La crisi in Siria è a rischio catastrofe: è l’allarme lanciato dal segretario dell’Onu Ban Ki Moon in occasione del suo intervento alforum del Consiglio d’Europa a Strasburgo. “L’escalation del conflitto – ha detto – ha conseguenze molto gravi e sta mettendo a rischio la stabilità dei Paesi vicini e dell’intera regione”, mentre si continua a registrare “un nulla di fatto”da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, come afferma il ministro Giulio Terziche sottolinea gli sforzi dell’Italia per una soluzione politica della crisi siriana e quelli per l’emergenza umanitaria.
Ban Ki Moon, in particolare, sottolinea l'”estrema pericolosità” dell’allargamento del conflitto alla Turchia e dell’impatto della crisi siriana sul Libano. Nel suo intervento ha evidenziato il rischio che si arrivi a una “calamità regionale” ed ha espresso tutta la sua preoccupazione per il fatto che la Siria continua a ricevere armi. “La militarizzazione del conflitto – ha detto ancora – non fa che aggravare le cose”. Il segretario generale dell’Onu ha quindi lanciato un nuovo appello affiché, in vista dell’inverno, la comunità internazionale compia ulteriori sforzi per andare incontro alla situazione d’emergenza che stanno vivendo la popolazione siriana e gli oltre 300 mila rifugiati nei Paesi vicini.
La soluzione che “non può che essere politica” e gli aiuti al popolo siriano ed ai profughi sono le due strade percorse dall’Italia. Terzi in un suo intervento pubblicato dal “Corriere della Sera”, riassume così la posizione dell’Italia: “il governo italiano si è ripetutamente attivato, anche al massimo livello, per convincere gli amici russi ad unirsi alla pressione sul regime siriano per cercare di risolvere la crisi. Analoghi sforzi sono stati compiuti dai nostri partner e dalla Lega Araba che invano si è adoperata affinché venissero tradotte in pratica, attraverso una decisione vincolante del Consiglio di Sicurezza, le intese di Ginevra del giugno scorso dove era indicata una «road map» per una transizione politica, condivisa in principio anche dalla Russia. Di fronte allo stallo diplomatico in Consiglio di Sicurezza e alla radicalizzazione degli scontri sul terreno la diplomazia internazionale ha messo in campo una strategia complessa e articolata, che siamo fiduciosi possa produrre presto i suoi frutti. Ne ho discusso a New York la settimana scorsa con i colleghi Ministri degli Esteri del «Core Group» che include i Paesi più impegnati sul dossier siriano. Al centro di tale strategia c’è l’accelerazione degli sforzi per aiutare e unificare l’opposizione intorno ad una piattaforma politica ed una leadership comuni.
L’altro fronte – scrive Terzi – su cui siamo fortemente impegnati è ovviamente quello umanitario, dove l’Italia e i suoi principali partners stanno già facendo molto all’interno della Siria e nei Paesi vicini costretti a gestire il crescente flusso di rifugiati. Stiamo considerando, nell’ambito del Tavolo Interministeriale Siria, l’ipotesi di ulteriori stanziamenti per aiutare il popolo siriano. Manteniamo un contatto costante con i Paesi della regione — dove nei giorni scorsi si è recata l’On. Boniver, mio Inviato Speciale per le questioni umanitarie — per sostenerli nell’affrontare l’emergenza e a mantenere la stabilità interna. L’Italia, infine, si sta già attivando per costruire la Siria di domani, organizzando corsi di formazione per i giovani siriani e promuovendo sin d’ora (vedi la riunione del «Core Group» ospitata a Roma il 29 agosto) il coordinamento internazionale”.
“La Siria è la priorità numero uno della nostra politica estera in questa regione in questa fase”. Lo ha detto l’inviato speciale del ministro degli Esteri italiano per il Mediterraneo e il Medio Oriente, Maurizio Massari, parlando con i giornalisti a Catania a margine della prima giornata dei lavori del Seminario annuale del Gruppo speciale ‘Mediterraneo e Medio Oriente’ (GSM) dell’Assemblea parlamentare della Nato. Ai lavori prendono parte le delegazioni parlamentari di 20 Paesi. Tra i temi che saranno trattati fino a domani la situazione nella regione del Mena, che comprende i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.
“Il ministro Terzi – ha ricordato Massari – ha detto più volte che siamo per una soluzione politica che deve implicare una uscita di scena del presidente Assad e confidiamo naturalmente nella missione dell’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba Brahimi”. “L’Italia – ha proseguito Massari – è in prima linea all’interno dei Paesi del cosiddetto ‘core group’ per cercare di promuovere questa soluzione politica anche attraverso un processo di unificazione dell’opposizione democratica perché c’é bisogno, per costruire un’alternativa all’attuale regime, anche di una unificazione dell’attuale opposizione democratica che possa coalizzarsi attorno ad un programma comune e soprattutto intorno ad una leadership comune”. Secondo Massari “la strada è ancora lunga perché sono molte le anime dell’opposizione siriana, che vanno riunite, e poi – ha concluso – c’é il rischio, che va scongiurato, di un rafforzamento dei gruppi più radicali e più estremisti, che già stanno assumendo iniziative che portano l’escalation della violenza e che allontanano la prospettiva della soluzione politica”.
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