Fino a sei anni fa l’Inghilterra sembrava una roccia, con una moneta forte ed una economia dinamica, piena di opportunità per tutti. Oggi il motore europeo è rappresentato dalla Germania di Angela Merkel, mentre nel Regno Unito il senso di marcia è al contrario. Tutto è cambiato nella “immutabile” Isola e assieme ai vecchi bus con cancello sul retro e un pittoresco campanello azionato da un filo metallico dalla parte del conducente, sparisce anche il bipartitismo. Oggi Tory e Laburisti devono vedersela col kingmaker Nick Clegg; vero ago della bilancia, che determinerà il risultato delle elezioni di oggi. Secondo i principali sondaggi il candidato dei Conservatori alle elezioni inglesi, David Cameron, ha vinto l’ultimo dibattito televisivo, tenutosi negli studi della BBC a Birmingham, due sere fa. Sulla base dei dati di You Gov, Cameron ha ottenuto il 41% del gradimento, seguito dal candidato liberaldemocratico Nick Clegg al 32%, che aveva brillato anche negli altri confronti televisivi. Ultimo posto per il premier, il candidato dei laburisti, Gordon Brown, che si doveva già far perdonare della gaffe nei confronti di una anziana elettrice, definita “bigoted”, cioè piena di pregiudizi, nei confronti degli immigrati. Anche il magazine finanziario The Economist ha dato il proprio appoggio al leader conservatore, abile piu’ degli altri a impegnarsi per ridurre il deficit pubblico e pure fra le incertezze dei risultati, tutti concordano che oggi si decreterà la fine del governo socialista più longevo d’Europa. Sondaggi Internet, YouTube e Facebook incoronano Nick Clegg, ma la più parte dei commentatori, anche stranieri, da vincitore, per una manciata di voti, David Cameron, proprio il leader del partito che forse più di tutti ha sofferto l’impatto del “fenomeno Clegg”. E proprio per paura di tale “terzo incomodo”, pare sia possibile un governo di grosse “coalition”, alla tedesca. Il fair play degli ultimi giorni e tra Brown e Clegg fa pensare a un governo lib-lab (liberali-laburisti), come ci fu nel 1974 e per un breve periodo nel 1978. Ma Clegg è ambizioso e non ha escluso di voler fare lui il primo ministro. E allora vi sono altre due possibilità inedite: un governo Brown di minoranza appoggiato dall’esterno dai liberaldemocratici, che però dovrà indire nuove elezioni di qui ad un anno, o un governo di coalizione, ma con un primo ministro diverso da Brown, che potrebbe essere l’attuale ministro dell’interno Alan Johnson, più benvisto dai lib-dem. Comunque vadano le cose quelle inglesi saranno elezioni-lezione per l’Europa e, soprattutto, per il Nostro Paese. L’ascesa dei liberaldemocratici da partito residuale a interlocutore di peso, sta ad indicare un’insoddisfazione dell’elettorato nei confronti del sistema politico bipolare e bipartitico in vigore da secoli. Si sta aprendo, anche nel Regno Unito, uno spazio politico per una formazione di centro possibile alleata della sinistra, così come in Germania un’analoga formazione di centro si è alleata con la destra e in Francia i verdi con i socialisti. Dopo il modello spagnolo, il modello francese, il modello tedesco, potrebbe essere venuta la volta del modello inglese, con “prove e provini” anche da noi.
Carlo Di Stanislao
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