Il pre-conclave di ieri, senza Angelus né congregazioni generali, ha assunto una dimensione parrocchiale con 115 messe celebrate in altrettante chiese romane dai 115 cardinali elettori che, poi, si sono di nuovo incontrati, in serata e stamani, per discutere, con l’”omnia fores” previsto per domani.
Ed è possibile, scrivono i vaticanisti, che, pescando tutti i candidati (tranne il curiale Scherer) in bacini elettorali simili, sin dalla seconda votazione i consensi vadano a convergere su quello che emergerà come il candidato più forte.
Si ritiene che ad esserlo è quello dei riformatori non italiani, ma è anche possibile, come nel 1978 con Wojtyla, che trasse vantaggio dallo scontro fra Siri e Benelli, che avanzino gli outsider, come l’arcivescovo di Budapest Peter Erdo o quello di Parigi André Vingt-Trois.
Ma ai fedeli (e non solo), piace il volto, la tempra e il sorriso di Timothy Michael Dolan, e la serena, ascetica figura di un altro americano: e Sean Patrick O’Malley, che viene da Boston, il cardinale in saio, il frate cappuccino, che nella sua omelia di domenica sottolinea che le scritture ci invitano a “fare festa”.
O’Malley è popolare per aver risollevato la Chiesa americana, assieme a un vasto movimento che ha unito clero e fedeli, dopo gli scandali degli abusi sessuali.
Ha venduto il vescovado di per indennizzare chi era stato oggetto di abusi ed è andato ad abitare in una stanza del seminario cittadino. Poi ha lanciato una campagna di spot televisivi chiamata “Catholics come home” per fare ritornare i fedeli in chiesa: messaggi pubblicitari in cui alcuni fedeli raccontavano la riscoperta della fede abbandonata.
Il suo metodo è cercare di ricostruire la fiducia e aiutare le vittime a fidarsi ancora della chiesa e dei pastori, un metodo buono non solo per gli USA ma per tutto il mondo.
I cappuccini ((Ordo fratrum minorum capucinorum), è l’ultima delle tre famiglie elle tre famiglie autonome del primo ordine di San Francesco d’Assisi, la cui regola, approvata da Papa Onorio III il 29 novembre 1223 con la Bolla “Solet Annuere”, è quella osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, ma vivendo sempre con perfetta gioia e letizia.
I frati, inoltre, non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa e come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vivono con fiducia di elemosina.
Un bel cambiamento rispetto a quello che la chiesa ha fatto percepire negli ultimi tempi, un cambiamento fatto di rigore evangelico e letizia francescana, così come espressa nei “Fioretti di San Francesco”, di anonimo trecentesco, in cui, per quattro volte il Santo di Assisi chiama frate Leone e gli dice di scrivere che non è perfetta letizia se anche il frate minore facesse tutti i miracoli, conoscesse le lingue e i segreti delle coscienze, sapesse il corso delle stelle e le virtù delle piante e di tutti gli elementi della natura, e infine se sapesse predicare così bene da convertire tutti gli infedeli.
Siamo molto distanti dalle varie riduzioni a cui è stata sottoposta nei secoli la figura del SAnto visto ora come penitente, ora come amico degli animali, ora come ecumenico portatore di pace. Siamo più vicini al Vangelo, in cui Gesù avverte i discepoli di rallegrarsi perché il loro nome è scritto nei cieli.
Va anche detto che l’Ordine dei Frati Minori Conventuali annovera, sin’ora, due Pontefici: fra Felice Peretti da Montalto, assurto al soglio papale nel 1585 con il nome di Sisto Ve fra Lorenzo Ganganelli, divenuto Papa nel 1769 con il nome di Clemente XIV.
A questi si dovrebbero poi aggiungere fra Girolamo Masci (Papa Niccolò IV, 1227-1292), fra Francesco della Rovere (Sisto IV, 1414-1484) e fra Pietro Filargo da Candia(Alessandro V, 1339-1410), pontefici francescani prima della divisione del 1517, benché il terzo sia stato eletto nel Concilio di Pisa del 1409, quindi non legittimo.
Di Carlo Di Stanislao
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