Il cinema per rievocare

Nel 1920, David Griffith, regista di Nascita di una nazione (1915) e di Intolerance (1916), presagiva la graduale sostituzione dei libri di storia con i film storici, sostenendo che il cinema insegna in un lampo. In tempi a noi più vicini, Gian Piero Brunetta ha scritto che il grido della Magnani (“Francesco! Francesco!”) in Roma […]

Nel 1920, David Griffith, regista di Nascita di una nazione (1915) e di Intolerance (1916), presagiva la graduale sostituzione dei libri di storia con i film storici, sostenendo che il cinema insegna in un lampo. In tempi a noi più vicini, Gian Piero Brunetta ha scritto che il grido della Magnani (“Francesco! Francesco!”) in Roma città aperta (1945), il suo divincolarsi e correre dietro al camion con i prigionieri prima di cadere sotto la raffica del mitra, hanno raccontato la lotta al fascismo più direttamente e emblematicamente di migliaia di documenti storici. Senza cadere in aspettative ingenue o eccessive, bisogna riconoscere che, effettivamente, il cinema ha avuto nel corso del Novecento un ruolo essenziale e fondante per la memoria individuale e collettiva. I film sono come i treni nella notte, diceva Truffaut, evocando movimenti nello spazio e nel tempo. Inoltre, se è vero che senza scrittura non si dà Storia, è altrettanto vero che l’immagine, dalle origini, è stata di grande aiuto alla comprensione del passato: affreschi, dipinti, resti architettonici hanno fornito un contributo determinante al nostro sapere. Tornando al presente, stupisce constatare la circolarità del percorso di ricostruzione storica del passato: partendo dall’immagine e passando attraverso il dominio incontrastato della parola scritta si fa, oggi, ritorno all’immagine (cinema, fotografia, televisione, internet). Lo storico Peppino Ortoleva ha intitolato, significativamente, Mediastoria uno dei suoi libri. Fotografie, film, documentari costituiscono per gli storici avveduti un materiale importantissimo per ricostruire lo spirito di un’epoca. Naturalmente, bisogna fare attenzione: il cinema, ma anche la fotografia, non sono un semplice specchio del reale, qualcosa di assolutamente oggettivo, come si credeva agli albori di entrambe le arti. Un film, o una fotografia, implicano, necessariamente, la scelta di un punto di vista: non sono, cioè, in grado di mostrare il passato come realmente era. Possono, però, sollecitare curiosità, spingere al confronto, essere un ideale punto di partenza per giungere all’approfondimento e ad una reale conoscenza, e presa di coscienza, storica.

Si dice che quando Hitler si mise a tavolino per pianificare la “soluzione finale”, uno dei suoi uomini gli chiese: “Non crede che il mondo si scandalizzerà?”. Hitler rispose: “C’è qualcuno al mondo che ricorda il genocidio degli Armeni? No, allora andiamo avanti”. Perché non accada mai più niente di simile, ci piace inaugurare questa sezione dedicandola alla necessità di coltivare, e onorare, la memoria. E’ questo, forse, il servizio più grande che il cinema, già veicolo e strumento di memoria per molte generazioni, può rendere, ancora oggi, alla Storia.

Fra le magie del cinema c’è quindi, con tutto il suo apparta, dai fotogrammi ai bozzetti, ai manifesti, la capacità di ricostruire epoche ed atmosfere, giudizi e cultura e maniera di guardare il mondo.

Come ha scritto nel bellissimo saggio “Cinema e Storia” Mariella Cruciani, poiché il cinema è interpretazione, un film non è mai un documentario storico, ma presenta sempre un filtro interpretativo costituito dalle idee del regista, degli sceneggiatori ed è sempre influenzato dal clima ideologico del momento.

D’altra parte, nel 2002, Andrea Sani, nel suo splendido “Il cinema tra storia e filosofia” (Le Lettere, Firenze), ci ricorda che oltre che evocazione storica, il cinema genera ragionamento filosofico, modo di guardare e pensare ai problemi.

Sicché, se è vero che alcuni film possono rendere intelligibili certi fenomeni storici in modo più creativo di un libro di storiografia sicché un film è sempre un “agente di storia”, esiste anche la possibilità di un pensiero per immagini, distinto da quello discorsivo,attraverso il quale mettere in relazione, ad esempio, John Ford e Epicuro, Alfred Hitchcock e Aristotele, Stanley Kubrick e Arthur Schopenhauer.

Impiegare il cinema per raccontare un’epoca ed aprire una riflessione su di essa e sul presente, è lo scopo della mostra allestita presso la Biblioteca Salvatore Tommasi di Bazzano (L’Aquila), che si inaugura oggi 1° ottobre e che resterà in piedi sino a fino mese, nell’ambito delle diverse iniziative che compongono l’edizione numero due di “Frammenti di donna”: evento organizzato dall’Istituto Cinematografico Lanterna Magica de L’Aquila, con il patrocinio della Regione Abruzzo, della Provincia e del Comune de L’Aquila, con manifesti cinematografici messi a disposizione dal collezionista e cultore Sebastiano Cannavò, titolare di un vastissimo materiale d’archivio co che può essere consultato attraverso il sito www.fotogrammidicarta.it e i bozzetti originali della costumista Marilù Carteney.

Intitolata “Gli anni di Maria Pia Casilio”, intende aprire una finestra su un’Italia in cerca di speranza, dopo la catastrofe della II Guerra Mondiale, che rappresenta se stessa attraverso lo specchio di quelle che sarebbero poi state chiamate “commedie all’italiana”: cornici divertenti, ironici, umoristici e comici di degli argomenti spesso drammatici, ma affrontati con una leggerezza che mai si getta nella disperazione.

Più che un vero e proprio genere, come potrebbe essere il western o il thriller, il termine indica un periodo (dal ’50 al ’70), in cui in Italia venivano prodotte principalmente commedie brillanti, ma con dei contenuti comuni come la satira di costume e l’ambientazione preferentemente borghese, spesso caratterizzate da una sostanziale amarezza di fondo che ne stempera i contenuti comici, arrivando a toccare, nel corso degli anni settanta, tematiche di attualità sociale più complesse, con opere dal sottofondo tendenzialmente drammatico (ad esempio Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy o Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli).

Al centro della operazione, Maria Pia Casilio, attrice nata a Paganica nel 1935, presente in decine di film del genere, ma mai emersa, in un universo ingombro di grandi figure femminili (Loren, Lollobrigida, Sandrelli, Gravina, Valeri, ecc.) a livello di protagonista.

Per chiudere la serata, che si aprirà con una conferenza a più voci alle 18,30, presso la Sala Civica di Paganica, con inzio alle 21,30, l’ottimo maestro Agostino Valente, eseguirà musiche da film da lui stesso adattate per chitarra, rilevando l’importanza del linguaggio sonore, negli effetti rievocativi della cinematografia.

Carlo Di Stanislao

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