Piegata la resistenza delle camicie rosse. I manifestanti contro il governo hanno cessato la loro lotta e si sono consegnati alle autorità alle 13.45 locali, le 8.45 italiane. Nell’ultima, drammatica incursione dell’esercito, morte 5 persone, fra cui il reporter italiano Fabio Polenghi, 45 anni, single, che viveva a Milano, con i genitori. Era a Bangkok per il suo lavoro: scattare foto che documentino l’attualità. E’ stato ucciso durante l’assalto finale dell’esercito all’accampamento delle “camicie rosse”. I militari, autorizzati a sparare a vista contro chiunque opponesse resistenza, hanno sfondato con i blindati le barricate, aprendo il fuoco in tutte le direzioni. Imbracciando fucili d’assalto m-16 un centinaio di poliziotti si è fatto strada gridando ai manifestanti rifugiati nelle tende: “Uscite e arrendetevi altrimenti vi ammazziamo”. Dopo qualche ora uno dei principali capi della protesta, Jatuporn Prompan, ha parlato ai suoi dal palco dell’accampamento: “Mi scuso con voi, ma non voglio altre vittime. Anch’io sono distrutto. Ci arrenderemo”. Troppo tardi per Polenghi (ed altre quattro persone) che era lì per conto dell’agenzia Grazia Neri, dove lo ricordano come uno di quelli che “trovavi in ogni luogo ci fosse qualcosa da documentare”. Grazia Neri è profondamente scossa: “No, non ho parole. Anche Fabio. E’ terribile, un altro che se ne va. Ognuna di queste notizie mi prende il cuore. Ho in mente il suo viso. Proprio ieri ero a World Press Photo e commentavo con i colleghi come i fotografi siano sempre più vicino al pericolo, sempre più dentro…”. Cordoglio per la morte di Polenghi è stato espresso dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si tiene in contatto con l’Unità di Crisi della Farnesina “affinché siano rigorosamente accertate le circostanze e le responsabilità di quanto è accaduto”. Continua, comunque, l’insurrezione di una parte irriducibile di “camice rosse”. Meno di un’ora fa quelli che non hanno accettato la resa decisa dai loro leader, hanno attaccato diverse sedi di televisioni e giornali a Bangkok. Centinaia di dimostranti hanno circondato l’edificio che ospita la televisione Channel 3, lanciando sassi contro le finestre. Mentre la sede del Bangkok Post e di Post Today e’ stata evacuata dopo che i dimostranti hanno dato appiccato incendi a diversi edifici circostanti e si sono posizionati a poche centianai di metri dall’edificio, secondo quanto riporta lo stesso sito del quotidiano thailandese in lingua inglese. Inoltre, dal nord-est della città, è arrivata la notizia che duemila manifestanti hanno dato fuoco alla sede del governo provinciale di Udon Thoni. Il governo ha mantenuto il coprifuoco dalle 20 (le 15 in Italia) alle 6 del mattino, in tutta Bangkok e i circa 1.000 uomini della polizia in servizio nelle strade sono stati autorizzati a sparare a chiunque venga sorpreso a saccheggiare, incendiare o incitare alla violenza.
Carlo Di Stanislao
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