Il Belgio è famoso in tutto il mondo per il cioccolato. Tra le specialità gastronomiche locali si citano in particolare le cozze e le patate fritte che, secondo la tradizione, sarebbero un’invenzione belga. Il paese vanta oltre 1.000 marche di birra diverse, ma anche, dal 2007, una grande instabilità politica e sociale. Inutili gli sforzi dell’ultima settimana per cercare una ricomposizione. Così il premier belga Yves Leterme, dopo il tentativo fallito di rilanciare i negoziati tra fiamminghi e francofoni, da tempo ai ferri corti per rivendicazioni linguistiche, ha rassegnato le sue dimissioni, accolte oggi dal re Alberto II, aprendo una prospettiva di elezioni anticipate, che potrebbe disturbare la preparazione della presidenza semestrale belga dell’Unione europea dal primo luglio. Il Palazzo reale ha riferito in un comunicato che il re ha chiesto al governo di amministrare “gli affari correnti”, che, secondo gli analisti, spiana la strada a nuove elezioni.. I negoziati tra le due principali comunita’ del Paese, fiamminghi e francofoni, sono stati gestiti fino all’ultimo dal ministro delle Finanze, Didier Reynders, ma non hanno portato a un auspicato compromesso sulla questione del distretto di Bruxelles-Halle-Vilvoorde. I fiamminghi vogliono togliere ai francofoni alcune concessioni linguistiche ed elettorali ad Halle e Vilvoorde, ‘enclave’ francofone nelle Fiandre, cui e’ stata data la possibilita’ di votare liste francofone come avviene a Bruxelles, unica regione bilingue del Paese. Lo scioglimento del Parlamento federale, secondo la Costituzione belga, prevede che si debbano tenere nuove consultazioni entro 40 giorni. Nel novembre 2007, decine di migliaia di belgi delle due comunità linguistiche, avevano manifestato nel centro di Bruxelles in nome dell’unità nazionale e, da allora, il Paese vive uno stato di instabilità politica con l’aggravante di un rischio secessionista per il nord piu’ ricco. Con un un debito pubblico che e’ tornato verso il 100 per cento del Pil e la disoccupazione in salita, il Belgio è in piena crisi ed avrebbe bisogno, davvero, di un governo stabile. Invece, tradizionalmente, le crisi politiche in Belgio sono facili da aprire ma difficilissime da chiudere, soprattutto in tempi brevi. Il nodo linguistico non è folklore, ma esprime conflitti di potere, revanscismi socio-economici, incomprensioni culturali, mal di vivere insieme, che però non ha serie alternative vincenti nel mondo globale e nell’Europa che si sfilaccia. Depurati degli estremismi reciproci, fiamminghi e valloni lo sanno; come sanno di essere condannati alla ricerca di eterni compromessi tra loro. Il Belgio è una monarchia costituzionale, tuttavia, da tempo, i partiti politici, a eccezione del Cd&V (partito cattolico fiammingo), hanno espresso il desiderio di modificare le attuali prerogative del Re e di optare per una monarchia protocollare come avviene già in Svezia. Questa trasformazione comunque non potrà avvenire prima delle elezioni federali del 2011 e per una modifica costituzionale di tale importanza è necessaria una maggioranza dei 2/3 dei voti del parlamento. Divenuto nel 1993 uno stato federale caratterizzato da organismi interni (3 regioni e 3 comunità) che hanno competenze specifiche, il Belgio è l’unica nazione priva di una gerarchia normativa: cioè non esiste nessuna prevalenza della normativa federale su quella regionale. Il Belgio, quindi, è uno Stato federale suddiviso in tre regioni: le Fiandre nederlandofone a nord, la Vallonia francofona a sud e Bruxelles, capitale bilingue in cui sia il francese che il fiammingo sono lingue ufficiali. Nella parte orientale del paese è inoltre presente una minoranza di lingua tedesca, composta da circa 70 000 persone. La Costituzione del 1993 ha inoltre imposto il principio della lealtà federale, consistente nell’impegno di entrambi di non attentare all’equilibrio del sistema istituzionale, e quindi, di evitare il più possibile conflitti. In effetti non sono stati molti i conflitti anche per via di una peculiarità della Costituzione belga che prevede competenze esclusive e, quindi, assenza di competenze concorrenti.
Carlo Di Stanislao
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