«Per realizzare la classifica abbiamo chiesto agli editori italiani se sanno da dove viene l’unica materia prima che usano: la carta – spiega Chiara Campione, responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace. – La maggior parte ha risposto di non saperlo, altri riescono a ricostruire a ritroso la propria filiera al massimo fino allo stampatore. Qualcuno ci ha addirittura scritto “e io che ne posso sapere?”».
Si stima che dall’inizio delle proprie attività, negli anni Ottanta, APP abbia abbattuto un milione di ettari di foreste nella sola isola di Sumatra che conserva ancora più di due miliardi di tonnellate di carbonio. La distruzione di queste foreste (l’Indonesia è il terzo emettitore mondiale di CO2) avrebbe un effetto drammatico sul clima. Studi di Greenpeace dimostrano che per ogni tonnellata di cellulosa prodotta da APP in Indonesia nel 2007, sono state emesse circa trentaquattro tonnellate di CO2.
Quanto sono complici di questo massacro gli editori italiani? I risultati della classifica dimostrano che soltanto il 18 % delle case editrici interpellate ha scelto di acquistare solo ed esclusivamente carta sostenibile aderendo al progetto di Greenpeace “Editori amici delle foreste”. Tra questi: Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi. Un esiguo 6% stampa i propri libri solo su carta FSC proveniente da foreste certificate secondo standard affidabili: tra essi Marsilio e Fanucci.
Il 55% degli editori interpellati ha risposto al questionario dimostrando trasparenza, ma ha dichiarato di non poter fornire informazioni chiare sulla propria carta e quindi non ha una politica sostenibile. In questo corposo gruppo si trovano i principali gruppi editoriali italiani, Mondadori, RCS Libri, Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol, che da soli costituiscono più della metà del mercato italiano dei libri. Il restante 20% è quello dei più “cattivi”, nonostante i ripetuti solleciti di Greenpeace, non ha fornito alcuna informazione utile per poter valutare la sostenibilità della propria carta dimostrando poca trasparenza e nessuna volontà di escludere dalla propria filiera carta proveniente dalla deforestazione. Tra questi Feltrinelli che da solo controlla quasi il 4% del mercato librario.
«Il mondo degli editori adesso sa che Greenpeace li ritiene corresponsabili della distruzione delle ultime foreste tropicali: devono smetterla di acquistare prodotti che sappiamo stanno deforestando il sud est asiatico, uno degli ultimi polmoni verdi del pianeta» conclude Campione, invitando gli editori a un dialogo nel corso del Salone Internazionale del Libro dove Greenpeace sarà presente con uno stand.
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