Banca d’Italia: peggiora il rapporto debito Pil

Secondo i dati resi noti oggi dalla Banca d’Italia il debito pubblico italiano a dicembre è tornato sotto quota 2.000 miliardi, attestandosi precisamente a 1.988,363 mld. Per il Codacons, al di là dell’indubbio significato simbolico di essere scesi sotto un record storico, non è che questa notizia abbia particolari significati e sia indice di un […]

Secondo i dati resi noti oggi dalla Banca d’Italia il debito pubblico italiano a dicembre è tornato sotto quota 2.000 miliardi, attestandosi precisamente a 1.988,363 mld. Per il Codacons, al di là dell’indubbio significato simbolico di essere scesi sotto un record storico, non è che questa notizia abbia particolari significati e sia indice di un successo. Quello che conta, infatti, ai fini del risanamento dei conti, è il rapporto debito – Pil e fino a che il Pil, come attestato ieri dall’Istat, scende nel 2012 del 2,2% rispetto all’anno precedente, l’equilibrio dei conti non può che peggiorare. Se a questo si aggiunge che il record di superare i 2.000 mld era stato raggiunto ad ottobre del 2012 nonostante le tasse senza precedenti già pagate dagli italiani, non è che questa discesina ci possa consolare più di tanto. Tanto più che la strada per raggiungere un rapporto debito/pil pari al 60% è decisamente lunga e senza una crescita significativa diventa un traguardo impossibile. Per questo il prossimo Governo farebbe bene a considerare che il debito non si combatte solo a suon di tasse, ma attraverso un aumento del gettito dovuto ad una maggiore ricchezza prodotta. Fino a che, però, il ceto medio è ridotto sul lastrico non c’è politica industriale ed economica che possa servire. La priorità del prossimo Governo deve, quindi, essere un dl salva ceto medio che blocchi l’aumento dell’Iva di luglio e sblocchi la rivalutazione degli stipendi dei dipendenti pubblici e delle pensioni sotto la soglia di 55.000 euro all’anno, compensando il mancato gettito con un contributo straordinario di solidarietà del 5% per chi guadagna oltre 90.000 euro all’anno.

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