Alchimia staminale ed altro

“Il fine giustifica i mezzi” affermava Machiavelli nel Principe, ma per commentarlo si è usato il termine “amorale”. Nella scienza, poi, bisogna essere freddi e razionali. Solo così si possono trovare strade utili al progresso ed al benessere dell’umanità. Secondo duro attacco di “Nature”, la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, sul comportamento del governo italiano […]

“Il fine giustifica i mezzi” affermava Machiavelli nel Principe, ma per commentarlo si è usato il termine “amorale”.
Nella scienza, poi, bisogna essere freddi e razionali. Solo così si possono trovare strade utili al progresso ed al benessere dell’umanità.
Secondo duro attacco di “Nature”, la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, sul comportamento del governo italiano in tema di staminali, con un editoriale, anticipato on-line, dal titolo molto esplicito: “Smoke and mirrors” (fumo e specchi), in cui si commentano le decisioni del Ministero della Salute di autorizzare le cure con staminali per le famiglie che ne hanno fatto richiesta ed i punti di vista emersi in un meeting sulle staminali adulte svoltosi al Vaticano e in cui si scrive: “È sbagliato sfruttare la disperazione di disabili e malati terminali e alimentare false speranze di rapide guarigioni. Ed è sbagliato cercare di usare questi pazienti come animali da laboratorio, bypassando le agenzie regolatorie, come il Parlamento italiano sembra voler fare”.
Ancora una volta, anche in campo scientifico, la comunità internazionale ci bacchetta, ricordando che, il 10 aprile, i parlamentari del Senato hanno modificato un decreto già controverso, con una clausola che svincolerebbe le terapie a base di staminali da ogni supervisione regolatoria, riclassificandole come un trapianto di tessuti, invece che come somministrazione di trattamenti paragonabili a medicinali.
“Se la seconda Camera del Parlamento approva questo emendamento- dice Nature- l’Italia entrerà in disaccordo con le regole dell’Unione europea e della Food and Drug Administration americana, che definiscono le cellule staminali modificate al di fuori dal corpo come farmaci”.
E l’attacco non risparmia il Vaticano, all’indirizzo del quale si dice: “Coloro che hanno acceso il fuoco del dibattito sostengono che stanno promuovendo il trasferimento della ricerca sulle staminali nella pratica clinica, così che malattie oggi incurabili possano essere trattate. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità”, tuona Nature definendo il convegno “una performance senza vergogna”. “Bambini malati – si legge – sono stati fatti sfilare per la televisione, condividendo il palco con aziende e scienziati che cercavano in tutti i modi di caldeggiare un passaggio accelerato alla pratica clinica delle loro terapie”.
Com’è ormai noto, i bambini che avevano già iniziato la somministrazione di staminali agli Spedali Civili di Brescia sono stati autorizzati ad andare avanti con un decreto del Ministro della Salute Renato Balduzzi del 21 marzo.
“Le cliniche che offrono terapie non controllate – scrive la corrispondente dall’Europa di Nature Alison Abbott – spesso finiscono per giocare al gatto e al topo con le autorità di controllo per la salute. In Italia invece un trattamento simile ha appena ricevuto una conferma ufficiale. Balduzzi ha decretato che una controversa terapia con le cellule staminali possa essere proseguita su 32 pazienti terminali, in maggioranza bambini, anche se le cellule usate non sono state prodotte secondo gli standard legali di sicurezza”.
Di “cliniche della speranza” e di “venditori di olio di serpente” la storia delle cellule staminali è piena. Alcuni pazienti con malattie intrattabili da un decennio a questa parte organizzano viaggi in paesi con legislazioni meno rigorose, dove i trattamenti non sperimentati sono resi disponibili a prezzi che spesso raggiungono le decine di migliaia di euro. La peculiarità dell’Italia è che oggi il “metodo Stamina” – una delle tante terapie con staminali non fondate su test e risultati oggettivi – è entrato negli ospedali pubblici. Elena Cattaneo, direttrice del laboratorio sulle staminali dell’università di Milano, nell’articolo definisce il trattamento “pura alchimia”.

