Lo Sportello dei Diritti” ha da sempre sostenuto, dati alla mano, che l’immigrazione è un fenomeno che nonostante la perdurante crisi porta ricchezza anche in termini economici al Nostro Paese.
A conferma di questo, giunge anche uno studio dell’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Invalidi e Mutilati sul Lavoro) sulla scorta dei dati Inail relativi al 2011.
In virtù di tale elaborazione statistica è stato possibile verificare che sono in aumento il numero degli stranieri che guidano impresa attive nel settore degli alberghi, dei bar e della ristorazione. Al primo posto, si trovano i cittadini cinesi, che occupano la quota del 33% tra tutte le imprese condotte da immigrati.
Un settore che nonostante la crisi muove un giro d’affari pari al 10% del nostro Pil e occupa oltre 2 milioni di lavoratori: 800mila direttamente, le altre nell’indotto. Le imprese distribuite sul territorio nazionale sono circa 300.000, il 50% al Nord, il 22% al Centro, il restante 28% al Sud e nelle Isole.
L’indagine ha rivelato che sono circa 270 mila gli stranieri che lavorano nel settore, costituendo un terzo di tutta la forza lavoro impiegata. Un dato particolarmente interessante è che ben il 60% sono donne.
Venendo ai territori, è la Lombardia la regione con il maggior numero d’imprese gestite da immigrati con circa un quarto degli alberghi o dei bar, il Lazio il 12% e il Veneto l’8%.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” condivide l’assunto secondo cui tale tendenza sia connessa con i costi economici e la necessità di un impegno di lavoro prolungato nella gestione di un esercizio pubblico, che trova nelle comunità straniere una maggiore disponibilità ad avviare un’attività a diretta gestione familiare con il conseguente notevole risparmio di costi.
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