sono i musicisti che stanno provando. Il programma stampato per l’occasione riporta i nomi dei solisti che parteciperanno al concerto, si tratta di Giuseppe Pelura (flauto), David Brutti (sassofono), Gesualdo Goggi (pianoforte), Francesca Giordanini (violino), Gabrielle dello Preite (violino), Susanna Persichilli (viola), Francesco Sorrentino (violoncello).
Il concerto scioglie l’emozione del gruppo. Molti hanno ai piedi scarponi da montagna, perché il T.O. Erde und Wind (Terra e vento) – http://www.erdeundwind.de – privilegia il walking e l’attraversamento di piccoli paesi di montagna, sposando in pieno i principi del turismo sostenibile. L’acustica è perfetta, i musicisti sono a loro agio e al tempo stesso molto professionali.
Gli applausi convinti concludono il concerto. Finalmente in diversi decidono di tirar fuori la macchina fotografica e fissare quegli istanti. Difficile pensare che in un paese ridotto così sia possibile abbandonarsi sull’onda di affascinanti arrangiamenti e sonorità.
E’ l’occasione per tornare a discutere dell’appello con Herbert, il quale tiene a precisare: “Non sono un nemico dell’energia eolica. Sono in particolare contro il progetto di S. Stefano e contro i progetti previsti in aree protette. Credo che le energie rinnovabili siano il nostro futuro. Chi conosce l’Italia sa che il paese ha molti luoghi con enormi risorse eoliche. Allo stesso modo, l’uso intensivo di energia solare in Italia dovrebbe essere da tempo una priorità. Ma non nelle aree protette, poiché la conservazione del paesaggio incontaminato è un fattore preminente”. Mi dice che anche molti piccoli operatori turistici di Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte e di altri paesi condividono le sue preoccupazioni.
Ci troviamo nella minuscola piazzetta davanti al teatro. L’amico del paesaggio abruzzese, assiduo frequentatore e conoscitore dei paesi di montagna e della loro storia, punta l’indice verso il Gran Sasso che abbiamo di fronte e in particolare l’area in cui dovrebbe sorgere il Parco Eolico.
Ma lo sguardo volge anche in basso, al piano sottostante, nel territorio del comune di Poggio Picenze, dove si intravede la struttura di un palazzo di cinque o sei piani di cui si sta avviando la costruzione che costituisce un’ulteriore devastante dilatazione di uno stabilimento industriale. Ma l’impatto visivo è forse ancor più forte arrivando da San Demetrio dei Vestini dove all’improvviso la piana appare quasi del tutto sbarrata. Tra l’altro l’insediamento avrebbe potuto essere localizzato nella non lontana area industriale di Bazzano, senza mutare il fascino di una piana dove sono ben visibili castelli, eremi, conventi, antichi paesi.
Dopo un lungo silenzio, Herbert sostiene con un pizzico di amarezza che “dopo il terremoto si è allentata un po’ dappertutto l’attenzione sulla tutela dei fattori ambientali e paesaggistici che sono assolutamente da tutelare.” Fa quindi un richiamo all’appello, sottolineando come “la bellezza e il significato culturale delle montagne del Gran Sasso non si limita alle zone molto più conosciute, come Campo Imperatore o le cime delle montagne intorno, ma include assolutamente le aree circostanti. I panorami in queste aree sono di una bellezza sensazionale. I sentieri che scendono da Campo Imperatore giù verso Barisciano oppure Ofena conducono attraverso un paesaggio ricco di terrazzi e avvallamenti di una struttura straordinaria. La sua ricchezza – unica in Italia – sta nella diversità delle specie, nel silenzio e soprattutto nell’ estensione, un’ ampiezza integra senza limiti.”
Scenari che più di un secolo fa portarono la scrittrice inglese Anne MacDonell ad affermare che “la natura – più che l’uomo – è stata l’architetto dei paesi di montagna, primitivi e sublimi”. E proprio questi valori continuano a cercare ed amare non solo i tedeschi che si rivolgono oggi ad “Erde und Wind”, ma anche molti italiani e stranieri. Valori attrattivi da difendere, tutelare e al tempo stesso promuovere correttamente secondo i principi dello sviluppo sostenibile.
Antonio Bini
Tutto giusto. Il mio dubbio è: come possono vivere questi paesi? Si potrebbe subito aggiungere col turismo. Ma io lo conosco questo turismo. E’ concentrato tutto in alcuni posti e regala poco al circondario. Se si continua sulla statale 17 per Pescara, sul tratto da Barisciano a San Pio delle Camere, troviamo siti, ormai abbandonati dopo il primo “al lupo al lupo” , dove i reperti sono abbandonati al loro destino: una volta dissotterati la loro fine è certa! Non ci sono più soldi per la Cultura, per il Sociale e per tutto quello che è il bello della nostra Italia. Come vivere allora col Turismo? Lo scempio di Poggio Picenze è una realtà, ma quanto ha portato in quelle zone? Mi dicono di un buon numero di occupati: questo è il dato certo. Anche a me non piace ma molte famiglie vivono con quello stabilimento. Non è così per i piccoli paesini sparsi fra le nostre montagne. L’occupazione è scarsa ed a volte di incerta legalità. Nel caso di queste grosse realtà industriali che deturpano il nostro paesaggio, sarebbe da far stipulare polizze fidejussorie per il recupero dello stato dei luoghi nel caso di dismissione..e magari anche polizze per recuperare incentivi a pioggia o cassa integrazione perpetua per i dipendenti esodati. Anche le centrali eoliche, le discariche e tanto altro ancora possono dare risorse a questi antichi borghi: come sostituirli? Perchè il cittadino di Santo Stefano di Sessanio non può godere di incentivi da queste risorse? Perchè non lo può un’amministrazione comunale? Prevedere forme sostitutive di recupero di questi mancati introiti? Come? Forse un’amministrazione potrebbe investire nel primo Comune vicino dove l’istallazione di pale eoliche, o altro, è accettato? Credo che il tutto debba essere regolato sempre da una fomazione culturale che preveda l’esistenza di un turismo sostenibile dove anche le industrie possano esistere.