5 maggio 2013, data da ricordare nella storia della nostra città. Gli storici dell’ arte sono arrivati all’Aquila da tutta Italia per vedere di persona, con i propri occhi, il centro storico della città distrutta, quattro anni dopo il sisma. L’incontro ha luogo per la prima volta, ispirato da un’idea di Tomaso Montanari e promosso dalle associazioni di categoria, per dimostrare con la presenza l’ impegno di tanti cittadini italiani, studiosi dell’arte e dell’ambiente, per la ricostruzione civile del centro storico del’Aquila. Insieme al sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, hanno partecipato il Ministro della cultura Massimo Bray, il Professore Salvatore Settis, Vittorio Sgarbi, ricercatori, docenti di università e licei.
Luogo ed ora dell’appuntamento: ore 11, Fontana Luminosa. Sotto una pioggia battente, incomincia la passeggiata, da Via Garibaldi attraverso i vicoletti, fino a Piazza Duomo, e dintorni. Luogo dell’assemblea, chiesa di S. Giuseppe Artigiano in via Sassa, recentemente restaurata ed agibile, ore 14.
Mi sembra giusto riportare il testo integrale dell’articolo 9 della Costituzione, originale motivo ispiratore e filo ideale che ha collegato tutti gli interventi dei relatori: La Repubblica promuove losviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio ed il patrimonio artistico della nazione.
Dunque, oggi la storia dell’arte, da praticare ed insegnare nelle scuole e nelle università, non riguarda solo la fruizione estetica dei capolavori della pittura, scultura ed architettura di tempi lontani collocati nei musei, non riguarda solo la promozione di mostre che muovono masse di turisti, ma vuole essere presente e partecipare alla ricostruzione di una città distrutta, delle sue pietre e, soprattutto, della comunità dei cittadini che in esse vivevano ed operavano. Efficaci ed appassionati gli interventi, applauditissimi dai tanti presenti, che ci hanno donato un po’ di speranza e di orgoglio.
Qualche commento sullo slogan di Italia Nostra: “Ricostruiamo come era e dove era.” Sentii questo slogan subito dopo il sisma ed allora pensai, e penso ancora, una piccola aggiunta a quello slogan: nei limiti del possibile. Il centro storico è costruito in pietra, risultato di tecniche delle costruzioni oggi perdute, per cui mi sembra impossibile ricostruire oggi come allora usando il cemento armato, i materiali di oggi comportano stili e linee diversi. Si potrà recuperare ciò che sta ancora in piedi, ma la parte in pietra che è crollata, anche parzialmente richiederebbe interventi difficilissimi, eccezionali risorse umane e materiali. Inoltre sembra assurda, “un impazzimento”, come ha detto il sindaco Massimo Cialente, la proposta di buttare giù ciò che resta, esempio trasformare lo spazio della scuola E. De Amicis, la scuola elementare dell’Aquila centro, frequentata dai nostri nonni e padri prima di noi, per fare posto ad una piazza.
Efficacissimo a proposito dello spopolamento del centro storico l’intervento del Professor Salvatore Settis. Per spiegare la fondazione della città durante il medioevo ed il suo attuale spopolamento ha usato due parole del greco classico. Per la fondazione della città ha usato la parola sinecismo: un movimento contemporaneo di tanta gente verso un’unica meta, scelta come luogo di incontro e di scambi. E L’Aquila è l’unica città medievale italiana che ha avuto questa origine. L’opposto, exoitismo, cioè la diaspora, la dispersione, lo svuotamento del centro storico dai suoi abitanti, una offesa per la città, una sconfitta, dovuta ad ignoranza e disprezzo dei suoi cittadini e delle sue tradizioni da parte del governo in carica al momento del terremoto.
Mi sono commossa quando alla fine dell’assemblea tanti giovani hanno mostrato cartelli con la scritta, “Non c’è più tempo per aspettare domani”. E’ la stessa commozione che mi afferrò alla gola quando, due giorni dopo il sisma, a Giulianova, qualcuno mi offrì qualcosa con cui vestirmi. Allora mi commuoveva un atto di generosità, oggi mi commuove la presenza di tanti giovani che trovano nella rinascita della vita autentica, di sempre, del centro storico della nostra città un senso alla loro cultura ed al loro operare.
Questi studiosi, ricercatori, operatori dei musei e delle istituzioni preposte alla cura del patrimonio artistico italiano, hanno fatto uno straordinario dono alla città. La loro presenza, la loro cultura, il loro amore operoso per il paesaggio e l’ambiente naturale ed urbano ci hanno fatto sentire che non siamo soli nella immensa opera di ricostruzione, ci hanno fatto sentire che l’Aquila è oggi un problema nazionale, non più una piccola città di provincia sperduta fra i monti e lontana dalla realtà delle grandi città.
Per chi ne volesse sapere di più, rimando al manifesto degli storici dell’arte, intitolato 5 Maggio 2013, L’Aquila.WWW.L’AQUILA5MAGGIO.WORDPRESS.COM
Emanuela Medoro
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