Gioie calcistiche e dolori economici e sociali per gli italiani, con la Nazionale che al suo esordio a Danzica, ferma le “furie rose” spagnole giocando un bel calcio e notizie tutt’altro che rassicuranti sul fronte sia economico che sociale, con la crisi ancora in pieno svolgimento e nessun segno di ripresa.
In Italia i giovani disoccupati sono 808 mila e i ‘Neet’, coloro che non studiano e non lavorano, sono oltre 2,1 milioni; molto vicino ai livelli della Spagna.
E’ la fotografia allarmante scattata dall’Istat nel suo rapporto annuale in cui si evidenza il divario record tra tra il tasso di disoccupazione giovanile e quello totale. Il tasso di disoccupazione dei 18-29enni, dopo una costante discesa tra il 2000 e il 2007, ha subito un’impennata nel corso degli ultimi quattro anni raggiungendo nel 2011, il 20,2%, un punto percentuale al di sotto del picco che si registro’ nel 1997.
Il divario tra il tasso di occupazione dei 18-29enni e quello della popolazione tra i 15 e i 64 anni, dopo essere rimasto stabile tra il 1993 e il 2002 si e’ andato progressivamente allargando fino a raggiungere nel 2011 i 15,9 punti percentuali con tassi di occupazione rispettivamente al 41 e al 56,9%. La distanza tra il tasso di disoccupazione giovanile e quello complessivo si e’ allargata a sfavore dei giovani tra il 1993 e il 1997 ed e’ tornata ad aumentare sensibilmente dopo un periodo di riduzione e di successiva stabilita’, a partire dal 2008, per superare le due cifre nel 2009: 17,9% per i giovani e 7,8% per la popolazione complessiva. Lo scorso anno il divario ha raggiunto il livello più elevato con un tasso di disoccupazione dei 18-29enni pari al 20,2% a fronte dell’8,4% totale.
Quanto ai ‘Neet’, i giovani che non studiano e non lavorano, in Italia superano sensibilmente la media europea (22,1% nel 2010 contro il 15,3%). In particolare l’incidenza e’ più alta rispetto agli altri grandi paesi europei come la Germania (10,7%), il Regno Unito e la Francia (14,6% entrambi) ed e’ simile invece a quella della Spagna che con il 20,4% si colloca al quint’ultimo posto dell’Unione europea.
L’Istat ci dice poi che, negli ultimi dieci anni, mentre è salito il reddito per i lavoratori autonomi a qualcosa di più del 15%, vi è stato un calo del 3,5 per gli operai.
E le brutte notizie non sono finite. Sempre l’Istat avverte che ad aprile l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell’1,9% rispetto a marzo.
Nella media del trimestre febbraio-aprile l’indice è diminuito del 2,5% rispetto al trimestre immediatamente precedente.
Corretto per gli effetti di calendario, in aprile l’indice è diminuito in termini tendenziali del 9,2% (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di aprile 2011).
Nella media dei primi quattro mesi dell’anno la produzione è diminuita del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, ad aprile 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i comparti.
La diminuzione più marcata riguarda il raggruppamento dei beni intermedi (-12,8%) ma anche gli altri comparti presentano cali significativi: del 7,9% i beni di consumo, del 6,2% i beni strumentali e del 3,8% l’energia.
Siamo in piena crisi e le notizie che vengono dalla Spagna (aiutata con 100 miliardi alle banche ma non al governo) e dalla Grecia8ancora in piena confusione), fanno pensare ad una malattia ancora esplosiva e che potrebbe investirci tra i primi.
Intanto il ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera è alla ricerca di 100 milioni (che forse troverà tassando le compagnie assicurative straniere), per la copertura del suo decreto di sviluppo, assolutamente urgente perché, ha detto al congresso dei Giovani di Confindustria, senza la crescita “non solo c’e’un aumento del disagio sociale, ma anche la democrazia stessa e’ a rischio”.
“La situazione non e’ più emergenziale – ha detto – ma e’ sicuramente molto critica, si e’ accumulato un affaticamento, dieci anni di difficoltà e due recessioni che si sono infilate l’una sull’altra, ma non e’ molto diversa da come ce l’aspettavamo”.
