Renata Polverini, durante il suo intervento alla riunione straordinaria del consiglio regionale del Lazio dopo la vicenda dei fondi del Pdl., chiede scusa a tutti ma non si dimette, ammettendo che la vicenda dei fondi Pdl finiti in ostriche e champagne è “insopportabile e indecente”, ma aggiungendo che ha già “consegnato un documento al presidente del Consiglio”, nel quale chiede “che tutti quelli che si sentono di partecipare con serietà ai lavori di oggi del consiglio regionale del Lazio si esprimano”; concludendo: “io non ho nessuna volontà di fare un passo indietro”.
La proposta è draconiana anche se evidentemente tardiva: azzerare i contributi ai gruppi consiliari e sospendere quelli per il funzionamento dei gruppi fino all’introduzione di un sistema trasparente di
certificazione e controllo delle somme destinate allo scopo.
Ed è stata molto chiara dicendo che: “”O superiamo questo scoglio o siamo come la Concordia e ci sfracelliamo”.
E’ resa dei conti, quindi, dopo il violento scontro interno al Pdl suscitato dall’inchiesta sull’ex capogruppo Franco Fiorito, indagato per peculato dalla procura di Roma, con la Polverini che ha messo il Consiglio davanti a un aut aut: o si opererà subito un taglio drastico sui costi della politica o davvero saranno dimissioni.
E rilancia con ulteriori tagli: degli assessori e delle auto blu, con una drastica spending review che comporterebbe un risparmio già di 20 milione nel 2012 e con altri 8 in meno l’anno successivo.
Partita complicata quella che la Polverini ha deciso di giocare, basata tutta sulle cariche interne alla Pisana che vorrebbe azzerate, compresa quella di capogruppo del Pdl, occupata oggi da Francesco Battistoni, che per ora resta, che potrebbe viaggiare lungo l’addio in differita.
Anche perché per la presidente della Regione questo addio è una pregiudiziale per restare e non porre fine alla legislatura. Battistoni è in aula mentre manca l’indagato Fiorito, ma prudentemente sceglie la via dell’understatement, rinunciando ad intervenire.
Intanto, sul fronte giudiziario, si apre una settimana cruciale, con il lavoro del procuratore aggiunto Alberto Caperna, del sostituto Alberto Pioletti e degli uomini del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che si sta concentrando sull’analisi dei documenti contabili sequestrati venerdì scorso negli uffici del partito alla Pisana e in quelli prelevati nelle abitazioni di Roma e Anagni di Fiorito.
Probabilmente presto Fiorito potrebbe essere ascoltato dagli inquirenti, come non è escluso che, nei prossimi giorni, nella vicenda possano entrare anche altri nomi.
Come al solito, come insegnavano i vecchi, grandi inquirenti, per capire il busillis occorre seguire i soldi, sicché la prima esigenza è ricostruire il percorso dei flussi di denaro che Fiorito trasferiva dai fondi ai suoi tanti conti correnti in Italia e all’estero e capire se l’eventuale attività illecita dell’ex capogruppo coinvolga anche altri esponenti del Popolo della libertà. Il quadro che si sta delineando è infatti di un enorme flusso di denaro transitato direttamente dal conto corrente Unicredit del Pdl a vari depositi bancari intestati a Fiorito.
E si tratta di capire, come nel caso Lusi, se Fiorito era l’unico a sapere. In questi giorni si è molto parlato, sul Messaggero e altri quotidiani, di Fiorito e Battistoni, chiamati Francone e Franchino, persone diverse ma delle vite in fondo simili, vite, come dice Nino Cirillo, di quelle che solo la provincia profonda ti può regalare; spese a scalare lo scalabile, a sgomitare lo sgomitabile, a sognarsi una Bmw nera con i vetri oscurati e poi ad averla,e dopo la Bmw le cene elettorali, e dopo le cene i megaposter ai caselli dell’autostrada e via via sempre più su, a ricamare trame di potere, a cambiare e ricambiare alleanze, a sopravvivere ai colpi bassi e poi a restituirli.
Due persone diverse ma in fondo eguali, perché appartenenti alla stessa indecifrabile generazione -41 anni lo straripante Fiorito, 45 l’impeccabile Battistoni- ; perché vengono dallo stesso partito -il Pdl- e perché sono stati prima l’uno e poi l’altro capogruppo consiliari alla Regione Lazio( e Battistoni ,per adesso, lo è ancora).
Ma soprattutto, al di la delle forme, per la stessa propensione a spendere e spandere, non si sa bene se con il pubblico denaro.
L’indagato è Fiorito ma chi si teme è l’algido ma per niente mansueto Battistoni, che, ancor prima di diffondere l’ormai famoso elenco di spese che ha dato fuoco alle polveri (incendiando la Polverini), ne aveva combinata un’altra: aveva denunciato alla magistratura una sua compagna di partito, Angela Birindelli, assessore regionale all’ Agricoltura, accusandola di aver sovvenzionato con il soldi della Regione dei quotidiani locali, col risultato di fare a pezzi il Pdl di Viterbo, con una serie di esposti e accuse sulla pubblica piazza, il sindaco costretto alle dimissioni ed un clima da faida con tutti contro tutti.
Carlo Di Stanislao
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