Terremoto in Belucistan

Vi sono luoghi in cui la povertà e la guerra si mescola ad altre tragedie, inflitte da una natura matrigna, con una indole atroce e difficile da capire. Celebre per i tappeti e la letteratura, Il Belucistan, o Beluchistan, o Balochistan, ha tracce culturali autoctone risalenti al 1.000 a.C ed oggi uno dei luoghi più […]

Vi sono luoghi in cui la povertà e la guerra si mescola ad altre tragedie, inflitte da una natura matrigna, con una indole atroce e difficile da capire. Celebre per i tappeti e la letteratura, Il Belucistan, o Beluchistan, o Balochistan, ha tracce culturali autoctone risalenti al 1.000 a.C ed oggi uno dei luoghi più poverie tribolati del mondo.

E’ stato il terremoto più forte degli ultimi 40 anni, di 7,8 gradi della scala Richter, sviluppatosi nella provincia di Sistan-Belucistan, nei pressi del confine con il Pakistan, alle 15,14 locali, le 12,44 in Italia.

Le autorità iraniane hanno parlato di centinaia di vittime ed il sisma è stato avvertito dal Golfo Persico sino all’India, facendo tremare la terra (ed i cuori) in Gujarat, Punjab e in Kashmir.

L’epicentro è stato localizzato a circa 86 chilometri dalla città di Khash e 81 chilometri da Saravan, entrambe con oltre 50.000 abitanti, e a 167 chilometri da Iranshahr, che invece ne conta quasi 100.000.

L’ipocentro, nella stima preliminare, è stato localizzato a circa 15 chilometri di profondità.

Difficili i soccorsi offerti dalla Croce Rossa iraniana, il cui portavoce ha dichiarato che si sta affrontando una “situazione di emergenza complicata”, in un’area con villaggi sparsi tra colline e vallate.

Sembra che la centrale nucleare iraniana di Bushehr non abbia subito alcun danno, secondo quanto reso noto dall’ente di Stato russo per l’Energia nucleare, la Rosatom.

L’impianto – costruito con la cooperazione sovietica prima  e russa poi, ma entrato in linea solo nel 2011 – si trova a circa 950 chilometri dall’epicentro e non fa parte dei negoziati in corso sui programmi nucleari iraniani, né è soggetta a sanzioni di alcun genere, poiché il suo funzionamento è i sorvegliato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.

Le variazioni politiche che hanno portato alla costituzione dello stato del Pakistān e alla determinazione dei confini con la Persia e con l’Afghānistān, consente di parlare oggi di un Belucistan pachistano a oriente e di un Belucistan persiano a occidente. Le due porzioni non si equivalgono per superficie: pachistano può considerarsi avere un’area di circa 350.000 km2 con una popolazione di poco più di 1.100.000 abitanti, mentre il persiano, che costituisce la parte orientale dell’ostan (governatorato) di Zahedān ha un’area di circa 150.000 km2 con una popolazione di circa 400.000 anime.

Il Belucistan persiano si estende dalle zone di modesta altitudine 1600 m), pianeggianti del Sistān a settentrione, a quelle intermedie tormentate da rilievi anche notevoli con l’edificio vulcanico del Kuh-i-Taftān di oltre m 4000 e con vaste conche e depressioni interne (Bampur, Kash, ecc.), raggiunge a sud della catena del Mekrān l’Oceano Indiano con larga cimosa litoranea e costa madreporica in generale con scarsi approdi

Definito il “selvaggio est dell’Iran”, il Sistan-Belucistan è stato il teatro, nel 2009, dei sanguinosi attentati dei Jundallah (i soldati di Dio) contro i pasdaran iraniani, con l’etinia principale, quella dei Beluci, che è in uno stato di ribellione a “bassa intensità” fin dalla instaurazione delle repubblica islamica nel 1979.

La rivolta ha assunto maggiore intensità dal 2007, provocando sanguinosi scontri armati tra combattenti tribali e forze di sicurezza iraniane. Gli scontri più gravi si sono avuti  il 25 aprile 2008 quando una unità del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie islamiche ha fatto irruzione in un nascondiglio dei ribelli nel remoto villaggio di Javanabad.

