Ha vinto tutto: scudetto, coppa Italia e Champion League, mostrando un carattere e delle capacità fuori dal comune. Al Barnabeu si è commosso, ma il giorno dopo, dai microfoni di Sky, capitan Zanetti ha detto parole che fanno pensare ad una sua uscita dall’Italia: “Il mister ha avuto tanti nemici, ci lascia un grande uomo e allenatore. Non ci aveva detto nulla prima. La sua è una scelta personale”. Figlio del calciatore Félix Mourinho (portiere del Vitória Setúbal e Belenenses), soprannominato The Special One, come lui stesso si definì durante la sua prima conferenza stampa al Chelsea, José Mpurigno è un uomo particolare e difficile ed un allenatore molto controverso. Da giovane ha tentato di intraprendere la carriera di calciatore, militando nelle giovanili dell’União Leiria e in quelle del Belenenses, per poi, nel 1981, seguire il padre, allenatore al Rio Ave di Lisbona ed iscriversi aal’ISEF nella stessa città. La sua avventura da allenatore incomincia nel 1987, allenando gli Allievi del Vitoria Setubal, ma i grandi successi iniziano con il Chelsea, nel 2004. Nella stagione 2005-2006 Mourinho conquista la Community Shield battendo l’Arsenal per 2-1 ad inizio stagione e rivince nuovamente la Premier League per il secondo anno consecutivo. Nella stagione 2006-2007 il suo Chelsea resta in lizza per quasi tutti gli obiettivi fino alle fasi finali della stagione. Il portoghese riuscirà, però, a conquistare soltanto la FA Cup contro i Red Devils del Manchester United e la Coppa di Lega contro l’Arsenal. Sarà battuto in campionato dal Manchester United ed eliminato nelle semifinali di Champions League dal Liverpool, dopo i calci di rigore. Dopo un inizio di campionato altalenante ed un pareggio con la squadra norvegese del Rosenborg nella prima partita della Champions League 2007-2008, il 20 settembre 2007 Mourinho risolve, di comune accordo con la società il proprio contratto e, nel 2008 viene assunto come allenatore dell’Inter, a cui fa vincere uno scudetto e, nella stagione attuale, porta a compiere una storica e leggendaria impresa: quella di vincere nello stesso anno lo scudetto, la Coppa Italia e la Champions League. Da sempre si sa che è litigioso, anche troppo e decisamente troppo diretto. u accusato di razzismo da Samuel Eto’o, il camerunense del Barcellona; fece battute sgraziate sugli allenatori rivali Avram Grant e Frank Rijkaard; ai media inglesi che gli ricordarono subito che doveva “ancora dar prova di sé nel calcio inglese”, rispose a brutto muso: “Sir Alex Ferguson è l’unico campione europeo in questo Paese, non c’è nessun altro. Quindi io cosa dovrei provare?”. La sua durezza si è temprata negli anni, perché non ha avuto una carriera-lampo. Nel 1992 era l’interprete di Bobby Robson allo Sporting Lisbona, che se lo prese come assistente al Porto e al Barcellona, dove il successore di Robson divenne l’olandese Louis van Gaal, da cui Mourinho riconosce di aver appreso molto sulla preparazione fisica e l’organizzazione difensiva, tanto bene da averlo battuto, poche sere fa, per 2 a 0. Non beve, non fuma, non fa il nottambulo, è bello e vanesio, ama il lusso, ma non la vita mondana. Ha evitato le tentazioni del centro chic di Milano e scelto il lago di Como, prendendo in affitto villa Ratti, sulla collina di Bignanico, zona più borghese che neoricca, appartenuta ad Antonio Ratti, l’industriale della seta che fu socio di Mediobanca e amico di Enrico Cuccia, poi rimasta vuota (le figlie Annie e Donatella vivono altrove): una splendida dimora ottocentesca con vista sul lago, grande parco, serre, tennis, piscina ed eliporto. Sa che ora è un idolo ma sa anche, dal suo connazionale Pessoa, che “”La celebrità è irreparabile. Da essa, come dal tempo, nessuno torna indietro o si accomiata”.
E per questo se ne andrà alla conquista di nuova gloria, probabilmente con il Real.
Carlo Di Stanislao
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