”Non ho molte speranze che decidano di dare la cittadinanza onoraria a sua Santità. È una vergogna per i milanesi”. Reagisce così Kalsang Dolker, presidente della comunità tibetana in Italia, alla notizia che forse il Consiglio comunale di Milano non concederà la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, che sarà nel capoluogo lombardo dal 26 al 28 giugno. “Non faremo manifestazioni di protesta – aggiunge – ma invieremo una lettera al comune spiegando la nostra posizione in un caso o nell’altro”.
Secondo Dolker, il Dalai Lama “non ha bisogno di questo riconoscimento”, perché “ha già ricevuto onorificenze a Bologna, Roma, Venezia e in altre città europee”. Ma, precisa, “sarebbe un gesto simbolico importante di apprezzamento del lavoro compiuto per l’umanità e la pace”. Il Consiglio comunale discuterà oggi pomeriggio la mozione, pro cittadinanza onoraria, presentata da tutti i gruppi consigliari. Ma da indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera, il Governo cinese sta facendo pressioni su Palazzo Marino. E anche il ministero degli Esteri italiano si starebbe interessando alla vicenda. In ballo ci sarebbe la partecipazione del gigante asiatico all’Expo 2015. “Noi vogliamo che la Cina prenda parte all’evento – afferma Dolker -. L’Italia è in crisi e la sua presenza è importante per l’economia italiana”.
La comunità tibetana in Italia conta almeno 200 persone, di cui 60 risiedono a Milano e hinterland. Tra gli impegni milanesi del Dalai Lama c’è anche un appuntamento, nel pomeriggio del 28, con una trentina di loro e alcuni immigrati di Mongolia e Nepal. Nell’incontro si affronteranno le questioni legate alla causa dell’indipendenza, alla cultura e all’identità. I tibetani hanno iniziato a emigrare dagli anni ’90 e i primi a trasferirsi in Italia sono stati i monaci. “Oggi ce ne sono 37, di cui tre a Milano – racconta la presidente – mentre il 95% sono laici e il 70% singoli, che hanno lasciato le proprie famiglie in esilio in Nepal o India”.
Ludovica Scaletti
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