Sempre Passera ha affermato che il governo dovrò trovare risorse dalla spending review, che entra oggi nella sua settimana chiave, con prima riunione prevista del Comitato sulla revisione della spesa con la presenza del commissario Enrico Bondi, prevista per domani e indiscrezioni che già dicono che con ogni probabilità si deciderà di allargare il campo di intervento inizialmente limitato al settore dell’acquisto di beni e servizi.
Oltre al premier Monti siederanno attorno al tavolo i ministri Piero Giarda, Filippo Patroni Griffi, Vittorio Grilli e il sottosegretario Antonio Catricalà.
Si ascolterà la relazione del Commissario Enrico Biondi, a cui decreto di nomina assegna il compito di riuscire a fare tagli per una spesa complessiva, ha spiegato il ministro Giarda, che si aggira sui 100 miliardi complessivi.
Nell’immediato dovranno essere fatti risparmi per 4,2 miliardi, da destinare ad uno scopo preciso: evitare l’aumento dell’Iva a ottobre.
A Palazzo Madama è stato approvato un emendamento del Pd al decreto che allarga il campo di intervento a tutti gli aspetti della macchina pubblica.
Entro il 30 settembre il governo dovrà presentare un programma che riguarda per esempio l’accorpamento delle strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato, o la razionalizzazione dei Tribunali, ecc. e presentare subito dopo, insieme alla Finanziaria, i disegni di legge di attuazione del programma. Il decreto deve essere ancora approvato dalla Camera, ma il governo è intenzionato a procedere già su questa strada, come ha rivelato il ministro Grilli al Convegno dei giovani di Confindustria, dove ha parlato di una “fase due” della spending review.
La preoccupazione del Governo riguarda i comuni e le Regioni, ai quali la Costituzione, all’articolo 119, attribuisce autonomia e nei cui Bilanci Bondi non potrà mettere becco.
Ma per Monti, viste anche le spese per il Sisma, è importante presentarsi al Consiglio Europeo di fine giugno con un programma che confermi l’affidabilità del risanamento dei nostri conti, che continuano ad andare tutt’altro che bene.
Ma altrettanto essenziale, per la sostenibilità del debito, è dare un segnale ai mercati che il Pil si muove dal profondo rosso.
Di qui il pressing di Passera a varare il decreto che dia qualche risorsa al sistema delle imprese. Visto che la Ragioneria generale non dà l’ok sulla copertura del capitolo Infrastrutture, in Consiglio dei ministri potrebbe intanto arrivare un decreto sugli incentivi all’industria e con alcune misure sulla giustizia (diritto fallimentare, udienza filtro per l’appello nel processo civile) attese dal mondo delle imprese.
Infine, sempre domani, tornerà in Aula il ddl anticorruzione su cui la strada sembra tutta in salita.
Il governo, dopo vari tentativi falliti di mediazione, valuta dunque maxiemendamento che contempli la parte penale del provvedimento.
Il ministro Profumo, ospite a SkyTG24, ha assicurato che il governo non cadrà su questo disegno di legge, ma non mancano le preoccupazioni.
In una lettera su Repubblica, stamani Mario Monti risponde a un editoriale di Eugenio Scalfari, in cui il fondatore del quotidiano aveva individuato “alcuni poteri forti” a Palazzo Chigi che “remano sistematicamente contro la sua politica”.
Scalfari fa tre nomi: il capo di Gabinetto Vincenzo Fortunato, il sottosegretario Antonio Catricalà e il ragioniere generale del Tesoro Mario Canzio.
Quando li ho scelti “non ero certo all’oscuro dei loro rispettivi percorsi di carriera, ne’ di chi avesse avuto un ruolo decisivo nel valorizzarli in passato”, è la premessa di Monti.
Ma “si tratta di qualificati funzionari dello Stato e nel decidere di avvalermi della loro collaborazione li ho valutati alla luce di quelle che, dopo attento esame, mi sono parse le loro caratteristiche di competenza, integrità, autorevolezza nell’esercitare le funzioni a esse attribuite, lealtà”.
Forse a ragione Mentana che si schiera soprattutto con la necessità di un tutto nuovo in politica in questo universo in cui il “grillomontismo” (neologismo nuovo di conio di Ilvo Diamanti), rischia di replicare in tutto il già visto.
La Nazionale di Prandelli potrà far bene, in Polonia-Ucraina, se punterà sul nuovo e sull’insieme. La stessa cosa avverrà, io credo, anche per il governo.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento