Le parole di Draghi sulla legittimità dell’acquisto di bond da parte della Bce e, soprattutto, la presa di posizione, imprevista e chiara, della Merkel contro certo tipo di economia, hanno prodotto i loro effetti. Borse in attivo e spread fra Italia e Germania sotto 430.
E’ evidente che i mercati scommettono sui titoli di stato di breve durata, cioè con scadenza non superiore ai tre anni, dopo che, a tre giorni dalla riunione del board Bce, la posizione di Draghi non muta e, nonostante le parole di molti leader tedeschi, si rafforza nella convinzione che sia legittimo, ovvero “in linea con il mandato”, garantire la stabilità dei prezzi e che sia del tutto normale che l’Eurotower intervenga in funzione anti-spread acquistando titoli di stato sul mercato secondario.
Le parole di Draghi sono arrivate nel giorno in cui il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Scaheuble ha ribadito come la Germania sia contraria al finanziamento diretto degli stati in difficoltà, ma si è anche detto “sicuro” che la prossima settimana la Corte Costituzionale tedesca non giudicherà incompatibile con la legge tedesca il fondo di salvataggio Esm.
E questo ci dice che forse l’atteggiamento teutonico sta cambiando.
Ma il vero secondo colpo in favore del fondo salva stati e degli interventi contro manovre speculative, è venuto, a sorpresa, da Angela Merkel che, in un intervento pubblico organizzato in Baviera, ha sottolineato come “in una fase così difficile” i paesi deboli dell’Eurozona “si sono guadagnati la nostra solidarietà e il nostro augurio per il superamento delle loro difficoltà”.
In sostanza, un’apertura di credito pronunciata nel ‘lander’ della Csu, l’ala dei cristiano-democratici tedeschi più nettamente contraria agli interventi. Nel suo intervento la Merkel ha anche affermato che “il grande compito della politica oggi è di trasportare lo spirito dell’economia sociale di mercato anche nella finanza”. E in un accalorato passaggio ha aggiunto una stoccata anti-mercati: “Pochi si sono arricchiti e molti, nel mondo, hanno dovuto pagare”.
Il convegno della Csu ad Abensberg, dove ha radici il partito gemello della Cdu capeggiata da Alexader Dobrindt (quel partito intransigente verso gli Stati in crisi, e quel leader che ha più volte invocato l’uscita della Grecia all’euro), è stata, per la Merkel, anche l’occasione per ribadire davanti ad una platea euroscettica che l’Europa può uscire dalla spirale dei debiti grazie a riforme severe.
Si attende ora una risposta della Kanzlerin e dei ‘falchi’ della Germania, Bundesbank in testa, ma certo la (ri)trovata linea comune fra Merkel e Draghi fa immaginare un futuro tutto a difesa de l’Europa.
E mentre continua l’alleanza sul fronte degli aiuti agli stati in difficoltà da parte di Monti e Hollande, si apprende che il ministro delle finanze spagnolo Luis de Guindos, che ha continuato sulla linea del premier Mariano Rajoy, dichiarando che tutto dipenderà da quello che il presidente della Bce Mario Draghi prometterà giovedì 6 settembre, è stato molto chiaro ieri in un’intervista al Corriere della Sera: “Se le modalità di intervento della Bce saranno positive per l’insieme dell’Europa ne farò richiesta, altrimenti no”.
Si perché, ora, sono le richieste della Bce, stringenti secondo il volere dei nordici (Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia), più “lasche” per Italia e Francia.
Giovedì, dunque sarà una giornata fatidica per tutti e decisiva per Madrid, perché, mentre Draghi enuncerà le fatidiche misure salva-spread, nella capitale spagnola Mariano Rajoy e la cancelliera tedesca Angela Merkel discuteranno come risolvere i problemi del Paese, mentre il Tesoro collocherà sul mercato Bonos in scadenza ad aprile 2014, luglio 2015 e ottobre 2016.
E questa sembra la situazione ideale per definire la richiesta di aiuti, ma tutto dipenderà dall’enunciato di Draghi, perché solo se quando annunciato piacerà alla Spagna, Rajoy potrà accogliere le condizioni per il Memorandum of under standing.
Carlo Di Stanislao
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