Chiedono aiuto per problemi sul lavoro, soprattutto demansionamenti, ma anche mobbing. Sono più di un centinaio, perlopiù ultra quarantenni, le persone che nel 2011 hanno iniziato un percorso con l'”Unità clinico-psicologica disagio lavorativo” dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. “Interveniamo su persone depresse o paranoiche, sia con la psicoterapia che con i farmaci – spiega Marisa Ferrario, coordinatrice dell’Unità – e il percorso non dura mai meno di un anno”. L’esperienza dell’ospedale milanese è stata presentata stamattina all’incontro “Ripartiamo da noi. Disagio sociale ed esperienze di mutuo aiuto in tempi di crisi”, organizzato dalla Cgil lombarda.
E c’è anche chi cerca di ripartire, dopo aver perso il posto. Il sindacato ha già avviato tre gruppi di mutuo aiuto, mentre un quarto, rivolto agli esodati, partirà a settembre. “Questa esperienza non cambia la situazione generale né le prospettive di lavoro – afferma Corrado Mandreoli, segretario della Cgil milanese – ma aiuta a stare meglio. E stare meglio è la chiave per ricostruire un percorso di vita e lavoro”.
Un percorso difficile, soprattutto per chi non è più giovane. È il caso degli esodati. “Non sappiamo ancora quanti siano – dice Cristina Tajani, assessore al Lavoro, Sviluppo economico del Comune di Milano – probabilmente circa 10mila tra città e provincia”. A loro e ai cassintegrati è destinato il fondo da 8 milioni di euro che palazzo Marino ha inserito nel bilancio approvato sabato scorso.
Ludovica Scaletti
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