Oltre il 70% dei 12.946 beni confiscati alle mafie al 7 gennaio 2013 hanno delle criticità che ne impediscono il riutilizzo immediato come risorsa per l’economia del Paese. Il dato è stato al centro del dibattito nell’ambito della conferenza di presentazione della Carovana Antimafie 2013 che si è tenuta questa mattina a Roma.
Andrea Campionati, presidente di Avviso Pubblico, ha ribadito l’importanza di “aggredire in maniera seria e convincente beni mafiosi e l’evasione fiscale”, in particolare “in un momento di crisi in cui mafie con la loro disponibilità di denaro liquido possono maggiormente infiltrare la società”. Luciano Silvestro della Cgil ha affermato che “è urgente che si faccia uno scatto nell’azione dell’Agenzia per i Beni Confiscati alle Mafie” in quanto attualmente è sottodimensionata, mentre “i beni confiscati alla mafia possono essere risorse contro la crisi se reimmessi nell’economia reale dopo amministrazione giudiziaria” . Anna Canepa, procuratore della Direzione nazionale Antimafia ha spiegato come oggi l’agenzia sia “solo un’etichetta che deve essere riempita” perché manca una legislazione adeguata.
In particolare, in riferimento a quella categoria di beni confiscati alle mafie che sono le aziende -1708 ad oggi, di cui 1211 in gestione e 497 uscite dalla gestione – Tonio Dell’Olio, responsabile di Libera Internazionale ha espresso l’opinione di chi ha a che fare con questi beni: “Siamo stanchi di sentirci dire dagli operai che lavoravano nelle aziende sequestrate “Si stava meglio con i mafiosi””. Dell’Olio ha evidenziato l’urgenza di affrontare il dramma di aziende che improvvisamente si ritrovano “senza fornitori e senza finanziatori” , anche “iniziando un discorso con le banche” e creando norme che impediscano in particolare “l’espediente dei clan malavitosi di sottoporre a ipoteche i beni per non farli toccare”.
Come esempio di buon uso di beni sequestrati alla mafia, alla conferenza è stato presentata una società molto particolare: La squadra “Nuova Quarto Calcio per la Legalità” che apparteneva al clan camorristico dei Polverino e dopo esser stata sottratta alla camorra è stata affidata alle associazioni antiracket. Da veicolo di consenso sociale per le mafie è oggi diventata un simbolo di riscatto per la società civile. A rappresentarla sono intevenuti l’allenatore Ciro Amorosetti, l’amministratore giudiziario Luca Catalano e il bomber Roberto D’Auria.
Lascia un commento