In Italia sono oltre mille i sordociechi ‘reclusi in casa’

Torino, sabato mattina, Palazzo Prinotti. Una folla di almeno duecento persone, sparse tra la palestra e il cortile interno. Tutti chiacchierano fittamente, in gruppetti di tre o quattro, eppure il silenzio è quasi totale. Perché qui si comunica solo in lingua dei segni. Benvenuti al primo Convegno nazionale dei sordociechi, organizzato per unirsi, confrontarsi e […]

Torino, sabato mattina, Palazzo Prinotti. Una folla di almeno duecento persone, sparse tra la palestra e il cortile interno. Tutti chiacchierano fittamente, in gruppetti di tre o quattro, eppure il silenzio è quasi totale. Perché qui si comunica solo in lingua dei segni. Benvenuti al primo Convegno nazionale dei sordociechi, organizzato per unirsi, confrontarsi e soprattutto per “evitare l’isolamento e stimolare la formazione di una comunità nazionale di sordociechi”. Sul palco, Christine “Coco” Roschahert – certamente la più nota attivista per i diritti delle persone deaf and blind – illustra la sua relazione grazie alla traduzione simultanea dalla Lingua internazionale dei segni alla sua variante italiana, mentre in platea una serie di interpreti traducono in linguaggio tattile per i sordo ciechi tra il pubblico. Si discute di diritti, negati e concessi. E di tecnologie e strumenti che possono facilitare la vita di persone che , come spiega Roschaert, “sono vittime di un’oppressione della quale spesso non si rendono neanche conto”. “A causa della mancanza di servizi – afferma l’attivista – i sordociechi sono costretti a vivere reclusi in casa, senza poter lavorare o andare a scuola. La mancanza di informazione, invece, fa sì che gli altri intorno a loro non si rendano conto della situazione che vivono”.

Secondo una stima recente, la popolazione mondiale dei sordociechi sarebbe pari all’un per cento del totale: nella sola Italia ce ne sarebbero più di mille. La maggior parte di loro si trova in questa condizione a causa del Morbo di Usher, una sindrome (dalla quale è affetta la stessa Roschaert) che provoca sordità dalla nascita e una graduale perdita della vista. “Oggi – continua Roschaert – esistono strumenti che possono facilitare la vita delle persone sordocieche. Credo che il primo e più importante sia il computer adattabile con la tastiera in braille e senza schermo, con il quale ci si può connettere con il resto del mondo. Il costo di uno strumento del genere è molto alto, varia dai 5 ai 15.000 euro. Molti governi, data la congiuntura economica, si rifiutano di stanziare simili somme di denaro: il problema è che gli stanziamenti per i diritti delle persone sordocieche sono stati decisi dall’Onu e ratificati da quegli stessi paesi che oggi si rifiutano di concederli. Anche strumenti molto più economici sono assenti in molti paesi. Uno, ad esempio, è il bastone speciale, un semplice bastone con una ruota a un’estremità e la punta dipinta di rosso per far sapere agli altri che chi sta usando questo strumento è un sordo cieco. Molte persone vengono investite perché camminano senza utilizzarlo, o utilizzandone uno per ciechi”.

Nata in Canada 32 anni fa, Coco Roschaert ha già viaggiato in tutto il mondo per difendere i diritti dei dead and blind. Ha visitato il Nepal, l’Africa e i Paesi scandinavi, documentando le sue esperienze nel suo video blog, “Tactile the world”, dove posta spesso in lingua dei segni. “Le situazioni peggiori – spiega – si trovano oggi in molti paesi dell’Africa e, escludendo il Giappone, dell’Asia e del Sud America. C’è, poi, una netta differenza tra l’Europa e gli Stati Uniti . Tre anni fa, il governo americano ha stanziato trenta milioni di dollari in tecnologia per i sordociechi. In molti stati americani queste persone hanno anche diritto a un interprete. In Europa, invece, le uniche situazioni virtuose si trovano in una piccolissima porzione di continente, costituita da Svezia, Finlandia, Germania e Svizzera”. La Roschaert rimarrà un mese nel nostro paese, per poter stimolare la formazione di una comunità di sordociechi. “Ma anche – precisa – per poterlo vedere un’ultima volta, dato che, tra qualche mese, sarò completamente cieca”.

“Incontrando alcune persone sordocieche nel vostro paese – continua – ho capito che vivono una situazione assolutamente precaria, difficile. Non ci sono neanche servizi per i bambini nelle scuole, perché la lingua dei segni non è stata ancora riconosciuta. Il vostro governo sembra ignorare persino di quale tipo d’aiuto queste persone hanno bisogno : la maggior parte dei sordociechi qui finisce per vivere isolata in casa. Questo mi ha fatto molto male, non mi aspettavo una situazione del genere. È importante che le istituzioni capiscano che il loro ruolo è dare delle opportunità, che non utilizzino il loro potere solo per rubarci la vita. Da sole, però le persone sordocieche non possono fare molto, devono essere unite. La prima cosa che devono fare, quindi, è accettare la loro condizione, cosa che a molti risulta difficile. Subito dopo bisogna unirsi: in Italia, ad esempio, non esiste ancora un’associazione nazionale delle persone sordocieche, ma è fondamentale che sia creata quanto prima, perché solo così potranno esigere i loro diritti, fare pressioni sul governo per migliorare le loro vite”.

“In Italia – spiega Serafino Timeo, presidente piemontese dell’Ente nazionale sordi, organizzatore dell’evento – la comunità sordocieca è stata totalmente trascurata. Noi abbiamo organizzato questo evento perché vogliamo darle visibilità. Abbiamo scelto di dividere in due parti il seminario per un motivo molto preciso: al mattino abbiamo ristretto la partecipazione ai soli sordociechi perché volevamo stimolarli ad accettare la loro identità. Al pomeriggio abbiamo aperto la partecipazione a chiunque, perché volevamo fare informazione su un tema che è praticamente sconosciuto all’opinione pubblica. Oggi a Torino abbiamo un gruppo organizzato di sordociechi, che ci ha aiutato moltissimo a organizzare il seminario. Ma nel resto d’Italia, a eccezione di alcune città, si tratta di una realtà dimenticata” (www.ens.it www.tactiletheworld.wordpress.com ) (ams)

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