Antonietta Sammartano è l’autrice di uno “schizzo, letterariamente colto”, come ha definito il libro Pasquale Hamel nella sua postfazione: con “Campo San Polo 2024 – Ricordi 1943-45” (Libridine edizioni, pagg. 64, € 8,00) sullo sfondo della seconda guerra mondiale racconta l’intreccio del piccolo mondo vissuto da bambina con vicende drammatiche e complesse, facendo incontrare vita e storia. Il volume partecipa alla terza edizione del Premio Letterario “Torre dell’Orologio” di Siculiana (AG).
Da quanto tempo questo libro era nei suoi progetti? e quante volte è stato sul punto di iniziarlo e/o completarlo?
Ho sempre pensato che tale periodo della mia vita e di quella della mia famiglia dovesse essere raccontato, e in tal senso, quando avevo diciotto anni ho mandato un sunto a un giornale di Palermo, I Vespri Siciliani, ma mi sembra che non venne pubblicato. Poi il lungo silenzio fino a quando ho avuto tempo e quando, in genere, si torna a rivisitare il passato, cioè quasi cinquant’anni dopo quegli eventi. Narrazione interrotta da eventi familiari e ripresa dopo più di un decennio nel 2006.
Secondo lei, a prescindere dai suoi ricordi personali, quale aspetto è più universalmente condivisibile oggi?
Oggi, forse più di ieri, non è tanto condivisibile uno o un altro aspetto di quegli eventi, ma gli eventi tutti suscitano continuo interesse. Sono reduce da Pieve S. Stefano dove è stato assegnato il 25° Premio Saverio Tutino a un testo inedito. Durante i tre giorni di incontri ci sono stati vari convegni alla presenza di Tranfaglia, Gibelli, Brezzi, Ganapini e il tema è stato sempre quello della “guerra civile” (con molti distinguo su questa definizione), anche perché molti dei testi inediti che ancora arrivano a Pieve riguardano gli anni ’43-45. Quest’anno ne erano presenti due su otto.
Quali sono tuttora le occasioni che suscitano in lei i ricordi del periodo bellico?
Occasioni ormai più diradate, ma ad esempio le trasmissioni di RAI3 che ritornano sull’argomento (l’ultima Mussolini, il cadavere vivente), articoli, pubbliczioni di epistolari, ecc…
Il racconto orale a qualcuno è solo una trovata letteraria o davvero spesso ne ha parlato agli altri?
No, ho accennato alla possibilità del racconto orale, ma non l’ho praticato più di tanto, se mai i ricordi li ho condivisi con chi li ha in comune con me.
A suo avviso, che cosa della seconda guerra mondiale è ancora misconosciuto o addirittura ignorato?
Forse proprio gli aspetti più limitrofi e personali, e specialmente quelli che hanno come protagonisti i “vinti”, e, incredibile, visto che se è parlato e scritto tanto, anche le storie personali degli ebrei che hanno taciuto o voluto dimenticare.
Lei ha insegnato nei licei: la storia come viene vista dai giovani?
Non ho insegnato storia, ma materie letterarie. Oggi mi sembra che i giovani siano più interessati agli eventi più vicini e solo quando l’analisi li riporta indietro mostrano interesse a un periodo ormai, per loro, molto lontano.
Giovanni Zambito
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