Non capisco perché il commento su twitter di Edwina Currie, ex sottosegretario Tory alla Salute, secondo cui “gli italiani sono bellissimi, persino in sedia a rotelle!”, che dovrebbe inorgoglirci, abbia invece creato scandalo, mentre nessuno si è scandalizzato per il comunicato dell’assessore allo Sport e Giovani della Regione Lombardia, Luciana Ruffinelli (della Lerga Nord), secondo cui Federico Morlacchi, non ha portato la prima medaglia all’Italia nei Giochi Paralimpici di Londra, ma alla sola Lombardia, secondo un principio leghista che chi vince è sempre del nord e chi no, naturalmente, del resto del Paese.
Draghi ha scritto, in un articolo su ‘Die Zeit’ che la Bce ha pubblicato su Twitter, che “in Europa sta avendo luogo un dibattito fondamentale sul futuro dell’euro” e che “molti cittadini sono preoccupati”, guardando a soluzioni che reputano insoddisfacenti.
Nella Lega sempre più persone affermano che, siccome vi sono due europe, non diverse velocità, una del nord e l’altra del sud, con varie disomogeneità anche nazionali, occorrono due monete: l’euro per chi corre e tiene i conti a posto e una moneta svalutata e da svalutare per tutti gli altri.
Insomma, anche se Maroni, appena sostituito Bossi, aveva detto di essere ancora con l’Euro e di comprenderne l’importanza economica e politica, la Lega non muta il suo pensiero di base e non capisce che oggi abbiamo solo due scelte: o torniamo al passato o dobbiamo muoverci verso gli Stati Uniti d’Europa, altro che divisione geografiche e zonali.
La crisi ha rivelato le difficoltà dell’avere un’unica moneta con politiche fiscali, economiche e finanziarie mal coordinate ed è su questo, non su ipotetiche linee di demarcazione geografica, che occorre ragionare e intervenire.
Si dovrebbe anche ragionare sul fatto che, nonostante l’avviso di garanzia con invito a comparire notificatogli dalla procura per il reato di corruzione con l’aggravante della trans-nazionalità nell’inchiesta sulla fondazione Maugeri, la Lega continua a sostenere Formigoni e dargli supportarlo anche verso un palcoscenico nazionale.
E, ancora, anche con Maroni che ha scalzato Bossi e messo in atto una operazione “pulizia e trasparenza” con tanto di scopa in mano, ha continuato a difendere personaggi come Cosentino o comunque a non intervenire, per non disturbare le manovre di riavvicinamento all’antico alleato Pdl.
Insomma fra “Barbari sognanti” e “Cerchio Magico”, io non vedo molta differenza.
L’unica vera, forse riguarda Tremonti che, si dice da un po’, vorrebbe ritornare in politica, ma non accolto da Maroni.
In effetti non si sono visti leghisti nella affollata sala dell’Alexander Girardi Hall di Cortina d’Ampezzo, dove, poco prima di Ferragosto e con Gianni Letta (con famiglia) in prima fila, in molti hanno ascoltato la presentazione dell’ultimo libro dell’ex ministro dell’economia: “Uscita di sicurezza”, dura requisitoria contro il governo tecnico, una bocciatura su tutta la linea, dalla riforma delle pensioni, in cui “il costo degli esodati è maggiore del risparmio ottenuto”, alla crescita che “non c’è”, fino all’accusa di aver creato proprio lui, il professor Monti, con i suoi provvedimenti economici di cui non salverebbe nulla, la rivolta sociale che ingrassa i sondaggi di Beppe Grillo e dell’anti politica.
Scrive il ben informato, in questi fatti, il Giornale, che davvero Tremonti vuole tornare in politica, prendendo contatti, selezionando interlocutori e costruendo reti, con le gerarchie ecclesiastiche (a giugno è stato invitato in Polonia per partecipare con una lectio magistralis, insieme al cardinal Bertone, ad un convegno su economia ed etica), col mondo di Comunione e liberazione in crisi, fino ad un ex prodiano come Gianni Pecci, ex direttore di Nomisma e organizzatore nel ’96 della campagna elettorale di Prodi, che sarebbe stato arruolato dall’ex ministro, il quale è stato anche avvistato al ristorante, a Milano, con Angelo Rovati, già braccio destro del premier ulivista.
E stavolta nessuno si scandalizza, perché la politica, si sa, è cambiamento e la coerenza è solo per gli imbecilli.
Carlo Di Stanislao
cambiare strada per raggiungere l’obietivo è sensato, è serietà morale ed eticamente corretto dichiarare l’obiettivo, personalmente non ho ancora capito l’obiettivo della lega (e dei nostri non rappresentanti) se non quello di stare a galla costi quel che costi