Crisi: situazione in Italia preoccupante, sempre più poveri

La situazione in Italia è preoccupante: il Paese è “ferito in profondità con consumi calanti e famiglie impossibilitate a far fronte ai costi di cure ed esami diagnostici, a pagare le bollette, a riscaldare l’abitazione, con povertà e rischio di esclusione che riguardano un quarto della popolazione; percentuali che si raddoppiano per la scandalosa povertà […]

La situazione in Italia è preoccupante: il Paese è “ferito in profondità con consumi calanti e famiglie impossibilitate a far fronte ai costi di cure ed esami diagnostici, a pagare le bollette, a riscaldare l’abitazione, con povertà e rischio di esclusione che riguardano un quarto della popolazione; percentuali che si raddoppiano per la scandalosa povertà minorile, ai livelli più alti d’Europa”. A lanciare l’allarme è l’undicesimo Rapporto sui diritti globali, presentato oggi a Roma presso la sede nazionale della Cgil. Secondo il rapporto,

Crolla il potere d’acquisto degli italiani. Nonostante un aumento medio delle retribuzioni pari all’1,5 per cento, l’inflazione cresce più velocemente facendo segnare un +3 per cento, secondo dati Istat. Cresce il reddito disponibile del 2,1 per cento, ma il potere d’acquisto è sceso del 5 per cento. “Le famiglie operaie passano (tra il 2006 e il 2010) da 14.485 a 13.249 euro, con la perdita dell’8,5 per cento, mentre gli impiegati salgono solo dello 0,5 per cento. E, intanto, ci si indebita: nei soli primi nove mesi del 2012 le famiglie indebitate sono passate dal 2,3 al 6,5 per cento, il 60,6 per cento afferma di essere costretta a metter mano ai risparmi per arrivare a fine mese, il 62,8 per cento ha grandi difficoltà ad arrivarci e quasi l’80 per cento non mette da parte neanche un euro. Il 30 per cento ha chiesto un prestito bancario, 9,5 per cento in più rispetto all’anno precedente. Cresce il fenomeno dei working poors. “Nel 2012, il 15,4 per cento delle famiglie con a capo un operaio o assimilato è in condizione di povertà relativa (+0,3 per cento), e il 7,5 per cento di povertà assoluta”. Tra i pensionati non va meglio: “Su un totale di 16,7 milioni di pensionati, quasi otto milioni percepiscono meno di mille euro mensili, oltre due milioni meno di 500 euro”. Maggiormente in difficoltà le donne, su cui la crisi pesa in modo specifico: “Hanno meno lavoro o più precari – spiega il rapporto -, lavorano in settori maggiormente colpiti da crisi o spending review e non ce la fanno a conciliare lavoro e lavori di cura”.

Famiglie con minori più povere, soprattutto al Sud. Se è vero che “il peso della crisi non è democratico”, visto che il quinto più povero degli italiani ha l’8 per cento del reddito totale, mentre il quinto più ricco ne detiene il 37,4 per cento, fa anche distinzioni tra Nord e Sud. “Tutti i dati relativi alle povertà nel Sud sono in crescita e si allarga la forbice nel confronto con le altre aree del Paese – spiega il rapporto -: il reddito disponibile per abitante al Sud è il 25,5 per cento in meno della media nazionale: 13.400 contro 17.979 euro. A fronte dell’11,1 di povertà relativa e 5,2 per cento assoluta in Italia, il Sud registra dati medi rispettivi del 23,3 per cento (+0,3 per cento sul 2011) e 8 per cento (+1,3 per cento)”. Tra i dati, però, uno dei più preoccupanti è quello relativo alle famiglie con un figlio minore: “Sono povere relative nel 13,5 per cento, con una crescita di due punti percentuali, e quelle povere assolute, che passano dal 3,9 al 5,7 per cento”.

Homeless e sfrattati, tutti in strada. Secondo il rapporto, anche la casa rappresenta una emergenza nazionale. “Gli homeless in Italia sono stimati in circa 50mila, vivono soprattutto al Nord-Ovest (il 38,8 per cento), ma le nazionalità straniere hanno sorpassato quella italiana (sono il 59 per cento), e romeni, marocchini e tunisini sono i gruppi più rappresentati”. Senza tetto anche gli sfrattati. Secondo il rapporto sono 290mila gli sfratti emessi negli ultimi cinque anni, ben 240mila per morosità, con la previsione di un incremento di 150mila nel prossimo triennio. “Per il 21 per cento sono giovani precari under 35, che nell’ultimo biennio non hanno lavorato, per il 26 per cento sono famiglie numerose migranti a reddito basso e per il 38 per cento anziani, per lo più che vivono da soli. Quelli che hanno perso il lavoro sono nel complesso il 32 per cento, +3 per cento, mentre il 60 per cento delle famiglie sotto sfratto ha figli minori”.

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