Sull’argomento “Nature” interroga il giudice Amedeo Santosuosso, che insegna all’università di Pavia ed è specializzato nel rapporto fra legge e scienza. “La terapia Stamina è sempre stata presentata come “cura compassionevole”. Ma non esiste la minima prova che il metodo possa portare a benefici. Quindi a mio parere questo tipo di giustificazione non ha legittimità”.
Davide Vannoni, psicologo all’università di Udine e presidente della Fondazione Stamina, ha spiegato in un articolo che la risonanza mediatica ha spinto 9mila pazienti a rivolgersi alla sua cura e questo lo rende felice. Alla ridda di dichiarazioni si è aggiunta un mese fa la trasmissione “Le Iene” che ha mostrato in tv alcuni dei bambini sottoposti a trattamento, con i commenti speranzosi dei genitori. Da allora le richieste di allargare le maglie delle nuove terapie per rendere legale il “metodo Vannoni” si sono moltiplicate.
Ma resta il fatto che nessun medico esterno alla Fondazione abbia mai potuto visitare i bambini trattati.
Ora, accade spesso e ciclicamente che qualche cretino affermi che la scienza non serve a nulla e tanto meno la medicina basata sulla verifica secondo regole condivise.
Pertanto, si sostiene da parte di costoro, che i soldi dati alla ricerca sono soldi buttati.
il guru degli alternativi e onestoni italioti, Beppe Grillo, ha affermato che la prevenzione è solo un modo per far arricchire la lobby dei medici. Che creano terrorismo psicologico portando la gente a fare decine di controlli inutili.
Peccato che quei controlli inutili abbiano portato le percentuali di guarigione di certi tumori dal 70 al 90%, peccato perché ci sarebbe piaciuto che ogni tanto, almeno una volta, avesse ragione.
La scienza fa passi da gigante, ogni giorno, ma la gente ha l’impressione che non cambi niente, manovrata da sciacalli analfabeti e cialtroni.
Con la diffusione di Internet è normale che in molti si rivolgano alla rete per avere informazioni riguardo a trattamenti terapeutici per diverse tipi di disturbi e malattie. Peccato però che internet non è una fonte di informazioni affidabili in materia. Non tutti sanno che internet è pieno di bufale, cattivi consigli, ciarlatani, gente che lancia esche nella speranza che qualcuno abbocchi, gente cattiva che vuole indurre gli altri a danneggiarsi, persone disposte a presentare elaborati falsi per truffare la gente: tutto ciò esiste anche in campo medico.
Di recente, al Congresso della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica, è stato calcolato che il 90%, cioè la quasi totalità, di ciò che si legge sulle allergie è falso, soprattutto nel campo di supposte modalità diagnostiche e terapeutiche alternative.
Ma, purtroppo,è un’abitudine sempre più diffusa quella di fidarsi ad occhi chiusi di qualsiasi informazione senza controllarne la fonte o l’affidabilità. Lo fanno i responsabili dell’informazione, gli insegnanti, spesso anche i medici. Cercare su Google la risposta ad una domanda è comodo ma molto pericoloso. Lo hanno studiato anche in un’università di Chicago: i giovani cercano informazioni su un motore di ricerca e si fidano di quello che trovano senza approfondire la notizia.
Se la disinformazione fa vittime tra chi dovrebbe essere ben protetto, figuriamoci nei confronti di chi non ha le “armi” necessarie per fronteggiare un tale attacco di “spazzatura scientifica” di “bad science”.

Sono pericolose anche le cure alternative se non affidate a persone oneste e competenti, perché una medicina alternativa non efficace può essere anche dannosa per due motivi ben precisi. Primo: distoglie da cure sperimentate che, se non portano sicuramente a guarigione, possono almeno prolungare la sopravvivenza del paziente permettendogli di vivere accanto ai propri cari per qualche anno. Secondo: molte cure alternative hanno un rischio (quasi sempre non elevato) di tossicità che può accelerare il decorso della malattia o talvolta provocare complicazioni anche letali.
Ancora un esempio.  ”Il veleno dello scorpione cubano migliora la qualità della vita e rallenta la crescita del tumore“. Questa la descrizione del Vitadox o Escozul secondo i produttori.
Ma per la Fondazione Veronesi solo uno fra le migliaia di farmaci anti-cancro venduti sul web ha parziali curativi. Il boom delle vendite di farmaci online rappresenta spesso false speranze per i malati, che tentano cure alternative, e inefficaci, al posto di chemio e radioterapia. Tra i più inclini agli acquisti sul web vi sono gli italiani, che per la Fondazione Veronesi sarebbero convinti di comprare una cura efficace e si ritrovano truffati.
Carmelo Iacono, presidente della Fondazione Aiom, Associazione italiana oncologia medica, ha detto: “Ciclicamente vengono proposte terapie alternative che promettono d’essere “molto efficaci” per la cura del cancro (propagandate spesso con il luogo comune che la scienza ufficiale non le utilizza per motivi di salvaguardia economica delle aziende farmaceutiche che operano nel settore). Il problema è che questi rimedi non hanno mai documentato e dimostrato la loro efficacia secondo le metodiche scientifiche internazionali, che molto spesso vengono prodotti con tecniche farmaceutiche che non garantiscono il processo di produzione, possono interferire con i meccanismi d’azione dei farmaci antitumorali limitandone la loro efficacia, possono stimolare lo sviluppo dello stesso tumore con fattori di crescita ormonali inseriti nel prodotto”.
Tornando al caso Stamina, la cosa è più grave poiché la deregulation è legiferata. Molto probabilmente Oliver Brüstle, quando nel 1997 depositò il suo brevetto, non avrebbe mai immaginato di creare una tale controversia: semplicemente si era limitato a ricercare una possibile cura contro il morbo di Parkinson. Il brevetto riguardava un trattamento fondato sull’uso di cellule progenitrici neurali isolate e depurate, ricavate da cellule staminali embrionali umane allo stadio iniziale di blastociti, ovvero a cinque giorni dalla fecondazione. I  problemi per questo scienziato iniziarono quando Greenpeace fece ricorso al tribunale tedesco per l’annullamento del brevetto e, dopo una prima sentenza a suo sfavore, lo scienziato decise  di fare ricorso in Cassazione tedesca, che, trovandosi in difficoltà, decise di rivolgersi alla Corte europea. Che, comunque, non chiarì molto.
Questo perché le scoperte scientifiche non si valutano a colpi né di sentenza, né di leggi populiste o emotive, ma solo verificandone con rigore l’attendibilità ed il rischio.

Carlo Di Stanislao

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