E’ scontro aperto tra magistratura e politica. Le critiche di Mario Monti all’operato della procura di Palermo, in particolare per quelli che ieri il premier ha definito ‘abusi’ nelle intercettazioni che hanno coinvolto il Capo dello Stato, determinano la dura reazione dei magistrati.
“L’Associazione nazionale magistrati – si legge nel documento – apprende con preoccupazione che, secondo notizie di stampa, il presidente del Consiglio Monti avrebbe definito ‘grave’ il caso delle telefonate del capo dello Stato intercettate dalla procura di Palermo, affermando allo stesso tempo che ‘nel fenomeno delle intercettazioni telefoniche si sono verificati e si verificano abusi che imporrebbero un’iniziativa del Governo”.
“Al riguardo – prosegue la nota – l’Anm rileva che la questione relativa alle procedure cui assoggettare le intercettazioni indirette dei colloqui del presidente della Repubblica è oggetto di un conflitto di attribuzione, in merito al quale è doveroso attendere la decisione della Corte Costituzionale. Pertanto, allo stato appare improprio ogni possibile riferimento a presunti abusi che sarebbero, comunque, oggetto di altre procedure di controllo, secondo gli strumenti previsti dalle normative vigenti”.
Il pm di Palermo Antonio Ingroia, sentitosi chiamato in causa in prima persona, contrattacca e respinge le critiche parlando di ‘sconfinamento della politica’.
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