“Sunday bloody sunday”(domenica insanguinata): dal racconto di una volontaria italiana impegnata nella Striscia di Gaza potremmo definire così, con le parole del celebre brano della band irlandese U2, la quinta giornata dell’Operazione militare israeliana Pillar of Cloud: “L’aviazione militare israeliana ha bombardato e completamente distrutto un edificio di tre piani in Nasser Street a Gaza city, sterminando una intera famiglia”, racconta Rosa Schiano, volontaria che presta servizio presso lo Shifa Hospital di Gaza city. “Hanno perso la vita madre, padre e quattro bambini di 11 mesi, 3, 5 e 6 anni. Ho visto i corpi delle piccole vittime nell’obitorio dell’ospedale. Morta anche la nonna e la giovane zia ed i due vicini di casa. Un’altra zia è dispersa. Una strage. Un’altra casa è stata colpita a Jabalia, dove un bimbo di 4 anni è stato travolto dal crollo dell’abitazione; il padre è rimasto ferito”. Dall’inizio dell’operazione alle prime luci dell’alba, sono state circa 79 le persone decedute, fra cui 19 bambini. Oltre 650 i feriti, la maggior parte donne e minori. Stime che stanno continuando a crescere. “Anche questa notte droni in cielo, ambulanze che corrono, la marina militare israeliana che bombarda”, ha scritto la Schiano in uno dei suoi puntuali post pubblicati sul suo profilo Facebook. “Nel quartiere di Zaytoun, 15 i bambini feriti, tra cui uno morto. Alle 6 del mattino terribili esplosioni, almeno 3 bombe di caccia F-16”. E lo spettro dell’imminente invasione via terra, molto probabile visto che mi hanno fatto spostare nel palazzo che usano gli internazionali!”.
In seguito all’attacco alla torre, sede delle redazioni internazionali (Sky News, Mbc Tv, al Arabya, Arf Tv e Orf), duramente condannato pure dall’Associazione della stampa estera in Israele (Fpa) e durante il quale sono rimasti feriti 6 giornalisti fra cui un cameramen palestinese a cui è stata amputata una gamba, ieri l’Israeli defence force si è impossessata della frequenza radiofonica di al-Aqsa usata da Hamas (106.7) e ha diffuso ai Gazawi messaggi in lingua araba come: “State alla larga dai miliziani di Hamas, che giocano con le vostre vite”, riferische l’agenzia Nena News. “Noi giornalisti che lavoriamo nell’edificio di Jawharah Shur, nel centro di Gaza City, abbiamo ricevuto un avviso dall’Israeli occupation forces (Iof) che ci ha intimato di evacuare immediatamente gli uffici delle sedi palestinesi. Dopo il ferimento dei nostri colleghi, con altri stranieri di diverse agenzie di stampa, abbiamo scelto di restare e di documentare fino all’ultimo”, hanno dichiarato in una nota.
“Un’attacco gravissimo e deliberato alla stampa e all’informazione”, hanno dichiarato i cooperanti italiani usciti ieri pomeriggio dalla Striscia di Gaza, in un comunicato congiunto, diffuso dalla Piattaforma Ong italiane in Medio Oriente e Mediterraneo, nel quale hanno ricostruito la genesi dell’operazione Pillar of Cloud. “Le ostilità sono cominciate l’8 novembre, con l’incursione via terra dell’esercito israeliano a est di Khan Younis, che ha causato la morte di Hamid Abu Daqqa, adolescente di 13 anni che giocava a pallone davanti casa. Quella israeliana è un’offensiva indiscriminata che colpisce principalmente civili imprigionati dal blocco israeliano, illegale secondo il Diritto internazionale umanitario, che da 5 anni isola quasi completamente la Striscia di Gaza dal resto del mondo”.
E rivolgendosi al Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, che ha definito l’offensiva “dura, ma legittima” hanno risposto: “Non condividiamo le posizioni del governo italiano. Anche la popolazione di Gaza, come quella israeliana, ha diritto ad una piena sicurezza e alla massima tranquillità. Ciò può essere possibile solo con la fine dell’assedio e dell’occupazione, con il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità del popolo palestinese. Ci appelliamo al governo italiano e alla comunità internazionale – concludono – affinché si adoperino per mettere fine a questa aggressione illecita contro i civili palestinesi”.
Loredana Menghi
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