«Nella regione Lazio sono stati 597 i nuovi casi nel corso del 2011, e si tratta in maggioranza di maschi – spiega il Prof. Claudio Maria Mastroianni, membro della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, e Professore ordinario di Malattie Infettive (MED17), Università Sapienza e Direttore UOC di Malattie Infettive, Ospedale SM Goretti, Latina – con un tasso di incidenza per 100mila abitanti pari a 8.2. Si scopre una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente, nonostante i maschi contagiati siano in incremento. Fa riflettere che una persona su tre sia straniera, ma soprattutto che sia calata l’attenzione, soprattutto nelle fasce giovanili, nei confronti di questa malattia. Se siete residenti nel Lazio consigliamo di rivolgersi ai centri di malattie infettive, presenti in tutti i capoluoghi di provincia; a Roma all’Ospedale Gemelli, all’Umberto I e allo Spallanzani.»
I soggetti che hanno scoperto di essere HIV positivi nel 2011 sono maschi nel 75% dei casi; la quota di maschi è in aumento, infatti nel 2001 il numero di maschi diagnosticati era il doppio rispetto a quello delle femmine, mentre nel 2011 è il triplo. L’età mediana è di 38 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine. Continua a crescere, invece, la quota di nuove infezioni attribuibili a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono il 78,8% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 45,6%; MSM 33,2%). Nel 2011 quasi una persona su tre diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. L’incidenza è di 3,9 nuovi casi HIV per 100mila italiani residenti e 21,0 nuovi casi HIV per 100mila stranieri residenti.
Ma un dato positivo c’è: l’incidenza della malattia e il numero di morti per anno continuano a diminuire. «Oggi la terapia antiretrovirale – dichiara il Prof. Massimo Andreoni, docente a Tor Vergata e presidente eletto SIMIT – seppur nella sua complessità, permette a molte persone di svolgere una vita pressoché normale e ad avere ripreso la propria attività lavorativa. Ovviamente grandi differenze ancora esistono tra le diverse nazioni sulla possibilità di utilizzare i diversi farmaci e nei paesi più poveri l’AIDS rimane una vera e propria calamità che ha portato una riduzione drammatica nella aspettativa di vita di queste popolazioni.»
«In questi ultimi anni sono stati fatti enormi progressi nel campo della terapia – spiega il Prof. Andreoni – Infatti, dal 1987 anno in cui è stato commercializzato il primo farmaco attivo su HIV, numerose molecole antiretrovirali sono state prodotte dalle industrie farmaceutiche. Oggi possediamo più di 20 farmaci attivi e quindi anche il fenomeno della farmacoresistenza, che un virus così mutevole come HIV ha rapidamente generato, può essere controllato. »
Due, a tal proposito, i consigli degli infettivologi della Simit: usare sempre il profilattico perché, seppur esiste una terapia efficace, la cura è molto impegnativa e deve essere fatta per tutta la vita. E, se avete il dubbio, fate il test, che è gratuito presso la maggior parte delle strutture ospedaliere.
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