L’obiettivo immediato era quello di liberare un ayatollah rapito da uomini armati non identificati, una settimana prima a Fahraj, nella vicina provincia di Kerman.

Il rapito era l’ Ayatollah Sayyed Javad Tahiri, il rappresentante speciale della Guida Suprema nella regione, un’area delle dimensioni della Francia.

A parte la religione, in Belucistan, secondo fonti ribelli, i Beluci sono esclusi dai posti migliori del governo e l’aspettativa di vita nella provincia è di 10 anni inferiore alla media dell’l’Iran.

L’analfabetismo è stimato a oltre l’80 per cento, rispetto al 37 per cento a livello nazionale. Il reddito annuo pro capite nella provincia è meno di un quarto della media nazionale. Allo stesso tempo, portavoce Beluci sostengono che Teheran ha cercato di alterare il carattere etnico della loro terra, spingendo un gran numero di non-Beluci a stabilirsi nelle città principali della provincia.

Nel 1990 molti profughi iracheni sciiti sono stati spediti nella  provincia, insieme con gli sciiti in fuga dalla guerra nel vicino Afghanistan.

Ripetute promesse di investire in nuovi progetti per rilanciare l’economia povera  della provincia non sono stati concretizzati e i progetti idroelettrici sui fiumi sono stati abbandonati, vanificando ogni speranza di sviluppo agricola nella regione.

La zona costiera della provincia, conosciuta come Makran, è stata trasformata in una zona soggetta a restrizioni, perchè le Guardie rivoluzionarie  hanno  costruito una serie di basi sul Golfo di Oman, come parte di un sistema per controllare la navigazione dentro e fuori del strategica Stretto di Hormuz.

Nell’agosto del 2006 fu ucciso il leader indipendentista Nawab Akbar Khan Bugti, con il fiero popolo dei Beluci, di etnia turca e a prevalenza sciita, che non si limitò a pregare al ghaibane namaz-e-janaaza, il ricordo funerario del leader della resistenza officiato in assenza del suo corpo di slogan contro Musharraf, il governatore designato dal governo centrale ed anche con bandiere pachistane bruciate assieme all’effigie di Muhamad Ali Jinnah, il fondatore, nel 1947, del cosiddetto “paese dei puri”.

In quella occasione i beluci dissero che Islamabad si è appropriato delle sue riserve naturali energetiche senza dar nulla in cambio e si deve a questa iniqua scelta del governo centrale la nascita del movimento indipende.

La situazione è diventata più complicata con la presenza, a partire dal 2009, di ben organizzate reti di contrabbando con bande armate che hanno costituito le basi e rifugi sicuri in alcuni dei villaggi più remoti della regione.

La natura selvaggia del terreno, un altopiano arido costellato di vulcani rende difficile un controllo effettivo da parte delle autorità centrali.

Dopo l’amministrazione governativa  il contrabbando è la  seconda fonte di occupazione nella  provincia: i trafficanti  hanno  tutto l’interesse a perpetuare tensione e incertezza, impedendo così al governo centrale di imporre la sua autorità.

A Zhedan, capoluogo della provincia, nel maggio 2009, vi fu un attentato ad una moschea sciita che causò più di 20 morti ed ottanta feriti.

Naturalmente l’autorità centrale parlò di “terroristi” armati dall’occidente ed aiutati dai trafficanti locali, poiché l’attendo fu coincidente, cronologicamente, con l’uccisione di alcuni uomini della scorta di Ahmadinejad ed avvenne una settimana dopo la riunione a Teheran tra i capi di Stato iraniano, pakistano ed afgano, che aveva come obiettivo principale, oltre alla lotta contro il traffico di droga, lo sradicamento della minaccia terrorista.

Tornando al terremoto di oggi, l’agenzia Fars sottolinea che nella zona sono centinaia di migliaia le case costruite con mattoni di fango molto fragili di fronte a fenomeni sismici di tale portata.

Nel 2003, nella stessa zona, un sisma della magnitudo di 6,6 gradi Richter colpi la città di Bam, causando 31.000 morti.

Carlo Di Stanislao

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