Sale parto chiuse per sciopero. E’ quanto potrebbe accadere in Italia, e sarebbe la prima volta, il prossimo 12 febbraio: ginecologi e ostetriche degli ospedali pubblici e privati, per un totale di 15mila professionisti, hanno infatti annunciato, in una conferenza stampa, il loro primo sciopero nazionale che portera’ allo stop per 24 ore di tutti i parti cesarei programmati, le visite e gli esami. A rischio ‘rinvio’ sarebbero cosi’ circa 1.100 nascite.
Nella serata di ieri, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha annunciato di aver convocato tutte le sigle coinvolte per venerdi’ prossimo, 18 gennaio.
Una protesta clamorosa (che ha raccolto l’adesione delle maggiori sigle delle categorie) per richiamare l’attenzione su due questioni: i tagli che ”stanno mettendo in ginocchio la sanita”’ e l’esplosione dei contenziosi medico-legali che rendono ormai impossibile per i medici lavorare ”in serenita”’. Da qui tre richieste prioritarie alle forze politiche in vista delle elezioni: ”la certezza del finanziamento per la sanita’, l’impegno ad applicare immediatamente la riforma dei punti nascita approvata ormai due anni fa; la garanzia di misure cogenti sulla responsabilita’ professionale in Sanita”’. Se non ci saranno risposte, le sigle mediche si dichiarano pronte a proclamare anche un altro sciopero: quello del voto alle prossime elezioni, riconsegnando ai Comuni i certificati elettorali. ”Il livello dei contenziosi e’ oggi tale – sottolinea il presidente della Federazione sindacale medici dirigenti Fesmed, Carmine Gigli – che il medico non agisce piu’ con serenita’: e’ diventato diffidente ed applica ormai la medicina ‘difensiva”’, con un eccesso di esami che costa al Sevizio sanitario ”circa 12-15 mld l’anno”. A fronte pro’ di migliaia di denunce l’anno contro i ginecologi e gli altri operatori, precisa, ”il 98% dei procedimenti e’ archiviato senza alcuna condanna”. E si arriva cosi’ al paradosso: ”I ginecologi hanno oggi paura di entrare in sala parto – denuncia il presidente della Societa’ italiana di ginecologia Sigo, Nicola Surico – anche a causa della mancata tutela assicurativa, poiche’ gli ospedali non garantiscono piu’ tale copertura. Ma per un ginecologo pagare di tasca propria polizze assicurative di oltre 6mila euro l’anno e’ insostenibile”. Le cause penali insomma, spesso diventano ”il deterrente per avere risarcimenti civili esorbitanti”, commenta Vito Trojani, presidente dell’associazione ostetrici ginecologi ospedalieri Aogoi. Un problema, il contenzioso medico-legale, dinanzi al quale i ginecologi bocciano anche il recente decreto Balduzzi, che ”contempla alcune norme sulla responsabilita’ professinale” ma ”non ha offerto soluzioni”.
Insomma, la situazione e’ ”esplosiva”, e’ la denuncia dei professionisti. Per questo la decisione dello sciopero, cui e’ pero’ seguita una precisazione da parte dell’Autorita’ di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici: ”Non e’, allo stato, pervenuta – afferma l’Autorita’ – alcuna proclamazione di sciopero”. Pronta la replica dei ginecologi: ”Confermata la proclamazione dello stato di agitazione cui, se le richieste ai partiti restassero inascoltate, seguira’ lo sciopero”.
Condivide le richieste dei medici il senatore Pd Ignazio Marino: ”I nodi indicati da ginecologi e ostetrici fanno parte – assicura – delle priorita’ Pd per gli interventi in sanita”’.
Preoccupazione e’ invece espressa dal Tribunale per i diritti del malato (Tdm), che dice ‘no’ agli scioperi ”contro i cittadini” e chiede forme alternative di protesta.
Chères collègues, nous sommes avec vous! les sages-femmes françaises…