Meno entrate per il 2013, meno debiti con gli istituti bancari rispetto alle cooperative, ma come queste ultime nessun investimento all’orizzonte per due associazioni su tre. È quanto rivela il focus sul mondo dell’associazionismo italiano realizzato da Ubi Banca con il supporto scientifico di Aiccon nella seconda edizione dell’Osservatorio su finanza e terzo settore. Lo studio, condotto su un campione di 250 associazioni, è rivolto particolarmente alle organizzazioni di volontariato (il 87 per cento) e a quelle di promozione sociale (il restante 13 per cento). Realtà maggiormente presenti nel Nord Italia (46 per cento, il 32,8 per cento invece al Sud e il 21,2 per cento al Centro).
Per il 2013, la maggior parte delle associazioni (55,6 per cento) prevede un trend negativo per le entrate derivanti da contributi, convenzioni, rapporti con la pubblica amministrazione e donazioni. Solo l’8 per cento delle associazioni prevede, al contrario, un incremento. Trend negativi e crisi che influiscono sulla capacità di investimento dell’associazionismo: secondo lo studio quasi due associazioni su tre, infatti, non prevedono investimenti per il 2013. Quelle che invece prevedono investimenti, però, vedono nell’autofinanziamento la modalità prevalente per coprire il fabbisogno finanziario (sono il 72,5 per cento), mentre solo un 5 per cento prevede di ricorrere alle banche. Meno forte rispetto alle cooperative il rapporto con le banche: la maggior parte delle associazioni intervistate, infatti, ha rapporti con un’unica banca (59,6 per cento), mentre i servizi bancari maggiormente utilizzati riguardano la sfera dell’operatività corrente con percentuali di utilizzo superiori da parte delle associazioni di promozione sociale rispetto alle organizzazioni di volontariato. (ga)
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